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Spending review, la guerra tra medici e farmacisti sui generici

Ma chi ci guadagna sul serio è il cittadino informato – Per lo Stato nessun risparmio diretto: il Sistema sanitario nazionale rimborsa sempre una quota fissa – Il medico dovrà indicare sulla ricetta il principio attivo e non più il nome del medicinale, a meno che il farmaco sia “non sostituibile”: ma il paziente farebbe bene sempre a domandare perché.

Costa meno ed è la stessa cosa. Ma gli italiani non si fidano e continuano a cercare “l’originale”. Sono i farmaci generici o equivalenti a creare questo scetticismo, principalmente a causa di un’informazione insufficiente sul tema. Infatti i farmaci “equivalenti”, come dice la parola stessa, presentano lo stesso principio attivo del farmaco innovatore. Ma se in Europa coprono circa il 50% del mercato, in Italia stentano a raggiungere una quota del 15%. Il decreto Spending review vuole spingere verso un maggior consumo di generici, non solo per allinearci ai Paesi più avanzati, ma soprattutto per cercare di fare risparmiare ai cittadini qualche euro da utilizzare per fare risalire i consumi.

Dal lato del MEDICO… – Il testo obbliga d’ora in avanti il medico a indicare nella ricetta solo principio attivo del farmaco, e non più il nome. Già dal 2001 i farmacisti, nel momento in cui gli si presenta una ricetta con il nome di un farmaco originale, devono indicare al cliente il generico equivalente che si trasforma in un risparmio di almeno un 20% – per legge infatti il generico deve avere un prezzo inferiore di almeno un 20% rispetto all’originale. Ma non tutti i farmacisti si impegnano a fare educazione sanitaria: se finora qualcuno poteva permettersi di fare il pigro ora è più facile che presentino le varie alternative. Tuttavia, a differenza di prima, i farmacisti adesso possono presentare al consumatore anche il farmaco originale (più costoso) e se il paziente accetta di pagare la differenza nessuno può impedirglielo.

…da quello del FARMACISTA – Ma il medico davvero indicherà solo il principio attivo sulla ricetta? Secondo il decreto infatti ha la possibilità di scrivere il nome di uno specifico farmaco aggiungendo il divieto di sostituzione con altri. Osservazione più che legittima: per esempio se un paziente è diabetico potrebbero esserci dei generici che contengono zuccheri e che non potrebbe assumere. Ma non dovrebbe bastare scrivere “non sostituibile”, bisognerebbe specificare la cuasa “non sostituibile perché paziente diabetico”. Spetta quindi al cittadino informato chiedere sempre al medico il motivo della non sostituibilità del farmaco e che questo venga messo per iscritto.

RISPARMIO per lo STATO – Nonostante qualcuno abbia parlato di risparmio per l’Italia di oltre 500 milioni di euro, lo Stato non ci guadagna nulla in modo diretto. Il sistema sanitario nazionale rimborsa sempre lo stesso prezzo, pari al prezzo del generico che costa di meno. Il vero risparmio di questo provvedimento è per il cittadino che, acquistando i generici meno costosi degli originali, avrà maggiore disponibilità per destinare parte della sua spesa farmaceutica in altri settori. Per lo Stato che il cittadio compri il farmaco equivalente o l’originale non cambia nulla.

GENERICATI – In pochi li conoscono eppure sono sempre di più. Sono prodotti equivalenti ai generici ma che hanno un nome di fantasia. Andiamo con ordine. Esiste l’originale che tutti conoscono e di cui generalmente si è vista la pubblicità in televisione. Poi esistono i generici, che contengono lo stesso principio attivo dell’originale e hanno un nome composto con questo (per esempio nimesulide qualcosa – di generici di questo principio ne esistono più di 60 diversi). E poi esistono i genericati che sono identici perché contengono lo stesso principio attivo ma hanno un nome di fantasia che non lo ricorda necessariamente. E così la lista si allunga ulteriormente. Dunque se il medico sulla ricetta indica un farmaco specifico, c’è da domandarsi perché, tra più di 70 farmaci equivalenti è stato scelto proprio quello. Purtroppo l’onere dell’informazione spetta sempre al cittadino. Che non deve mai abbassare la guardia.

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