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Snam, nel nuovo piano strategico 11,5 miliardi di euro di investimenti (+15%). Per l’hub di Ravenna in vista la partnership con Heidelberg

L’Ad di Snam Stefano Venier illustra alla comunità finanziaria tutti i numeri del Piano 2023-27 – Net zero al 2050 su tutte le emissioni e crescita per tutti gli stakeholder. Venier: “Gas russo sceso in Europa dal 45 al 14%”

Snam, nel nuovo piano strategico 11,5 miliardi di euro di investimenti (+15%). Per l’hub di Ravenna in vista la partnership con Heidelberg

In un gioco internazionale più duro, Snam decide di puntare ulteriormente sugli investimenti nel suo nuovo piano strategico al 2027 e li porta a 11,5 miliardi di euro (al netto dei finanziamenti pubblici pari a circa 900 milioni), sopra le attese degli analisti. Ciò rappresenta una crescita del 15% rispetto al precedente piano 2022-2026 e nel periodo successivo saliranno ulteriodemente fino a 26 miliardi.

Per quanto riguarda la politica di dividendi Snam prevede una crescita minima annua del 3% al 2027, a partire dal dividendo di competenza 2024, in crescita rispetto alla precedente politica che prevedeva un minimo del 2,5%.La proiezione sull’utile a fine 2027 è di circa 1,33 miliardi di euro.

Il titolo in borsa è pesante, e in tarda mattinata quota 4,50 euro, in calo del 2,74%

Investimenti centrati sulla transizione energetica

Gli investimenti sono destinati al rafforzamento delle infrastrutture di trasporto, stoccaggio e Gnl e ai business della transizione (biometano, Ccs, idrogeno ed efficienza energetica), spiega una nota. Inoltre il 58% degli investimenti netti è allineato ai Sustainable Development Goals e 37% alla Tassonomia Europea.

Snam guarda anche oltre il perimetro del nuovo piano strategico e per quello successivo, il 2028-2032, e dice che sono previste opportunità di investimento fino a 14,5 miliardi, che si aggiungono al totale investimenti nell’arco di piano previsti a 11,5 miliardi, arrivando ad un totale di circa 26 miliardi.

Nell’orizzonte del nuovo piano strategico società di infrastrutture energetiche quotata su Euronext Milan, prevede una crescita dei principali indicatori di performance nel rispetto della solidità e flessibilità finanziarie. “In un contesto energetico globale che continua ad essere sfidante e volatile – afferma l’amministratore delegato Stefano Venier – investiremo 11,5 miliardi di euro nello sviluppo di un’infrastruttura in grado di gestire in modo sempre più flessibile una pluralità di molecole verso la neutralità carbonica del paese”.

Nel piano prevista Rab tariffaria a +6% da +5%, utile netto +4%, Ebitda +7,4%

Nel dettaglio, la società prevede una crescita media annua della Rab tariffaria del 6%, rispetto alla previsione del piano precedente (2022-2026) di +5%, grazie a investimenti più elevati e al contributo del deflatore. L’ebitda adjusted è atteso in crescita media annua del 7,4% e l’utile netto Adjusted in crescita del 4%, come effetto del solido contributo dell’EBITDA parzialmente bilanciato dall’incremento delle D&A e degli oneri finanziari.

Nel 2024 dividendo di 0,2820 euro per azione. Migliora la guidance sull’utile netto 2023

Per il 2023 Snam ha migliorato la guidance sull’utile netto, pari a circa 1,14 miliardi di euro, rispetto alla precedente pari almeno a 1,1 miliardi di euro. Inoltre la società prevede che a valere sull’esercizio 2023 possa essere distribuito, nel 2024, un dividendo complessivo pari a 0,2820 euro per azione, di cui il 40% a titolo di acconto gia’ distribuito il 24 gennaio 2024 (con stacco della cedola il 22 gennaio 2024). Il restante 60% (da sottoporre all’assemblea degli azionisti che approverà il bilancio di esercizio 2023) sarà saldato il 26 giugno 2024 (record date 25 giugno 2024 con stacco della cedola il 24 giugno 2024).

Sempre relativamente al 2023 Snam, prevede di chiudere con investimenti per 2,1 miliardi di euro, di cui 1,9 miliardi in infrastruttura gas (inclusi 0,5 miliardi di euro per l’acquisizione di BW Singapore e altri investimenti in infrastrutture GNL) e 0,2 miliardi per la transizione energetica. La RAB tariffaria 2023 è vista a 22,4 miliardi di euro, l’EBITDA Adjusted a circa 2,4 miliardi di euro, l’utile netto Adjusted a circa 1,14 miliardi di euro (rispetto alla precedente stima pari almeno a 1,1 miliardi di euro) e il debito netto a 15,5 miliardi di euro.

Per il 2024 utile netto Adjusted a circa 1,18 miliardi

Per il 2024 sono previsti: investimenti per 2,9 miliardi di euro (di cui 2,7 miliardi in infrastruttura gas e 0,2 miliardi per la transizione energetica), RAB tariffaria per 23,8 miliardi di euro, EBITDA Adjusted a circa 2,7 miliardi di euro, utile netto Adjusted a circa 1,18 miliardi di euro e debito netto a circa 17,6 miliardi di euro.

Hub di Ravenna diventerà il maggiore progetto Ccs. In vista partnership con Heidelberg

Tra i progetti di Snam c’è in particolare l’area di Ravenna, su cui la società ha intenzione di investire fondi e di rafforzare con una nuova partnership. Rispondendo alle domande degli analisti dopo la diffusione del Piano Strategico, Venier ha sottolienato che l’hub di Ravenna è sulla buona strada per diventare “il primo e più grande progetto di Carbon Capture and Storage (CCS) nel Mediterraneo”, tanto che proprio “allo sviluppo dell’infrastruttura per il trasporto e lo stoccaggio della CO2 il nuovo piano destina circa 350 milioni di euro di investimenti (net of grants)”.

A dicembre 2022 Snam aveva sottoscritto un accordo con Eni per lanciare il primo progetto di CCS in Italia che nella sua fase 1, al via nei prossimi mesi, prevede la cattura della CO2 dell’impianto Eni di Casalborsetti (Ravenna) e l’iniezione in un giacimento esaurito nel mare Adriatico. Anche grazie allo sviluppo della fase 2, aperta ai soggetti industriali emettitori, il progetto Ravenna CCS è destinato a diventare il più importante nel Mediterraneo, forte di giacimenti con una capacità totale di 500 milioni di tonnellate. Venier oggi ha spiegato che il progetto è “adatto per un modello hub”, oltre che un “modello di sviluppo progressivo e modulare”. “Nel 2024 ci sarà la fase di start-up, con l’immissione di 25 ktons/y – ha spiegato l’AD – Nel 2026 inizierà la fase industriale (4 milioni di tonnellate/anno), per supportare la decarbonizzazione delle industrie hard to abate del Nord Italia, con l’opzionalità per ricevere volumi addizionali via nave dal Mediterraneo”. Dal 2030 ci sarà la seconda fase industriale (fino a 16 milioni di tonnellate/anno)”.

“L’industria del cemento sarà una controparte centrale in questo progetto – ha detto l’AD Stefano Venier – A questo proposito, sarà annunciata tra pochi giorni una partnership con Heidelberg“. Heidelberg Materials ha raccolto in Italia l’eredità di storici marchi come Italcementi e Calcestruzzi. “Altri settori importanti saranno il waste to energy e l‘industria petrolchimica. Per quest’ultima, è importante ricordare che ci sono quattro grandi siti nel Nord Italia, ovvero a Ravenna, Ferrara, Mantova, Venezia”, ha ricordato Venier, rispondendo alle domande degli analisti. “Un altro settore sarà quello dell’acciaio, e qui abbiamo un grande player nell’area di Brescia”, ha aggiunto. Inoltre, secondo Venier, “non dobbiamo dimenticare il settore della power generation. Secondo l’UE, la power generaton non dovrebbe essere inserita nelle industrie che beneficiano della CCS, ma credo che dovremmo includerle”.

Passa: “Nessun concreto M&A è incluso nel piano”

Partnership sì, ma non acquisizioni, come invece Venier aveva ipotizzato nel novembre scorso, in occasione dei dati del terzo trimestre, quando aveva detto che “l’M&A non è in stallo” e che la società stava monitorando alcune opporttunità, citando in partoicolare Adriatic GNL ed Edison. Ma il Direttore finanziario oggi ha passato la spugna su queste ipotesi. Luca Passa ha infatti detto alla comunità finanziaria che la società mantiene “una flessibilità strategica”, sottolineando che “nessun concreto M&A è incluso nel piano”.

L’Europa “ha cambiato il suo gas mix”. Gas russo sceso dal 45% al 14%, Gnl Usa salito dal 6 al 20%

Parlando poi più in generale del mercato globale, Venier ha sottolineato come il panorama sia molto cambiato naturalmente e come siano necessarie nuove strategie di investimento e tutte le tecnologie a disposizione. Il 2022 è stato un “tuning point” per il mercato dell’energia europeo, con la guerra che ha messo in luce i sotto-investimenti del settore” ha detto Venier a questo proposito, rispondendo alle domande degli analisti. Ora la crisi energetica si è attenuata, ma il sistema rimane fragile e instabile da un punto di vista macroeconomico. È quindi più importante che mai investire per rafforzare l’approvvigionamento di energia, con un focus su sicurezza dell’approvvigionamento e diversificazione“.
“Per raggiungere gli obiettivi climatici sono necessarie tutte le tecnologie“, ha sostenuto Venier, spiegando che “il biometano è un’opzione praticabile, la CCS sta guadagnando slancio, mentre la produzione di idrogeno è in fase iniziale con le infrastrutture come fattore abilitante chiave”. Con la crisi energetica, l’Europa “ha completamente cambiato il suo gas mix“, con l’uscita dalla Russia – la cosiddetta Ruxit – che “è stata compensata dal GNL in arrivo dall’estero, ma ciò comporta una maggiore dipendenza dell’Europa dal mercato del GNL e una maggiore esposizione alle dinamiche del mercato globale”.

“La quota di gas russo nelle importazioni dell’Ue è scesa dal 45% al 14% tra il 2021 e il 2023” ha precisato l’Ad. Nel dettaglio la quota della Norvegia e del Regno Unito, e’ passata dal 26 al 34%, mentre per quanto riguarda il Nord Africa si passa dal 13% del 2021 al 15% del 2023. In forte rialzo il gas naturale liquefatto (Gnl) dagli Usa, salito dal 6 al 20% e quello proveniente da altre località, tra cui l’Australia, salito dall’11 al 17%.

In calo la domanda di gas del 7%, in recupero nel breve termine

Quanto alla domanda di gas, l’Ue ha registrato un calo del 7% da circa 360 a 335 miliardi di metri cubi, che dovrebbe essere in parte recuperato nel breve termine tra il 1025 e il 1027, grazie alla ripresa industriale e dal coal-to-gas nella produzione di energia, con una prospettiva della domanda a medio termine incerta. “Ora è complesso fare previsioni sulla domanda di gas, anche perchè abbiamo differenti scenari a seconda dell’aumento delle temperature globali entro il 2100. Abbiamo una differenza significativa tra i vari scenari e quindi dobbiamo riguadagnare flessibilità nelle infrastrutture, cioè avere spare capacity nel trasporto, nello storage, nella contrattazioni, mentre ora stiamo operando al 100% della capacità” ha detto ancora Venier. “Abbiamo davanti anni in cui il mercato globale del GNL sarà teso e avremo bisogno di flessibilità, quindi dobbiamo ridisegnare l’infrastruttura con questo obiettivo”.

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