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Smart working o ufficio? Gli italiani vorrebbero un mix

Secondo una ricerca condotta da Cisco, gli italiani hanno largamente apprezzato i benefici del lavoro flessibile, anche se nel 2021 vorrebbero poter scegliere quando farvi ricorso.

Smart working o ufficio? Gli italiani vorrebbero un mix

Se gli italiani fossero CEO di un’azienda per un giorno, il 74% di loro riterrebbe di primaria importanza creare una politica stabile di lavoro flessibile e addirittura l’83% darebbe ai dipendenti le tecnologie per lavorare ovunque come in ufficio. La curiosa ricerca, che simula la strategia di un privato cittadino chiamato a decidere sulle nuove dinamiche lavorative, è stata condotta da Cisco su un campione di oltre 10.000 persone in 12 Paesi, tra cui l’Italia. Il titolo dello studio è Workforce of the Future e ha visto il trionfo dello smart working: secondo Cisco il nuovo paradigma lavorativo, che prima della pandemia veniva praticato solo dal 10% degli italiani (oggi da quasi 10 milioni di lavoratori, tra pubblico e privato), ha messo in discussione le “solite abitudini” e dato alle persone un ruolo più attivo.

Tra i vantaggi più segnalati dagli intervistati italiani spiccano la maggiore autonomia (65%), la maggiore produttività (64%), ma anche la percezione di poter di lavorare bene “in squadra” anche da remoto grazie alle tecnologie disponibili (66%). Persino, contrariamente alla tesi per cui lo smart working costringerebbe ad una vita troppo sedentaria, il 61% degli italiani ha anche dichiarato di essere riuscito a fare più esercizio fisico, nonostante le limitazioni. Insomma una vera e propria svolta culturale che fino a qualche mese fa sarebbe stata impensabile, visto che nella metà delle aziende italiane il lavoro flessibile non era nemmeno contemplato, oltre che non consentito.

Tuttavia, c’è un aspetto dello smart working che agli italiani non convince del tutto: la sua assolutizzazione. Il ricorso praticamente esclusivo, per chi può, al lavoro flessibile è necessario in questi mesi di emergenza sanitaria, ma nel 2021 gli intervistati si immaginano uno scenario diverso. Pensando a come sarà il lavoro dopo la pandemia, l’87% dei lavoratori ha infatti detto che vorrebbe scegliere se e come lavorare da casa o in ufficio, con un mix di presenza e distanza e continuando a godere dei benefici sperimentati, nonostante tutto, in questi mesi.

Per poter realizzare questo “nuovo mondo” del lavoro, secondo i lavoratori italiani le loro aziende dovrebbero dare priorità nel 2021 a investimenti per tecnologie che permettano di essere più produttivi (42%); a dotare gli uffici di tecnologie che rendano più sicuri gli spazi di lavoro dal punto di vista sanitario (31%); ma anche ad aumentare la formazione per lo sviluppo di competenze digitali (30%) e ad incrementare la sicurezza informatica (29%): dati essenziali, questi ultimi, per sfruttare pienamente le potenzialità delle soluzioni di collaborazione e le altre applicazioni per il lavoro da remoto. 

“Scorrendo i dati della ricerca – ha commentato l’Ad di Cisco Italia Agostino Santoni -, mi ha colpito che nonostante le aspettative siano molto elevate non tutti hanno fiducia nel fatto che vengano accolte: il 41% dei lavoratori pensa che il suo datore, dopo la pandemia, non adotterà una organizzazione del lavoro ibrida, e il 33% non sa rispondere al riguardo. Gli intervistati ci parlano di benefici importanti, di desiderio di autonomia, di essere protagonisti del proprio lavoro: le aziende italiane hanno il dovere di ascoltare queste esigenze e di trasformare l’esperienza dell’emergenza in un’ opportunità per il futuro, con un cambiamento culturale profondo. Con le tecnologie giuste, con le competenze necessarie, con la fiducia si può cambiare il mondo del lavoro mettendo al centro davvero le persone in modo che siano più soddisfatte e produttive”.

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