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Smart working, Fim Cisl: “Serve un modello sostenibile e duraturo”

Insieme ad Adapt e all’Università Cattolica di Milano, il sindacato dei metalmeccanici della Cisl ha lanciato una ricerca sulle condizioni dei lavoratori in smart working. Il Segretario Benaglia: “Occorre uscire dalla gestione emergenziale e passare alla contrattazione”

Smart working, Fim Cisl: “Serve un modello sostenibile e duraturo”

Fino a un anno fa i lavoratori in smart working erano poche migliaia in tutto il Paese. L’avvento della pandemia ha fatto esplodere il lavoro agile, diventata ormai la quotidianità di milioni di persone. Secondo le stime della Fim Cisl, oggi sono oltre 500mila i metalmeccanici che lavorano, completamente o parzialmente, in modalità agile, “ma l’esperienza significativa ed emergenziale legata alla pandemia, ora deve cedere il passo ad un modello sostenibile e duraturo di lavoro agile, che punti sulle competenze e che generi nel contempo capacità di risultati per le aziende e benessere e soddisfazione per chi lavora”, spiega Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl.

Secondo Benaglia, in virtù della nuova realtà, serve una nuova regolamentazione: “Occorre uscire al più presto dalla gestione emergenziale che toglie qualsiasi voce in capitolo al lavoratore e dare spazio ad una contrattazione che sappia regolare al meglio questa modalità lavorativa è fondamentale. Non solo per migliorare i tempi vita/lavoro delle persone ma anche gli aspetti legati alla formazione, alla sicurezza ed ergonomia, il diritto alla disconnessione e le agibilità togliendo molti lavoratori dalla condizione di solitudine ed incertezza in cui oggi si trovano”. 

Il sindacato, in collaborazione con Adapt e l’Università Cattolica di Milano ha lanciato una ricerca per conoscere le reali condizioni dei lavoratori metalmeccanici oggi in smart working. Ai lavoratori viene proposto un questionario online per capire quanto e come si lavora in remoto, come si tengono le relazioni con l’azienda e come il tutto incide sulla vita personale e familiare. Scopo della ricerca è quello di “tarare al meglio le nostre politiche contrattuali sul lavoro agile”, ma anche aiutare il singolo lavoratore a capire se la modalità di smart working che sta svolgendo sono sostenibili e a norma oppure no.

La sfida è promuovere e migliorare il lavoro agile aumentando il grado di controllo da parte dei lavoratori e mantenendo nel contempo buone condizioni di vita agile.

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