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Scuola: la Francia decide l'”elettroshock” con più severità, bocciature e meritocrazia. Quando si sveglierà l’Italia?

Di fronte al peggioramento del suo sistema scolastico la Francia di Macron ha deciso una svolta molto coraggiosa basata sul rigore degli studi e sulla meritocrazia. Esattamente quello che servirebbe anche all’Italia ma che da noi non è nemmeno all’ordine del giorno per la mediocrità della classe politica dirigente

Scuola: la Francia decide l'”elettroshock” con più severità, bocciature e meritocrazia. Quando si sveglierà l’Italia?

Di fronte ai disastrosi dati del Rapporto Ocse-Pisa, la Francia ha preso il toro per le corna e deciso una radicale riforma del proprio sistema educativo nella scuola media pubblica: fine del lassismo e del finto egualitarismo, bocciature quando necessarie, più severità, più meritocrazia e maggiore valorizzazione delle eccellenze. E’ quanto prevede la coraggiosa riforma del giovane ministro dell’Istruzione, Gabriel Attal, macroniano emergente che potrebbe essere il candidato del Centro riformista ed europeista alle future elezioni presidenziali. La filosofia meritocratica di Attal è chiarissima e tra le misure previste dalla riforma c’è anche quella – che in realtà è la più controversa – di dividere le classi in tre gruppi a seconda del livello di preparazione degli allievi. Attal mette nel conto le polemiche ma è deciso a smantellare l’egualitarismo post-sessantottino e a far ripartire dalla scuola l’ascensore sociale della società, valorizzando il rigore negli studi e l’eccellenza. Tutto ok purché non si dimentichi l’importanza di garantire parità delle condizioni, almeno didattiche, di partenza a tutti gli studenti. “L’obiettivo della riforma – spiega il trentenne ministro francese – non è mortificare ma incoraggiare a studiare e a migliorare”. I risultati dell’ultimo Rapporto Ocse-Pisa sono del resto impietosi verso il sistema scolastico francese, visto che in matematica le competenze degli studenti d’Oltralpe sono al 23° posto tra i Paesi Ocse (l’Italia è al 27°), in comprensione del testo al 26° addirittura dietro l’Italia (che è al 17° posto) e in scienze al 24° con l’Italia al 31°. I risultati dovrebbero spingere anche l’Italia a fare altrettanto e a ridare centralità alla riforma della scuola, che non può immiserirsi nella semplice sistemazione degli insegnanti precari, assunti spesso senza concorso, ma dovrebbe immaginare nuovi contenuti, nuovi programmi, una nuova organizzazione della didattica. Basterebbe pensare che ogni anno in Italia agli esami di maturità le percentuali di promozione sono vicine al 100% per rendersi conto che c’è qualcosa che non funziona nella scuola italiana e che il suo lassismo e il suo livellamento finiscono per penalizzare proprio i figli delle famiglie meno abbienti che non trovano più nella scuola l’ascensore sociale che la Francia vuole giustamente rinverdire. Ma ci vorrebbe un ministro dell’Istruzione con le idee chiare come quelle di Attal e con la determinazione nel portarle avanti. La surreale vicenda della Commissione Concia sull’educazione alle relazioni nella scuola non sembra purtroppo autorizzare ottimismi. Un plauso invece al ministro di Macron.

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