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Scandalo cambi in Usa: 5 grandi banche pronte a dichiararsi colpevoli per ridurre le sanzioni

Per la prima volta 5 grandi banche come JP Morgan, Citigroup, RbS, Barclays e Ubs sono pronte a confessare le loro colpe nella manipolazione del mercato e dei cambi di fronte alla Giustizia americana: lo scopo è quello di ridurre le sanzioni – Sindrome Grecia per le Borse – Dopo l’exploit di Intesa e Finecobank, oggi i conti di Unicredit – Asta Bot annuali.

Scandalo cambi in Usa: 5 grandi banche pronte a dichiararsi colpevoli per ridurre le sanzioni

Crisi greca, timori per la tenuta dell’economia cinese e la prospettiva di una maximulta per le banche coinvolte nell’indagine sulla manipolazione dei cambi. Sono diversi i fattori che hanno frenato un po’ ovunque i listini azionari in avvio di settimana. Tokyo è in calo dello 0,3%, deboli le Borse dell’area Asia Pacific. I riflettori sono concentrati sulle stime del Pil cinese in uscita domani.

Finale negativo ieri a Wall Street: l’indice Dow Jones ha perso lo 0,47%, l’S&P 500 lo 0,44% e il Nasdaq lo 0,2%. In settimana, forse già oggi, cinque Big bancari (JP Morgan, Citigroup, Rbs, Barclays e Ubs) si dichiareranno colpevoli di fronte al giudice nella causa intentata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti per le manipolazioni sul mercato dei cambi. E’ la prima volta da decenni che i colossi Usa scelgono l’ammissione di colpa per ridurre l’impatto, comunque miliardario delle sanzioni. 

VEGAS (CONSOB): ATTENTI AL RISCHIO BOLLA

Giornata contrastata per le Borse Ue, in coincidenza don l’Eurogruppo dedicato alla crisi greca. Piazza Affari ha chiuso in parità una seduta di assestamento dopo il forte rialzo di venerdì. L’indice FtseMib ha terminato invariato, mentre le altre Borse europee registrano un calo: Parigi è scesa dell’1,3%, Francoforte -0,3%, Madrid -0,1%. 

Il presidente della Consob Giuseppe Vegas, nell’incontro annuale con i mercati finanziari ha sottolineato che “l’’enorme liquidità affluita sui mercati borsistici ha contribuito a innalzare in maniera repentina il valore dei corsi azionari”. Esiste perciò il rischio che si formino “bolle speculative”

GRECIA, SI TRATTA PER UN ACCORDO A FINE GIUGNO

Atene verserà oggi nelle casse del Fondo Monetario 750 milioni di euro. “La Grecia rispetta i suoi obblighi, come sempre” ha detto il ministro Yannis Vroufakis. Ma dal vertice dell’Eurogruppo non è arrivato un accordo per sbloccare la situazione una volta per tutte. E così il comunicato finale del vertice, dopo aver registrato “con favore i progressi fatti finora”, come spiega la nota congiunta sulle trattative fra Atene e Bce, Fmi e Commissione europea, segnala che “occorrono ancora tempo e sforzi per colmare il divario sulle questioni ancora aperte”, Il termine dei negoziati è previsto a fine giugno.

Al termine della riunione di oggi il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha criticato la possibilità che la Grecia possa indire un referendum su un nuovo accordo con i creditori internazionali: Fmi, Bce e Commissione europea. A mostrare apertura verso la consultazione popolare era stato il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble.

AL VIA LE ASTE DEL TESORO: OGGI TOCCA AI BOT ANNUALI 

Dopo la settimana più turbolenta dei mercati obbligazionari, prendono oggi il via le aste del Tesoro di metà mese. Si comincia con il collocamento del Bot annuale offerto per 6,5miliardi a fronte dei 7,15 miliardi in scadenza. Il rendimento del titolo sul mercato grigio oscillava ieri tra 0,03% e 0,05% mentre all’ultimo collocamento di metà aprile il titolo era stato assegnato ad un rendimento dello 0,013%, nuovo minimo storico. Mercoledì sarà la volta dell’asta a medio lungo con il Tesoro pronto a mettere sul piatto tra 5,5 e 7miliardi in Btp a 3, 7, 15 e 30 anni. Il Btp decennale è stato scambiato ieri a un rendimento dell’1,75%, per uno spread di 117 bp. 

INTESA RADDOPPIA GLI UTILI. AUMENTO MPS DAL 28 MAGGIO

La miglior performance di Milano rispetto alle altre Borse europee è legata alla spinta del comparto bancario che, dopo i ribassi iniziali, è stato spinto al rialzo dai brillanti risultati trimestrali di Intesa Sanpaolo (+1,9%). Il risultato netto è raddoppiato nel primo trimestre a 1.064 milioni di euro, il dato più elevato dal primo trimestre 2009. Il consenso degli analisti si aspettava un utile in crescita ma fino a 630 mln. Confermati l’impegno a distribuire per il 2015 dividendi in contanti per 2 miliardi di euro e la solidità patrimoniale con un Cet1 al 13,2%.

Bene dopo qualche altalena anche Monte Paschi (+1,52%) dopo la solida trimestrale e l’aggiornamento del piano industriale che prevede che la banca raggiunga un utile netto di 880 mln di euro e un Cet1 ratio del 12% nel 2018, oltre alla chiusura di 350 filiali. L’istituto è aperto a fusioni e acquisizioni. L’aumento di capitale di Monte dei Paschi di Siena inizierà dopo l’autorizzazione della Bce, probabilmente il 28 maggio.

Più contrastato il resto del settore. Unicredit ha terminato in calo dello 0,2%, Ubi -0,1%, Pop.Milano +0,4%. Chiusura in ribasso per Pop.Emilia (-2%). Il Banco Popolare ha segnato +0,07% a 14,45 euro dopo le affermazioni dell’ad Pier Francesco Saviotti sui colloqui in corso in vista di una possibile fusione con un altro istituto.

BOOM DI FINECOBANK, BENE IL GESTITO

In grande evidenza FinecoBank: + 2,7%, a 6,77 euro. Il gruppo ha chiuso il primo trimestre con utili in aumento del 29,4% a 47,8 milioni di euro rispetto ai 36,9 milioni registrati nel primo trimestre del 2014 (+17,6% rispetto al quarto trimestre 2014), grazie principalmente all’incremento delle commissioni nette e al risultato di negoziazione. Forte recupero dei titoli del risparmio gestito. Mediolanum +2%, Azimut +1,9%, Anima +1,5%. In calo le assicurazioni: Generali -0,8%, UnipolSai -0,4%. 

“COSE TURCHE” PER SAIPEM, AI MASSIMI DA NOVEMBRE

E’ stata la giornata di Saipem: +3,4% a 12,66 euro ai massimi dallo scorso novembre. Ieri infatti è stata sanata la “ferita” di dicembre quando Mosca decise di annullare le commesse legate al gasdotto SouthStream. Il consorzio ha infatti chiesto alla società italiana di servizi petroliferi di riavviare i lavori per l’infrastruttura destinata al progetto alternativo, il Turkish Stream. Il contributo del progetto sui ricavi 2015 è stimato pari a circa 1,8 miliardi di euro. 

Gli analisti hanno già fatto i primi conti: ipotizzando un ebit margin del 15%, il contributo a livello di ebit dovrebbe essere pari a circa 270 milioni di euro, pari al 30% dell’ebit 2015 previsto. “Sul 2015/2016 le nostre stime incorporano un contributo rispettivamente di 1/0,95 miliardi di euro da South Stream, con un gross margin del 20%, 200/190 milioni”, scrivono gli analisti di Equita. 

Tenaris è salita dello 0,3%, Eni -0,8%. In grande evidenza anche Saras (+3,1%): aumentano le probabilità di un’offerta della russa Rosneft per la quota di maggioranza. Per Mediobanca Securities (outperform, Tp 2,34 euro) i conti dei primi tre mesi del 2015 saranno un “punto di svolta”.

IPOTESI ENEL SULLA BANDA LARGA, TELECOM PRENDE LA SCOSSA 

La nota negativa riguarda la pesante discesa di Telecom Italia (-1,7%) sotto la spinta del piano, sostanzialmente confermato dal premier Matteo Renzi (“ma non tocca al governo fare piani industriali”) di coinvolgere Enel nella costruzione della rete a banda larga, partendo dalla rete elettrica.

Enel è scesa dello 0,5%. C’è “disponibilità e interesse” da parte del gruppo al progetto mettere l’infrastruttura di rete a fattore comune per valorizzarla con la posa della fibra ottica purché sia assicurata una remunerazione adeguata. Ma non c’è invece alcun interesse del gruppo elettrico ad entrare nel business delle Tlc.

EXOR RAFFORZA LA CASSA IN VISTA DELL’ASSALTO A PARTNER RE 

Exor segna un lieve rialzo dello 0,1% dopo avere firmato l’accordo per vendere Cushman & Wakefield a DTZ (Tpg Capital) per un Enterprise value complessivo di 2 miliardi di dollari. Per Exor (possiede il 65%) i proventi della vendita ammontano a 1,278 miliardi, che determinano una plusvalenza di 722 milioni. Oggi il Cda della finanziaria esaminerà un possibile rilancio su Partner. Re in vista dell’assemblea dei soci del gruppo riassicurativo. Il board ha respinto l’offerta di 6,4 miliardi in arrivo dalla capofila del gruppo Agnelli.

FiatChrysler perde lo 0,3%. Tra gli altri industriali salgono Finmeccanica +0,3% e StM +0,1%. Buon rialzo di Prysmian (+1,7%): la società dei cavi registra la promozione di Morgan Stanley che ha alzato il target price a 22,5 euro da 21 euro. Buzzi perde lo 0,9%, Italcementi -2,3%.

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