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Sapelli: “Fiat e Confindustria? Erano meglio Guido Carli e l’Intersind”

INTERVISTA A GIULIO SAPELLI – Senza Fiat che Confindustria sarà? Le dinamiche sociali e imprenditoriali conteranno più dello strappo – Era meglio ai tempi di Guido Carli – Confindustria dovrà fare lobbing in Europa più che in Italia – Senza Intersind e Asap l’organizzazione degli imprenditori è oggi un indistinto miscuglio tra pubblici e privati

Da uno storico dell’economia e da un intellettuale controcorrente come Giulio Sapelli non aspettatevi mai osservazioni banali. E’ così anche stavolta quando FIRSTonline gli chiede un commento sullo strappo della Fiat (leggi gli articoli correlati 1234)e sugli effetti che la mossa di Sergio Marchionne avrà sulla maggiore organizzazione imprenditoriale italiana. Sapelli la prende da lontano e ripensa il passato, ripescando Guido Carli – il Carli presidente della Confindustria voluto da Gianni Agnelli come Papa straniero – e l’Intersind e l’Asap (le organizzazioni delle imprese pubbliche che sono state sciolte e che hanno poi portato i gruppi pubblici a entrare in Confindustria) come benchmark. Il risultato si vede. Ecco l’intervista

FIRSTONLINE – L’uscita della Fiat dalla Confindustria sembra destinata a rivoluzionare o a snaturare la maggiore organizzazione degli imprenditori italiani: che cosa succederà adesso? Può un’organizzazione di imprese rinunciare alla maggiore e più rappresentativa industria privata italiana senza smarrite la sua missione?

SAPELLI – La missione di Confindustria sta ridefinendosi per forza propria per il mutamento della sua base associativa e per la divaricazione che si aprirà nel corpo sociale tra imprese a partecipazione statale pur quotate (e questo non è poco) e imprese a regie national da un lato e piccole e medie imprese private dall altro. Agisce inoltre l’europeizzazione: Confindustria deve e dovrà vieppiù far lobby in Europa piuttosto che in Italia. Molte sue federazioni di categoria gia ben svolgono questo compito mentre Viale dell’Astronomia non ha colto ancor oggi il cambiamento che è necessario. Se la Fiat veramente abbandonasse Confindustria, come ha annunciato, poco muterebbe a pare mio, anche perchè Fiat è sempre stata un’impresa privata a erogazione di aiuti pubblici, come del resto dimostra il ministerialismo disastroso della Fiat che ha avuto la sua acme nella tragedia tutta agnelliana dell’unificazione del punto unico di contingenza le cui nefaste conseguenze portiamo ancor oggi

FIRSTONLINE – L’assenza della Fiat è destinata ad accrescere il peso in Confindustria dei gruppi pubblici i cui vertici sono di nomina politica: la Confindustria diventerà sempre più governativa?

SAPELLI – La Confindustria e governativa per sua essenza come tutte le lobbies industriali al mondo, che non lo sono solo in momenti di crisi, come si vede in Francia con MEDEF. Solo nei regimi giuridici a common law le associazioni imprenditoriali sono molte e completamente autonome dalla politica, che in effetti regolano quando non controllano e spesso con vantagggi per il bene pubblico, contrariamente a quanto banalmente si crede.
In definitiva penso che ciò che conti sia la stoffa delle persone: nessuno era più “pubblico” di Carli ma fu il miglior presidente di Confindustria perchè era un vero civil servant. Piuttosto c’e da valutare quanto fu disastrosa l’eliminazione di Intersind e Asap: ora tutto è un indistinto pastone in cui i ruoli si confondono a discapito della trasparenza

FIRSTONLINE – Come influirà l’uscita della Fiat sulla prossima campagna elettorale di Confindustria per la successione a Emma Marcegaglia alla presidenza? Che grado di consenso può verosimilmente raccogliere tra gli imprenditori un candidato alla presidenza che si proponga esplicitamente di evitare altri divorzi e di recuperare la prima imdustria italiana?

SAPELLI – E’ una domanda a cui non so rispondere. Nessuno dei candidati ipotizzati ha ancora esposto un programma, un progetto. Chi vivrà vedrà.

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