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Sanzioni Ue-Russia: il conto si fa più salato per l’Italia

L’escalation delle sanzioni reciproche adottate da Stati Uniti, Ue e Russia rischia di causare pesanti perdite nelle esportazioni dei paesi interessati – Per l’Italia, Sace stima una potenziale perdita di esportazioni in Russia tra 1,8 e 3 miliardi di euro nel biennio 2014-2015 – Gli impatti delle sanzioni potrebbero non limitarsi alle sole esportazioni.

Sanzioni Ue-Russia: il conto si fa più salato per l’Italia

L’impatto sull’Italia delle sanzioni Ue alla Russia sarà peggiore di quanto ipotizzato ad agosto (tra 0,9 e 2,4 miliardi di euro). L’allarme arriva da Sace, il gruppo assicurativo-finanziario italiano attivo nell’export credit, che ha pubblicato un ”Focus On Europa-Russia: una guerra commerciale alle porte?” a cura dell’Ufficio Studi Economici della stessa Sace.

Nel documento, Sace rivede l’evoluzione storica delle sanzioni. Quelle adottate in agosto da parte di Stati Uniti e Unione Europea hanno spinto il Cremlino a formalizzare un divieto temporaneo di importazione di alcuni beni agricoli e alimentari (carne, pesce, prodotti caseari, frutta e verdura) provenienti da Europa e Usa. Nel periodo che va da luglio a settembre, la Russia ha varato sanzioni che includono il divieto formale per i soggetti europei di condurre attività commerciali e finanziarie con alcune banche e aziende russe. Tramite queste sanzioni è anche stata ristretta ulteriormente l’attività di export verso alcuni settori dell’economia russa, in particolare militare, dual use ed energetico.

Per quel che riguarda le esportazioni italiane in Russia nel biennio 2014-2015, Sace prevede due possibili scenari, fra cui due sono i principali.

Scenario di base (probabilità di accadimento 50%): permane l’instabilità nell’area orientale dell’Ucraina, con ripresa degli scontri tra le due fazioni e degli sconfinamenti dell’esercito russo dopo le elezioni di fine ottobre, ma sanzioni solo lievemente inasprite. Si ipotizza un allentamento delle tensioni all’inizio del 2015 e un progressivo – ma lento – ritiro delle sanzioni nel corso dell’anno. In questo scenario, le esportazioni italiane verso la Russia registrerebbero una contrazione di circa il 10% nel 2014 e del 7% nel 2015 con una perdita complessiva di esportazioni pari a 1,8 miliardi nel biennio. Il settore maggiormente colpito sarebbe quello della meccanica strumentale, con una perdita di vendite in Russia stimata a circa 650 milioni in due anni.

Scenario alternativo (probabilità di accadimento 30%): escalation delle tensioni tra Russia e Ucraina all’indomani delle elezioni di ottobre. Le truppe russe riprendono a sconfinare a supporto dei separatisti, incrementando sensibilmente il controllo sui territori ucraini (“guerra ibrida”). In questo caso si verrebbe a generare un inasprimento delle sanzioni europee e statunitensi, con un ampliamento del bacino di beni colpiti dal divieto all’esportazione e l’inserimento di altri istituti bancari/aziende pubbliche e singoli individui interessati dalle sanzioni. In questa ipotesi le contromisure russe colpiscono l’import di beni dell’automotive, cruise e aviazione. In questo scenario, si genererebbe una caduta delle esportazioni italiane verso la Russia (-13% nel 2014 e -17% nel 2015), con una perdita complessiva di 3 miliardi nel biennio. Come nel precedente scenario, il settore più colpito sarebbe quello della meccanica strumentale con 1,1 miliardi di esportazioni in meno nel biennio.

La relazione economica tra Italia e Russia non si ferma alle sole esportazioni. Al verificarsi di un’eventuale guerra commerciale, il nostro Paese perderebbe sia sugli investimenti russi in Italia (le imprese russe hanno quadruplicato la propria presenza in Italia nel periodo 2005-2011), sia nel settore turistico ove nel 2013 gli introiti provenienti dalle relazioni con la Russia sono state pari a 1,3 miliardi. 

SACE prevede che le persistenti tensioni tra Mosca e i paesi europei e la possibile recessione dell’economia russa, in parte derivante dalle tensioni, potrebbero esporre le aziende italiane attive in Russia a tre rischi principali.

Primo: riduzione della domanda di beni Made in Italy dovuta al prevedibile calo dei consumi e degli investimenti privati e pubblici.

Secondo: atti di ritorsione verso gli operatori esteri (ad esempio espropri), provenienti da paesi particolarmente esposti nell’attuale contrasto politico. Già nelle ultime settimane è emersa notizia di una proposta di legge in discussione presso il parlamento russo che prevede per le corti russe di autorizzare confische di attività straniere in territorio russo. La proposta di legge, al momento, non sembra beneficiare dell’appoggio governativo.

Terzo: restrizioni alla conversione e al trasferimento di valuta. La fuoriuscita di capitali dal paese, favorita anche dal peggioramento della percezione del rischio paese da parte degli investitori, sta contribuendo a pressioni sul tasso di cambio del rublo, rendendo necessari ingenti interventi da parte della Banca Centrale. Questa tendenza ha alimentato rumors sulla possibile introduzione di controlli al movimento dei capitali in Russia, mirati a contenere la fuoriuscita di valuta forte dal paese. L’adozione di restrizioni alla conversione e trasferimento di valuta potrebbe rendere difficoltoso il processo di pagamento di merci estere, con un impatto negativo sugli esportatori in Russia. Al momento la Banca Centrale ha escluso la possibilità di adottare simili provvedimenti.

Discorso altrettanto corposo meriterebbe la tematica delle importazioni dalla Russia, e in particolare su quali sarebbero gli effetti dovuti a una riduzione delle forniture di gas sull’economia italiana. L’Italia soddisfa il 30% del proprio fabbisogno di gas attraverso le forniture russe; quest’anno la difficile situazione libica ha imposto una rimodulazione delle quote e così l’Italia ha utilizzato gas russo per il 40% del proprio fabbisogno.  Se come contromisura la Russia decidesse di tagliare sulle forniture di gas, in Italia si avrebbero sicuramente effetti negativi ma le forniture verrebbero compensate con altre provenienti da paesi diversi. L’ effetto certo di un’eventuale riduzione delle forniture di gas, soprattutto se contestuale al periodo di picco nel consumi invernali, sarebbe un aumento della bolletta energetica.   

Nonostante l’attuale fase di incertezza, la Russia resta un mercato ad alto potenziale per le aziende italiane. La presenza italiana è consolidata (nel paese sono presenti circa 400 imprese e otto istituti bancari) e la quota di mercato italiana nel paese è rimasta costantemente al di sopra del 4% negli ultimi anni. Le principali opportunità offerte dall’economia russa sono riconducibili alla crescita dei settori delle materie prime (il paese prevede notevoli investimenti nel settore oil&gas e minerario, la cui implementazione al momento risente della fase di incertezza del paese) e delle infrastrutture (il governo ha approvato ingenti stanziamenti per l’ammodernamento della rete stradale e ferroviaria del paese). Anche settori con quote di esportazioni relativamente contenute mostrano tassi di crescita dinamici e una penetrazione sempre maggiore nel mercato russo (ad es. i prodotti della cosmetica e della farmaceutica).

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