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Sanzioni anti-Putin: la Ue prepara una nuova stretta dopo Bucha, ma resta il nodo del gas russo

L’Ue pensa a nuove sanzioni dopo il massacro di Bucha e la Germania apre all’embargo sul gas russo, che però rischia di spingere l’Europa verso i razionamenti e la recessione

Sanzioni anti-Putin: la Ue prepara una nuova stretta dopo Bucha, ma resta il nodo del gas russo

Dopo la strage di Bucha, l’Ue si prepara a varare nuove sanzioni contro la Russia e potrebbe cedere alle pressioni degli Stati Uniti, che chiedono agli europei di estendere l’embargo al gas e al petrolio di Mosca.

Il quinto pacchetto di sanzioni è “in arrivo”, annuncia il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. La valutazione era già in corso e un round di consultazioni, anche sull’invio di altre armi e aiuti, riprenderà oggi.

Possibili nuovi interventi sull’accesso ai pagamenti internazionali delle banche russe, sul divieto di ingresso delle navi nei porti occidentali e sul blocco della fornitura di materiali e apparecchiature tecnologiche.

Sanzioni: l’ipotesi dell’embargo sul gas russo

Ma la ministra della Difesa tedesca, Christine Lambrecht, sostiene che è ora di iniziare a parlare seriamente di sanzioni energetiche, incluso lo stop al metano, a cui finora Berlino si è opposta. Il governo italiano è più prudente, ma se l’Ue vaglierà lo stop alle forniture, assicura il ministro Luigi Di Maio, “non si volterà dall’altra parte”.

Di questo tema potrebbe discutere un Consiglio europeo straordinario a fine mese, che però non è ancora convocato, ma una decisione dei 27 è tutt’altro che semplice, perché il gas russo non è sostituibile in tempi brevi e rinunciarci completamente vorrebbe dire andare incontro a razionamenti e a una nuova recessione.

I numeri del gas russo in Europa e in Italia

L’Ue consuma ogni anno 430 miliardi di metri cubi di gas, di cui, ad oggi, 150 sono garantiti dalla Russia. L’Italia è, dopo la Germania, il Paese europeo che importa più metano da Mosca: nel 2021 abbiamo pagato a Putin circa 10 miliardi di euro (contro i 14 di Berlino) per acquistare circa 28-29 miliardi di metri cubi di gas, a fronte di consumi annui complessivi per 76 miliardi. Significa che, al momento, la Russia copre il 38% del nostro fabbisogno.

Il rischio che le sanzioni portino razionamenti e recessione in Europa

Secondo Nomisma Energia, anche se importassimo un po’ di gas liquido dagli Stati Uniti (che nel 2022 sarebbe limitato a 15 miliardi di metri cubi per tutta l’Europa), già durante l’estate potrebbero mancarci fra i 10 e i 12 miliardi di metri cubi; dopodiché, una volta bruciate le riserve, l’inverno porterebbe con sé il razionamento e la recessione.

Il commento di Prodi

“Quando ero al governo, la mia priorità è stata essere il più possibile indipendenti, ma il contesto generale italiano non lo permetteva – il commento di Romano Prodi in un’intervista a Repubblica – Sul nucleare c’era stato il referendum, l’idroelettrico faceva quello che poteva. Sulle energie rinnovabili si è lavorato, ma con risultati ovviamente non risolutivi. In conclusione si è continuato a dipendere dall’estero. Inoltre, da parte di tutti i paesi acquirenti, agli esistenti contratti di lungo periodo, che garantivano la sicurezza di rifornimento anche a se a prezzi leggermente più elevati, si preferì la libertà di mercato. Per un po’ questo ha funzionato a nostro favore, poi il mercato è impazzito verso l’alto e lo stiamo pagando caro. Adesso abbiamo urgente bisogno di altri fornitori. Accolgo con favore l’offerta americana di aumentare l’esportazione di gas verso l’Europa, ma i produttori americani lo vendono a prezzo di mercato che ora è altissimo”.

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