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Risparmio, occhio ai bond sovrani dei Paesi emergenti in dollari

REPORT UBS – Di fronte alle incertezze dei mercati “intravediamo opportunità di valore sul debito sovrano emergente in USD, un’ asset class diversificata che offre un buon rendimento del 6,5% ed è relativamente protetta dal rafforzamento del dollaro”

Risparmio, occhio ai bond sovrani dei Paesi emergenti in dollari

Due settimane fa i mercati azionari globali hanno sfiorato nuovi massimi in valuta locale, grazie ai progressi compiuti sul fronte delle trattative commerciali tra Stati Uniti e Messico. Dato che le ostilità tra Stati Uniti ed Europa sono per il momento sospese e che il Presidente Trump sembra disposto ad accettare un compromesso nell’ambito dei negoziati per il NAFTA, l’unica fonte persistente di tensioni commerciali sembra essere la Cina. Si tratta di un fattore incoraggiante, ma rileviamo ancora vari rischi. Primo, la minaccia degli Stati Uniti di applicare tariffe alle importazioni di auto è tuttora presente. Secondo, il nuovo accordo sul NAFTA non è ancora stato definito nei particolari. Terzo e ultimo, gli attriti tra Stati Uniti e Cina non riguardano unicamente la sfera del commercio e la Casa Bianca sembra ancora intenzionata a imporre dazi del 10-25% su beni cinesi del valore di 200 miliardi di dollari. Una guerra commerciale, anche solo tra Stati Uniti e Cina, potrebbe bastare a destabilizzare i mercati e a compromettere la crescita mondiale negli ultimi mesi dell’anno.

Conclusione: i progressi sul fronte delle trattative commerciali ci sembrano incoraggianti, ma i dettagli dei nuovi accordi non sono ancora stati definiti. Manteniamo un’esposizione al rischio sostanzialmente neutrale nella nostra asset allocation tattica globale.

SIETE PRONTI?

I timori relativi alle tensioni commerciali continuano a rappresentare il rischio più importante per i mercati, ma non certo l’unico. Nell’ultima edizione del Global Risk Radar, analizziamo le probabilità di un brusco rallentamento della Cina, di un’accelerazione della stretta monetaria della Federal Reserve statunitense e di un’impennata delle quotazioni petrolifere. Consigliamo di approfittare dell’attuale fase di relativa calma sui mercati per individuare i punti deboli del proprio portafoglio e prendere i provvedimenti necessari. In particolare, raccomandiamo di diversificare le posizioni su scala globale, ridurre i rischi di credito, assumere protezione contro i ribassi, investire in strumenti trainati da fattori strutturali e incrementare l’esposizione alle fonti alternative di rendimento, come gli hedge fund.

Conclusione: nell’ultimo Global Risk Radar, intitolato «Siete pronti? Gli scenari di rischio per il prossimo futuro», presentiamo cinque strategie per ridurre le posizioni vulnerabili dei portafogli.

I FATTORI LOCALI CONTINUANO A MUOVERE I MERCATI EMERGENTI

Il peso argentino ha lasciato sul campo il 14% negli ultimi tre giorni di agosto, dopo che il Presidente Mauricio Macri ha chiesto al Fondo monetario internazionale (FMI) di accelerare l’erogazione di fondi nell’ambito del programma di aiuto economico in corso, e la lira turca ha perso il 4%, dopo che la banca centrale ha nuovamente evitato di operare una stretta monetaria. Anche se entrambi i Paesi sono affetti da problemi locali, la debolezza delle rispettive valute dimostra che alcune economie emergenti sono vulnerabili ai rialzi dei tassi statunitensi e alla forza del dollaro. La scorsa settimana l’indice JP Morgan Emerging Market Currency Index ha ceduto il 2%, portando al 12% la flessione su base annua. Non ci sembra quindi il momento opportuno per aumentare l’esposizione

ai mercati emergenti: il deprezzamento del peso, della lira e del rand sudafricano illustra i pericoli che si corrono andando a caccia di rendimenti sulle valute emergenti in un simile contesto.

Conclusione: siamo complessivamente neutrali sulle azioni e sulle valute ad alto rendimento dei mercati emergenti. Tuttavia, intravediamo opportunità di valore sul debito sovrano emergente in USD, un’asset class diversificata che offre un buon rendimento del 6,5% ed è relativamente protetta dal rafforzamento del dollaro.

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