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Risparmiatori italiani: chi sono, quanto e in cosa investono

Uno studio realizzato da Assogestioni fotografa i 7 milioni di investitori che nel 2019 hanno sottoscritto fondi comuni italiani e mostra come si sono evolute negli anni le loro strategie di investimento: chi sono, dove investono i loro soldi e come? Ecco tutte le risposte

Risparmiatori italiani: chi sono, quanto e in cosa investono

Chi sono gli investitori italiani? Quanti anni hanno? E come hanno deciso di investire i loro soldi? A queste e ad altre domande risponde uno studio realizzato da Assogestioni che delinea il profilo dei “Sottoscrittori dei fondi comuni italiani” nel 2019. I dati risalgono al periodo pre-Covid, ma sono utili per capire come si sono evoluti negli anni gli investimenti degli italiani.

INVESTITORI ITALIANI: QUANTI SONO 

Nel 2019 oltre 7 milioni di italiani, circa il 12% della popolazione totale, ha investito in fondi comuni italiani. Nel periodo 2002-2005 i sottoscrittori erano circa 9 milioni (il 17% della popolazione), ma negli anni seguenti, complice l’andamento negativo della raccolta, il loro numero ha cominciato a ridursi e l’incidenza sul totale della popolazione italiana ha toccato il livello minimo nel 2012, quando è scesa al 9%. 

Dal 2013 è cominciata una lenta ripresa, cui ha contribuito negli ultimi anni “il successo dei fondi PIR compliant cui hanno aderito 810 mila risparmiatori (930 mila includendo i fondi di diritto estero)”, sottolinea Assogestioni.

Interessante notare anche come i dati contenuti nel report suggeriscano che, almeno sugli investimenti, in Italia sia in corso un graduale riequilibrio tra i generi: lo scorso anno, le donne rappresentavano il 47% dei sottoscrittori di fondi comuni italiani. Nel 2002, erano il 42%. 

INVESTITORI ITALIANI: QUANTI ANNI HANNO E DOVE SONO

Gli italiani che investono in fondi comuni sono sempre più vecchi. Lo studio mostra infatti un significativo aumento dell’età media di chi investe: nel 2019 siamo arrivati a 60 anni. 

Parlando per fasce d’età, la quota dei sottoscrittori tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% del 2002 al 6% del 2019, mentre nello stesso arco di tempo quella degli investitori sopra i 75 anni è salita dal 9% al 20%. “Stabile al 40% su tutto il periodo la quota dei sottoscrittori delle fasce di età centrali (46-65)”, fa sapere Assogestioni.

Per quanto riguarda invece la distribuzione geografica, la stragrande maggioranza degli investitori italiani (il 65%) risiede al Nord, il 18% nel Centro Italia e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. Dal punto di vista regionale questi dati si traducono in un podio composto da Emilia-Romagna (19,5%), Lombardia (17,4%) e Liguria (16,6%), con valori sempre più bassi man mano che ci si sposta verso Sud.

INVESTITORI ITALIANI: QUANTO E IN COSA INVESTONO

30mila euro: questo è l’importo medio destinato agli investimenti in fondi comuni, nonostante il patrimonio mediano sia pari a 13.386 euro e metà dei sottoscrittori investa ancora meno di questa cifra. Una tendenza, spiega Assogestioni dovuta all’elevata “concentrazione nei quantili più elevati”. Tradotto in parole povere, significa che la ricchezza è concentrata nelle mani del 10% degli investitori, i quali detengono quasi la metà del patrimonio e investono più di 70mila euro. 

Passando invece alla composizione dei portafogli, gli investitori italiani preferiscono evitare gli investimenti più rischiosi: nel 2019 solo il 7% dei sottoscrittori ha puntato sull’azionario e solo lo 0,5% sui fondi di liquidità. 

Piacciono invece i fondi flessibili, scelti dal 36% degli investitori, mentre i fondi obbligazionari hanno registrato una graduale contrazione scendendo al 24% dai picchi del 40% segnati in precedenza. Assogestioni sottolinea inoltre che “l’incremento registrato negli ultimi anni nei sottoscrittori che investono in fondi bilanciati è dovuto anche all’effetto PIR”, che nel 2019 contavano 810mila investitori. 

Infine, per quanto riguarda le modalità di sottoscrizione, il 65% dei sottoscrittori predilige il versamento unico (Pic); anche se aumenta il numero di persone (arrivato al 21% nel 2019) che nel corso degli anni ha optato in via esclusiva per i piani i di accumulo (Pac). Tra i canali a stravincere è quello bancario, scelto dal 95% dei sottoscrittori. 

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