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Rinnovabili: il 2021 parte bene

Le previsioni dell’Agenzia BloombergNEF e le speranze della nuova presidenza USA di Joe Biden. Fotovoltaico ed eolico ancora strategici.

Rinnovabili: il 2021 parte bene

Cifre che vanno e vengono. Sulle energie rinnovabili le analisi e i report ruotano ormai essenzialmente intorno agli investimenti. Pubbliche o private che siano, le somme da destinare alla transizione energetica sono il vero riferimento per capire le tendenze in atto. La macro sintesi di 500 miliardi di dollari investiti nel 2020 per uscire dalle fonti fossili sarà mantenuta anche nel 2021. È questa la previsione ottimistica dell’Agenzia BloombergNEF, diffusa nei giorni scorsi sulla forza dei singoli Paesi a non arrendersi al post COVID. Se il 2020 ha scombinato in ogni direzione le previsioni di incrementi green, il 2021 non si preannuncia meno negativo dell’anno appena concluso.

Fotovoltaico ed eolico saranno ancora i settori trainanti con nuove installazioni e interscambi sulle reti di trasporto. Entrambi le due fonti dovrebbero toccare picchi rispettivamente di 150 e 84 gigawatt di potenza a livello mondiale. Lo spazio per agire c’è, soprattutto dove i governi aiutano le imprese a ristrutturare produzioni e distribuzione finale. Le centrali eoliche sulla terraferma vengono indicate come le più promettenti, capaci di attrarre nuovi capitali. Proprio in riferimento ai capitali necessari nei vari segmenti energetici, gli analisti giudicano positivamente il consolidamento sui mercati di strumenti finanziari utili e garantiti. Obbligazioni, prestiti  a medio lungo termini legati alle performances di  sostenibilità, certificazioni verdi, in tutto il mondo hanno arricchito l’iniziale “paniere” dei green bond. Prodotti che verosimilmente hanno segnato un’epoca, infondendo fiducia diffusa fino a singole Regioni o comunità. Ma il desiderio finalmente espresso di salvaguardare il pianeta, sta modificando alla radice la natura e gli scopi delle transazioni finanziarie. Un gran bene.

La partita dei finanziamenti pubblici ,tuttavia, in questi giorni guarda inesorabilmente agli USA. Per quattro anni la presidenza di Donald Trump ha lasciato a bocca asciutta le aziende che ambivano, talvolta timidamente, a passare alle fonti rinnovabili. Si cominciano a fare i conti  di un colpevole ritardo rispetto a Cina ed Europa, soprattutto. La scelta di Biden, invece, di investire 400 miliardi di dollari entro il 2030 per un’economia spinta al 100% da energia verde ha riacceso una speranza. Il paradigma protezionistico di Trump non solo ha mortificato le ambizioni ambientaliste di milioni di persone, ma ha soffocato centinaia di progetti sull’uso di energia pulita in campo industriale, domestico, turistico, della viabilità.

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