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Riforma Bcc, primo sì della Camera: way out più larga

Da lunedì prossimo il decreto sulle banche che contiene la riforma delle Bcc sbarcheràre nell’aula della Camera dopo l’esame della Commissione Finanze e gli emendamenti che hanno perfezionato la libertà d’uscita per le Bcc che non intendono far parte della holding unica purchè abbiano un patrimonio superiore ai 200 milioni o a quelle che vorranno aggregarsi ad esse

Riforma Bcc, primo sì della Camera: way out più larga

La riforma delle Bcc (banche di credito cooperativo), compresa nel decreto sulle banche, fa passi avanti e dopo l’esame della Commissione Finanze, che si è concluso oggi pomeriggio, si appresta a sbarcare lunedì della settimana prossima nell’aula di Montecitorio. Importanti gli emendamenti che sono stati apportati dalla maggioranza alla libertà d’uscita (way out) per le banche di credito cooperativo che hanno  un patrimonio di almeno 200 milioni di euro e che non vogliono far parte della holding unica.

Chi cercherà la via d’uscita manterrà l’indivisibilità delle riserve, principio cardine del credito cooperativo, purché conferisca l’attività e la licenza bancaria a una spa a valle e purché paghi un’imposta straordinaria pari al 20% del patrimonio netto ed effettui tale operazione entro 60 giorni dalla conversione del decreto. Ma la novità che è emersa nelle ultime ore dalla Commissione Finanze è l’emendamento che permette la way out anche a Bcc più piccole purché si aggreghino a una Bcc che abbia i requisiti patrimoniali per poter chiedere l’uscita dalla holding unica.

Alla way out dovrebbero aderire le Bcc altoatesine, quelle trentine, le principali Bcc della Toscana e altre Bcc dell’Emilia, della Lombardia e della Sicilia.

La Banca d’Italia avrà invece il compito di stabilire i requisiti della holding capogruppo

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