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Riapertura negozi: a Brescia nasce il retail 3.0

In una delle aree più colpite dal Coronavirus merita di essere segnalata l’esperienza di Pango, un’azienda familiare di abbigliamento femminile, la cui filiera produttiva è interamente a Km0: “Stiamo perdendo di fatto tre stagioni, ma siamo pronti a ripartire”.

Riapertura negozi: a Brescia nasce il retail 3.0

Dopo il lockdown, l’azienda di abbigliamento femminile Pango di Bassano Bresciano, in provincia di Brescia, zona particolarmente segnata dal Covid-19, imbocca il rilancio con la strada del retail 3.0 e cioè pianificando l’aumento di nuovi canali di vendita e l’approdo a nuovi mercati. 

L’azienda famigliare, guidata dall’amministratore unico Gianfranco Scotuzzi, ha chiuso il 27 marzo, lo stesso giorno in cui era prevista – ironia della sorte – l’apertura del primo negozio monomarca nel centro di Sofia, in Bulgaria, e ha riaperto i battenti all’80% il 4 maggio, dopo la sanificazione dei locali e la predisposizione di tutti i presidi indicati nel protocollo per l’avvio delle attività produttive. “Dalla riapertura – ha raccontato a FIRSTonline Scotuzzi – attraverso una mirata rotazione dello staff, cerchiamo di sfruttare parzialmente gli ammortizzatori sociali per dare ai nostri dipendenti, nonostante le difficoltà, la certezza di un salario decoroso per mantenere uno stile di vita adeguato.

Il manager ricorda anche come Pango (acronimo di pantaloni/gonne, che per molti anni hanno rappresentato la quasi totalità della produzione), fin dalla fondazione, sia sempre stata gestita con un grande senso della famiglia e del rispetto delle persone prima che del lavoro fine a se stesso. Infatti l’elevato numero di donne che lavora in azienda ha la possibilità, anche in questa situazione d’emergenza, di gestire al meglio le esigenze familiari. “Purtroppo – prosegue Scotuzzi – la situazione di blocco del retail in generale e delle attività correlate ha generato un congelamento pressoché immediato dell’economia e del cashflow di tanti, in realtà quasi tutti, i clienti”.

Il problema secondo l’amministratore unico di Pango, l’azienda partita da un progetto del padre Gino nel 1974, è la mancanza di visione e di chiarezza da parte del governo centrale: “Ha emanato a mio parere tanti decreti senza preoccuparsi troppo della loro reale attuazione, ha messo in crisi numerose aziende che adesso si trovano finanziariamente in difficoltà: aziende come la nostra che sono clienti di altre aziende e al tempo stesso fornitrici della filiera dei negozi retail. Temiamo che questo blocco prolungato generi una paralisi definitiva dei consumi e che quindi a ritroso colpisca tutta la filiera. A conti fatti nel nostro settore sono tre le stagioni a rischio e la speranza a breve è comunque di poter tornare operativi al 100% con l’effettiva completa riapertura dei negozi, che ci permetterà anche di avviare il punto vendita in Bulgaria pronto ad aprire”.  

Come reagire a questa situazione? La forza delle Pmi italiane sta spesso nel non volersi arrendersi, nell’inventarsi sempre una via d’uscita, anche con creatività, che poi è uno degli ingredienti dello successo del made in Italy stesso. “Siamo molto determinati nella ripresa e siamo certi che in momenti di grande difficoltà si possono creare anche delle grandi opportunità. Infatti vogliamo puntare sempre di più sui mercati esteri anche attraverso nuovi canali di vendita, che rappresenteranno la naturale evoluzione del mercato per un retail 3.0”.

Nel tempo il raggio d’azione dell’azienda si è ampliato con collezioni total look e una rete di distribuzione internazionale e oggi i principali marchi di proprietà sono Gaia Life che produce moda curvy, Ten Ways To Be, linea di taglie regolari ed Extesa, linea di abbigliamento distribuita attraverso il canale televisivo internazionale QVC. Caratteristica dell’azienda è l’organizzazione capillare delle strutture necessarie alla lavorazione di ogni modello che risulta essere anche il segreto della qualità ottenuta a prezzi accessibili. L’intero processo produttivo si svolge infatti nel raggio di pochi chilometri dalla sede di Bassano, la cosiddetta filiera corta, al fine di garantire il pieno supporto ai laboratori impiegati, condividendo le migliori soluzioni e metodologie di lavoro, per un prodotto Made in Italy a Km zero.  

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