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REPORT CIRCOLO REF – Chi finanzia la crescita in Italia? Il ruolo di fondi pensioni e assicurazioni

Per garantirsi un futuro – scrive Giacomo Vaciago nell’ultimo report di Circolo Ref – l’Italia deve dotarsi di politiche che rispondano a tre urgenze: 1) gestire l’emergenza, 2) ridurre nel tempo il debito pubblico, 3) attivare investimenti pubblici e privati per la crescita aprendo ponti tra banche e Borsa e facendo leva su fondi pensione e assicurazioni.

REPORT CIRCOLO REF – Chi finanzia la crescita in Italia? Il ruolo di fondi pensioni e assicurazioni

Se non vogliamo fare la fine del Giappone – che da vent’anni ha rinunciato a crescere, perché non riesce ad emergere da una trappola-di-troppo-debito – dovremmo occuparci di più del futuro, cioè del finanziamento della crescita.

L’ha appena fatto la Commissione Barroso, approvando un Libro Verde (il “colore” significa un documento di consultazione) dall’ambizioso titolo: “Long-term Financing of the European Economy”. Serve ad evitare il pericolo che ci si occupi solo di Cipro – cioè degli errori passati – e soprattutto che il dibattito (come spesso capita in Italia) sia limitato al dover scegliere se preferiamo stare dalla parte dei “debitori imbroglioni” o dalla parte dei “creditori ottusi”.

In pratica, per meritarci un futuro, dobbiamo riuscire a gestire su binari – contemporanei ma distinti – tre politiche:

1) come si arriva a lunedì, cioè la gestione dell’emergenza (vedi Cipro: chi è il prossimo?);

2) come riduciamo il troppo debito, cioè come realizziamo il deleveraging di medio termine, evitando il distruttivo credit crunch (il tema è ben approfondito nel lavoro di Buiter e Rahbari del novembre scorso, intitolato “Debt of Nations”);

3) come torniamo a crescere, finanziando i necessari investimenti, pubblici e privati.

A quest’ultimo aspetto avevamo già dedicato una prima riflessione il 13 marzo scorso, citando il lavoro Swiss Re – Institute of International Finance. Ma il tema merita un’analisi molto più approfondita, come Bruxelles ci invita ora a fare; come già aveva fatto di recente anche il Gruppo dei Trenta; e come ha ora sottolineato la Banca d’Italia.

Per dare un futuro alla distruzione creativa delle imprese, e sempre che l’Europa voglia continuare ad essere un’area-sviluppata-che-allo-sviluppo-non-rinuncia, occorre migliorare e indirizzare la fantasia creativa della finanza che ci ha portato ai guai di oggi. A tal fine, serve che, soprattutto nei Paesi come l’Italia che sono da sempre “banco-centrici” e dotati di molte imprese piccole e medie, si sviluppino operatori e mercati in qualche modo intermediari tra banche e Borsa, e quindi capaci di collegare gli investimenti da realizzare con il risparmio ovunque si accumuli. Il ruolo delle assicurazioni e dei fondi pensione è ovviamente centrale in questa prospettiva. Come lo è il ripensamento su molti aspetti che coinvolgono normativa, regolazione, fisco, principi contabili, e così via. Inoltre, come sottolinea anche Banca d’Italia, va valorizzata la complementarità tra attività bancaria e crescita dei mercati.

Alle tante domande che il Libro Verde elenca, occorre dare risposta. La Commissione attende le risposte degli interessati – entro il 25 giugno prossimo – al seguente indirizzo: markt-consultation-long-term-financing(at)ec.europa.eu. Dall’Italia, che scriverà?

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