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Renzi: “Macché letargo, il Paese si è rimesso in moto”

Il premier risponde al Censis e ai dati deludenti sul Pil. Sui bombardamenti anti-Isis conferma: “Non inseguo le bombe degli altri, non possiamo permetterci una Libia-bis”. E sul salvataggio delle 4 banche: “Aiuteremo gli obbligazionisti”

Renzi: “Macché letargo, il Paese si è rimesso in moto”

L’Italia non  è in letargo e, sul versante internazionale, non inseguirà le bombe decise da altri sulla Siria a meno di un accordo chiaro che ci protegga dal rischio di una Libia-bis. Tra interviste e banchetti (oltre duemila in strada per inaugurare la campagna”Italia coraggio” del Pd), il premier torna in campo sui temi del giorno. Per prima cosa, la risposta al Censis che ha parlato di Italia in letargo e il commento al dato deludente sul Pil diffuso dall’Istat: “Il Paese si sta rimettendo in moto. Con tutto il rispetto per chi dice che il Paese è in letargo, io vedo un Paese che ha voglia di ripartire, che è vivo, forte”, ha detto Renzi dopo aver inaugurato a Rignano sull’Arno la campagna dei banchetti.

“Io credo nell’Italia che si mette in gioco – ha aggiunto – e vince sul pessimismo e la rassegnazione. Tante aziende nel 2015 sono ripartite, adesso si tratta di buttare giù le tasse ancora, di investire finalmente sui nostri cittadini, permettere loro di guardare al futuro con un pochino più di ottimismo e coraggio”. E infine l’Istat: “Alcune previsioni segnano un potenziale rallentamento della ripresa. Gli eventi di Parigi e la crisi dei paesi emergenti non sono due buone notizie. Ma l’Italia ha tutto per tornare a essere una locomotiva. Dopo 3 anni di recessione siamo ripartiti. La velocità di crescita dipenderà adesso da consumi interni e investimenti”.

SIRIA E ISIS

“La posizione dell’Italia è chiara. Dobbiamo annientare i terroristi – dice Renzi in un’intervista che apre oggi le pagine del Corriere della Sera –  non accontentare i commentatori. Tutto possiamo permetterci tranne che una Libia bis. Se protagonismo significa giocare a rincorrere i bombardamenti altrui, no grazie. Abbiamo già dato”.  “Davanti a Daesh e tutte le forme di terrorismo noi siamo pronti – prosegue – anche militarmente. Se ci sarà una strategia chiara ci saremo. Ma perché questo accada adesso è cruciale un accordo a Vienna sulla Siria e uno a Roma sulla Libia: ci stiamo lavorando. Fa meno notizia di un bombardamento, ma è più utile per sradicare il terrorismo”, dice il presidente del Consiglio.

“L’Italia è una forza militare impressionante. Abbiamo più truppe all’estero di tutti gli altri, dopo gli americani e come i francesi. Sono fiero e orgoglioso dei nostri militari. Ma proprio perché ne stimo la professionalità – afferma ancora Renzi nell’intervista – dico che la guerra è una cosa drammaticamente seria: te la puoi permettere se hai chiaro il dopo”.

COMUNALI, ITALICUM E BANCHE

Sulle elezioni comunali e sul voto a Milano e Roma, Renzi distingue: il voto sui sindaci non c’entra con il governo. “È banalmente una questione di serietà. Se eleggi un sindaco che c’entra il governo? E comunque da qui alle Amministrative ci sono 6 mesi: noi nel frattempo vogliamo governare”.  L’Italicum non si tocca: “Se cambierò l’Italicum? Credo proprio di no”, dice. E le banche: dopo Natale tocca a quelle del credito cooperativo. “Se il governo non fosse intervenuto queste banche avrebbero chiuso, i dipendenti sarebbero andati a casa e i correntisti non si sarebbero salvati. Rivendico con orgoglio l’azione del governo per salvare le banche, i lavoratori e i correntisti senza usare denaro pubblico. La vicenda dei prestiti subordinati non è facile, ma cercheremo di aiutare queste persone. Che però non sono truffate: hanno siglato contratti regolari, sia chiaro. Quello che è successo a certe banche è il frutto di venti anni di scelte discutibili”. Così il presidente del Consiglio ha risposto alle polemiche suscitate dal salvataggio di 4 banche da parte del Governo. “In passato i governi hanno deciso di non intervenire per il consolidamento del sistema bancario- ha aggiunto -: credo sia stato un errore. La Merkel ha messo 247 miliardi per salvare il sistema del credito tedesco (che ancora oggi è peggio del nostro), ma chi ci ha preceduto a Palazzo Chigi ha pensato di rinviare i problemi. Adesso i nodi sono al pettine. Noi non ci tiriamo indietro di fronte alle responsabilità. Abbiamo sistemato le popolari, tra mille polemiche. E dopo Natale vogliamo consolidare le banche del credito cooperativo, facendone uno dei gruppi bancari più solidi sul modello del Crédit Agricole”.

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