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Ref: rallenta il commercio mondiale e in Europa l’export italiano frena

Secondo un report di Ref la domanda interna dei paesi avanzati ha subito una brusca frenata e i mercati non sono più in grado di assorbire tutta la produzione. Il calo del’export potrebbe peggiorare con le manovre restrittive in programma nei paesi dell’Unione. Tirano solo le economie asiatiche e si avvantaggiano i Paesi che commerciano nell’area cinese

Ref: rallenta il commercio mondiale e in Europa l’export italiano frena

Quando la domanda interna è debole, le economie puntano nelle esportazioni. Ma quando la domanda è debole in tutti i Paesi, lo sono anche le rispettive importazioni e quindi le singole economie hanno difficoltà ad esportare. Nell’ultimo anno il commercio internazionale ha registrato un forte rallentamento e i mercati non riescono ad assorbire la produzione globale: di conseguenza sono diminuite anche le esportazioni. Questo quanto risulta dall’ultima analisi di Congiuntura ref. sul commercio mondiale.

FRENATA DELLE IMPORTAZIONI NELLE ECONOMIE AVANZATE
La causa principale di questo rallentamento globale è il calo delle importazioni nelle economie avanzate, che è in linea con quello della produzione industriale, stabile da dicembre (anche a causa della frenata giapponese dopo il disastro di Fukushima). In assenza di mercati di sbocco dinamici diminuiscono anche le esportazioni.

L’EST E’ IL TRAINO PER LO SVILUPPO
La difficoltà del commercio mondiale è però attenuata dalla robusta domanda dei Paesi emergenti, soprattutto quelli asiatici e prima fra tutti la Cina. La produzione industriale, come la domanda di importazioni, hanno raggiunto i livelli pre-crisi in quelle aree. Questa grande concentrazione di domanda ha condizionato le opportunità di crescita delle esportazioni, avvantaggiando le economie più integrate in queste zone. I paesi in cui si registra una dinamica più sostenuta delle esportazioni sono quelli che hanno contatti migliori con i paesi asiatici: Australia, Nuova Zelanda, Giappone, corea e Stati Uniti. In Europa solo la Finlandia si avvicina agli stessi livelli. Rimane un problema per l’industria europea il fatto che lo sviluppo si concentri in mercati da noi così distanti: gli scambi si concentrano in quelle aree e i Paesi esterni ad esse perdono quote di mercato.

PERFORMANCE DELLE ESPORTAZIONI: L’ITALIA VA MALE IN EUROPA
Secondo un indicatore di performance delle esportazioni elaborato da Congiuntura.ref, che tiene in considerazione anche la qualità dei prodotti, la competitività di prezzo e la specializzazione, l’Italia si trova in una posizione peggiore rispetto alle altre maggiori economie europee. L’Europa dunque è mediamente peggio posizionata sui mercati asiatici, per ragioni non solo di semplice distanza geografica ma anche per l’effetto dell’apprezzamento dell’euro sul dollaro, e quindi sullo yuan cinese, che ina certa misura limita la nostra capacità di sfruttare il traino della domanda nell’area asiatica.

LE MANOVRE RESTRITTIVE POTREBBERO ESSERE SFAVOREVOLI PER L’EXPORT
Per i Paesi dell’area euro la prospettiva di un rallentamento della crescita del commercio internazione rappresenta un motivo di preocupazione, in quanto la ripresa dell’export potrebbe avanzare ancora più lentamente. In più le politiche di bilancio restrittive potrebbero incidere in modo negativo sulla domanda interna europea, quindi sul commercio infra-area.

L’AUMENTO DEI PREZZI DELLE MATERIE PRIME PORTA A UN DETERIORAMENTO DEI SALDI COMMERCIALI
I Paesi europei hanno beneficiato solo lievemente della ripresa delle ragioni di scambio in quanto hanno subito le conseguenze in termini di aumento del costo delle materie prime. L’aumento del valore delle importazioni ha portato ad un generalizzato deterioramento dei saldi commerciali. La situazione si è peggiorata con la crisi politica del Nord Africa che ha accresciuto le tensioni sul prezzo del petrolio.

E’ DIFFICILE RECUPERARE COMPETITIVITA’ RISPETTO ALL’ECONOMIA TEDESCA
La superiorità della performance delle esportazioni della Germania rispetto alla altre economie europee è il segnale della posizione competitiva di Berlino. La positiva reazione alla crisi, la diminuzione del costo del lavoro e l’andamento delle dinamiche salariali nel Paese tedesco rendono più difficile il recupero della competitività da parte degli altri Paesi europei.

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