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Reddito di emergenza: 3 ragioni di un flop

A causa di requisiti molto rigidi, incompatibilità e difficoltà burocratiche, finora l’Inps ha ricevuto solo un terzo delle domande previste dal Governo (e molte sono state respinte)

Reddito di emergenza: 3 ragioni di un flop

Il reddito di emergenza rischia di essere un flop. A tre settimane dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto Rilancio, l’Inps ha ricevuto circa 240mila domande. Poche. Anzi, pochissime: il Governo, nella relazione tecnica al provvedimento, aveva previsto una platea di 694mila nuclei familiari e ancora oltre si era spinto l’Ufficio parlamentare di Bilancio, che nelle sue simulazioni aveva alzato l’asticella fino a quota 851mila. Come se non bastasse, delle 244.355 richieste arrivate finora all’Inps, circa 39mila sono già state respinte.

È vero che per fare domanda di reddito di emergenza c’è tempo fino al 30 giugno, ma a questo punto – a meno di una clamorosa (e improbabile) impennata di richieste nelle ultime due settimane – è facile prevedere che la misura non aiuterà gli italiani come nelle intenzioni del governo.

Ora, in teoria il reddito di emergenza è più che appetibile: parliamo di un contributo mensile per maggio, giugno e luglio 2020 d’importo compreso fra 400 e 800 euro a seconda del nucleo familiare (840 in presenza di un disabile grave). Possono incassarlo anche gli stranieri, purché abbiano la residenza in Italia.

Come si spiega allora un fallimento del genere? Le ragioni sono diverse.

1) REDDITO DI EMERGENZA: UN OSTACOLO CHIAMATO DSU

Innanzitutto, un problema burocratico: per ottenere il reddito di emergenza bisogna inviare all’Inps una Dichiarazione sostitutiva unica valida. Purtroppo, molti non sanno cos’è, dove si trova o come si compila. Risultato: l’Inps ha ricevuto molte richieste senza Dsu e ha dovuto respingerle.

2) I REQUISITI DI PATRIMONIO E REDDITO

Poi ci sono i requisiti in termini di patrimonio e reddito, evidentemente troppo stringenti:

  • Isee inferiore a 15mila euro.
  • Reddito familiare ad aprile 2020 inferiore all’importo del Rem.
  • Patrimonio mobiliare (cioè l’insieme di risparmi e investimenti) non superiore a 10mila euro nel 2019. Il tetto sale di 5mila euro per ogni componente della famiglia successivo al primo, fino a un massimo di 20mila euro. Solo se all’interno del nucleo è presente un soggetto disabile grave o non autosufficiente (secondo i criteri Isee) il limite viene innalzato a 25mila euro.

3) LE INCOMPATIBILITÀ

Infine, le incompatibilità: non hanno diritto al reddito di emergenza tutte le persone che già beneficiano di un qualsiasi altro aiuto da parte dello Stato, compreso il reddito di cittadinanza e il bonus 600 euro.

Tutti questi paletti hanno ristretto la platea del Rem ben oltre le intenzioni del governo, che a questo punto potrebbe intervenire per correggere il tiro. Un primo intervento potrebbe essere la proroga della scadenza per la presentazione delle domande (ora il 30 giugno). Al momento, però, l’Esecutivo è impegnato negli Stati generali dell’economia.

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