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Quota 100 e Opzione Donna, che flop: uscite a picco nel 2020

A giugno le richieste di uscite con Quota 100 sono diminuite di oltre due terzi su base annua – Pochissime anche le domande per Opzione Donna – Sulle pensioni anticipate l’Inps potrebbe risparmiare fino a 3 miliardi nel 2020

Quota 100 e Opzione Donna, che flop: uscite a picco nel 2020

Quota 100 è in caduta libera. Secondo un’analisi pubblicata sul Sole 24 Ore, a giugno le richieste di pensione anticipata con almeno 62 anni di età e 38 di contributi sono state 47.810, cioè nemmeno un terzo di quelle arriva all’Inps nello stesso mese del 2019.  

Ma non è finita. A perdere appeal è anche la cosiddetta Opzione Donna, un altro canale di pensionamento anticipato che permette alle lavoratrici di ritirarsi con 35 anni di contributi e un’età di 58 anni se dipendenti o 59 anni se autonome. In tutto il primo semestre del 2020 questa possibilità è stata scelta soltanto da 8.842 persone, per una riduzione su base annua superiore al 50%.

Come si spiega tanta disaffezione per due norme che permettono di andare in pensione anche con molto anticipo rispetto ai requisiti per il normale trattamento di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi sia per gli uomini che per le donne)?

La ragione più ovvia è la penalizzazione economica. Quota 100 e Opzione Donna sono molto vantaggiose in termini di tempo, ma chi le sceglie finisce col versare diversi anni in meno di contributi, ottenendo quindi un assegno previdenziale più basso di quello che avrebbe ricevuto se avesse continuato a lavorare. E l’entità del taglio non è per nulla trascurabile: in alcuni casi si arriva a sfiorare il 15%.

In teoria, nel medio periodo, la crisi economica innescata dal Covid-19 potrebbe causare addirittura un aumento dei pensionamenti anticipati con Quota 100 e Opzione Donna, perché la perdita di posti di lavoro e l’incertezza sul futuro potrebbero indurre molte persone ad accettare un assegno più leggero pur di continuare ad avere un reddito certo. È questa la previsione di Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi di Itinerari Previdenziali.

Tuttavia, al momento, sta succedendo il contrario. Sono in calo anche le uscite con il pensionamento anticipato classico (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno in meno per le donne), che a giugno si sono fermate a quota 79.093, in flessione del 17% su anno. Non solo: l’Inps stima che nei prossimi mesi la tendenza si accentuerà, con una diminuzione complessiva dei pensionamenti anticipati pari a 21mila unità.

Se andrà così, il primo a beneficiarne sarà proprio l’Istituto di previdenza, le cui casse potranno finalmente respirare. Secondo l’ufficio studi della Cgil, il risparmio sulla spesa pensionistica potrebbe sfiorare i 3 miliardi di euro nel 2020.

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