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Quirinale: Fi, Iv, Leu e ministri Pd contro l’asse Salvini-Conte su Belloni

Rivolta di Forza Italia, Italia Viva, Leu e mezzo Pd contro l’asse Salvini-Conte per candidare la Belloni alla Presidenza della Repubblica – Oggi due votazioni

Quirinale: Fi, Iv, Leu e ministri Pd contro l’asse Salvini-Conte su Belloni

Si ricomincia. Sesto giorno, settima votazione, settima probabile fumata nera. Eppure venerdì sera, dopo il vertice congiunto tra Matteo Salvini, Giuseppe Conte ed Enrico Letta, sembrava che l’accordo fosse ad un passo. Il segretario del Partito Democratico si era detto “molto ottimista”, mentre gli altri due avevano parlato di una probabile intesa su “una presidente donna”. Il nome a cui tutti hanno immediatamente pensato è quello di Elisabetta Belloni, attuale capo dei servizi segreti italiani.

Col passare delle ore però è arrivato l’ennesimo capovolgimento di fronte e ogni certezza si è sgretolata di fronte ai No di Italia Viva, Forza Italia e Leu. Contrari all’elezione di Belloni anche alcune correnti del Partito Democratico, nonostante il suo nome sia gradito ad un esponente di spicco come Goffredo Bettini. Attenzione anche alle critiche arrivate da Luigi Di Maio, che per la prima volta dall’inizio delle elezioni è sceso in campo con una dichiarazione al vetriolo: “Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso”, ha detto il ministro degli Esteri. “Lo avevo detto ieri: prima di bruciare nomi bisognava trovare l’accordo della maggioranza di governo. Tutto ciò, inoltre, dopo che oggi è stata esposta la seconda carica dello Stato. Così non va bene, non è il metodo giusto”, ha concluso Di Maio

Previsti per stamattina nuovi incontri tra i leader e interni ai partiti, ma pare chiaro come anche la settima votazione si stia avviando velocemente verso un nulla di fatto. Il Partito Democratico, secondo le aspettative, dovrebbe votare scheda bianca, mentre Lega, Coraggio Italia e Forza Italia hanno deciso di astenersi. I Grandi Elettori del Movimento 5 Stelle potranno scegliere tra una delle due opzioni.

Da sottolineare che, a partire da oggi, il centrodestra andrà avanti diviso. “Forza Italia da questo momento in poi discuterà e tratterà autonomamente con le altre forze politiche”, ha annunciato nella tarda serata di ieri il partito fondato da Silvio Berlusconi. Una posizione confermata indirettamente dal coordinatore Antonio Tajani, che stamattina ha affermato: ​​”Parteciperemo al vertice di maggioranza” con Matteo Salvini, Enrico Letta, Giuseppe Conte e Matteo Renzi “per cercare di confrontarci e trovare una soluzione, la più ampia possibile”. A spaccare la coalizione ha contribuito il risultato della quinta votazione, in cui la candidatura della presidente del Senato, Elisabetta Casellati (FI), è stata affossata dal fuoco dei franchi tiratori, molti dei quali provenienti dal suo stesso partito.

Oggi si riparte da zero. Di nuovo. Oltre al nome di Belloni tornano in scena quelli di Mario Draghi e Pier Ferdinando Casini (su quest’ultimo potrebbe convergere proprio Forza Italia). “Il mio nome può essere sul tavolo solo se rappresenta un momento di unità e di convergenza. L’Italia viene prima delle nostre ambizioni personali”. ha risposto Pier Ferdinando Casini a un cronista dell’Ansa. 

“Dobbiamo tentare tutto il possibile per la quadratura del cerchio. Se non si riesce ad arrivare in fondo, e noi tenteremo di fare questo, dopo di che c’è la saggezza del Parlamento, assecondarla è democrazia”, ha spiegato Enrico Letta, aggiungendo che i nomi su cui si è ragionato “sono vari, da Draghi, a Mattarella, passando per Cartabia, Severino, Belloni e altri come Amato e Casini. Attorno a tutti questi nomi si è cominciato a discutere. Poi ciascuno ha fatto delle verifiche a casa sua”. Una volta fatto, “Salvini è uscito con la solita logica del ‘sono io che do le carte’. Questo ha creato un cortocircuito anche con i Cinque Stelle”.

Sullo sfondo aleggia sempre la figura del Presidente uscente Sergio Mattarella. Dopo la pioggia di voti (366) ricevuti alla sesta votazione, interpretata da tutti come un segnale dal basso, un possibile secondo mandato viene ormai considerato possibile, soprattutto da Pd e Italia Viva. 

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