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Progetti di sviluppo: 59 proposte della Fondazione ResPublica

La Fondazione ResPublica, presieduta da Eugenio Belloni e del cui Comitato scientifico è responsabile l’ex ministro Tremonti, ha elaborato un documento per indicare le vie della crescita dell’Italia, che per la prima volta avrà risorse superiori a quelle del Piano Marshall

Progetti di sviluppo: 59 proposte della Fondazione ResPublica

La crisi innescata dal Covid-19 ha provocato in tutto il mondo gravi lutti e sconcerto tra la popolazione, costretta a innaturali restrizioni delle possibilità di mobilità e di relazioni, oltre a una crisi economica così profonda da risultare inimmaginabile in tempi di pace. Eppure, come ogni crisi, anche questa offre delle opportunità per uscirne più forti dal punto di vista economico, ma anche più coesi e solidali sia a livello internazionale che all’interno dei singoli paesi. Per l’Italia in particolare, anche grazie alla solidarietà europea, si apre una finestra di opportunità per sanare vecchie e nuove ferite e per poter riprendere il cammino dello sviluppo interrotto ormai da quasi un trentennio.

Parlare di “occasione unica” non è cinismo, ma dovere di tutti i sopravvissuti nei confronti di coloro che non hanno superato la crisi e di tutti i cittadini che hanno subito restrizioni pesanti e hanno visto falciati i propri redditi in media di un buon 10%. Il Governo è chiamato a una grande prova per stabilire con rapidità come spendere le risorse in arrivo dalla Ue e risolvere la lotta su chi avrà il potere di farlo. Ma non è solo il Governo che dovrà assumersi rilevanti responsabilità, è anche la società civile che deve mobilitarsi nelle sue varie articolazioni per fornire idee e supporti per realizzare quello che si prospetta come un grande piano di risanamento e rilancio economico e sociale, più imponente addirittura di quello approntato nel dopoguerra grazie agli aiuti Usa del piano Marshall. In questo è davvero meritevole l’iniziativa della Fondazione ResPublica – Fondazione di cultura politica – presieduta da Eugenio Belloni con l’ex ministro Giulio Tremonti come responsabile del comitato scientifico, che, avvalendosi della collaborazione di molti studiosi, di uomini d’azienda e di validi esponenti delle professioni liberali, ha prodotto un documento volto ad offrire riflessioni e vere e proprie proposte per avviare la ricostruzione del Paese dopo la fase di emergenza, allo scopo di “creare una nazione più prospera”.

Si tratta di un documento molto ampio (il testo integrale si può trovare sul sito www.fondazionerespublica.org) destinato non solo ai politici, ma in genere alla classe dirigente del nostro Paese, affinché si crei un consenso intorno ad alcune scelte fondamentali che si dovranno compiere nei prossimi mesi. Il documento si articola su cinque capitoli e offre ben 59 proposte concrete di azione. I capitoli riguardano il capitale umano, uno shock fiscale per le imprese, la produttività per la crescita, la rivoluzione tecnologica e gli investimenti pubblici. Si tratta di temi che, almeno nei titoli, sembrano riscuotere un largo consenso. Ma in ogni punto la Fondazione ResPublica offre qualche considerazione originale e proposte concrete su cosa fare e con quale ordine di priorità. Ad esempio, nella parte fiscale si dice con chiarezza che occorre partire dall’abbattimento delle tasse sulle imprese, perché solo in questo modo si ottengono gli effetti maggiori e duraturi sulla ripresa. L’Irpef e l’Iva andranno riviste solo una volta che la ripresa dell’economia sarà avviata e in ogni caso non andranno finanziate a deficit, ma coperte con riduzioni di altre agevolazioni fiscali e con una più efficace lotta all’evasione. A quest’ultimo proposito il documento di ResPublica propone la creazione di un ministero per l’equità fiscale e di coinvolgere nell’individuazione della piccola ma diffusa evasione i Comuni.

Di grande interesse sono le proposte riguardanti la riforma dell’istruzione che passano attraverso un potenziamento degli istituti tecnici e delle lauree specialistiche nei settori che hanno prospettive di maggiore crescita e nei quali già oggi mancano persone specializzate. Per stimolare la competitività bisognerà togliere i freni alla concorrenza soprattutto nel settore dei servizi e migliorare l’ambiente nel quale devono agire le imprese a cominciare dall’eccesso di burocrazia e dalle lentezze e incertezze del diritto e della Giustizia. Per gli investimenti pubblici si dà forse un po’ troppa enfasi al modello Genova, che certo ha avuto risultati, ma che sembra essere stato molto costoso. Probabilmente non basta aggirare il Codice degli appalti, ma occorre riformarlo per rendere le pratiche più veloci e affidabili. Importante è l’idea di un piano straordinario per il miglioramento del contesto urbano, a partire dalle città più grandi, più produttive, ma che certo hanno bisogno ora di una spinta ulteriore per il cambiamento tenendo conto degli effetti che saranno indotti dalla epidemia virale.

Le cose da fare sono molte, ma questo non deve spaventare. Del resto, se si vorrà incidere in profondità sugli assetti strutturali della nostra economia, bisognerà portare avanti contemporaneamente una serie di politiche riguardanti i campi principali scelti dalla studio di ResPublica, che tra loro hanno effetti sinergici e tutti contribuiscono a raggiungere l’obiettivo prioritario che il nostro paese dovrebbe collettivamente darsi: quello di tornare a livelli di crescita almeno paragonabili a quelli degli altri paesi europei e di abbandonare per sempre la scomoda posizione di fanalino di coda in tutte le classifiche sulla crescita e sugli squilibri finanziari e sociali.

Lo studio non entra sul terreno di chi dovrà gestire questo piano di riforme e investimenti. Spetterà alle forze politiche dimostrare che sulla gestione di questa imponente massa di denaro in arrivo dalla Ue (ma, se saremo capaci, anche dal settore degli investimenti privati) non si gioca solo una patita di potere. Questo certo conta, ma bisogna augurarsi che le forze politiche sappiano scegliere per la ricerca del consenso non la più facile strada delle elargizioni clientelari, bensì quella più complessa, e tuttavia anche più solida e duratura, di puntare su vere riforme e modernizzazioni per uno sviluppo robusto e capace di creare più occupati e redditi più elevati.

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