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Processo lungo, dal Senato sì alla fiducia

Con 160 voti a favore e 139 contrari Palazzo Madama approva il Ddl che modificherà alcuni articoli del Codice Penale – Le opposizioni parlano di “legge ad personam” che potrà essere usata nei processi Mills e Ruby – Il presidente dell’Anm Palamara: “Non arriveremo più alle sentenze”.

Processo lungo, dal Senato sì alla fiducia

Il Ddl sul cosiddetto processo lungo ottiene la fiducia al Senato. I voti a favore sono stati 160 (Pdl, Lega e Coesione Nazionale), i contrari 139 (Pd, Idv, Udc, Mpa, Api e Fli). Nessuno si è astenuto. Un risultato prevedibile quello registrato stamattina a Palazzo Madama, considerando che il Governo aveva scelto la strada del voto di fiducia. E’ la 48esima volta dall’inizio della legislatura. Ora il testo riprende la strada della Camera per l’apptrovazione definitiva.

Il provvedimento modifica alcuni articoli del Codice di Procedura Penale che riguardano il giudizio abbreviato e i delitti punibili con l’ergastolo. Fra i vari cambiamenti alla vita dei processi, le nuove misure consentono alla difesa di presentare lunghe liste di testimoni e stabiliscono che le sentenze passate in giudicato non possono più essere considerate come prove definitive. Quest’ultima norma non vale per i processi di mafia e terrorismo. Chi viene condannato all’ergastolo, infine, non può più avvalersi del giudizio abbreviato per sostituire la condanna a vita con 30 anni di carcere. Il provvedimento si applica a tutti i processi in corso, esclusi quelli già chiusi in primo grado.

Secondo l’opposizione si tratta dell’ennesima legge ad personam in favore di Silvio Berlusconi. In particolare, il premier potrà beneficiarne nei processi Mills e Ruby. Stamane in Aula i senatori dell’Idv hanno esibito cartelli con la scritta “Ladri di giustizia”. Critiche pesanti arrivano anche dall’Associazione nazionale magistrati: “Processo lungo significa non arrivare mai a sentenza – scrive in una nota Luca Palamara, presidente dell’Anm – questo provvedimento è dettato dall’esigenza di risolvere situazioni particolari e non porta ad alcun miglioramento dell’efficienza del processo”. Palamara ha poi sottolineato che la legge approvata oggi costituiva “il primo banco di prova” per il nuovo Guardasigilli, Francesco Nitto Palma, che avrebbe dovuto dimostrare “la sua volontà di avere un approccio coerente in favore della giustizia”. Dopo aver giurato ieri di fronte al Capo dello Stato, oggi in Senato il neo ministro è rimasto in silenzio.

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