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Pnrr: Bruxelles chiede a tutti di accelerare. In Italia proteste dei Comuni per i tagli

Gli enti locali chiedono di riavere le risorse tagliate. Fitto prepara un decreto specifico mente l’Ue dice che la “macchina” degli investimenti è lenta

Pnrr: Bruxelles chiede a tutti di accelerare. In Italia proteste dei Comuni per i tagli

Un braccio di ferro che diventa un’ombra sulle prossime elezioni amministrative. I sindaci continuano a chiedere conto al ministro Raffaele Fitto di 7 miliardi di euro tagliati dal Pnrr. Il ministro sta preparando un decreto ad hoc, ma le anticipazioni del provvedimento non convincono gli amministratori locali. 

A febbraio comincia il turno di elezioni amministrative e soprattutto sui progetti di risanamento urbano tagliati, l’Anci fa sentire la propria voce. I progetti sacrificati, in fondo, sono quelli che danno maggiore visibilità ai sindaci. Vedremo come andrà a finire.

La transizione green è sotto il 20%

Intanto Bruxelles chiede una spinta sui Piani a tutti i Paesi interessati. Il 2024 sia l’anno dell’accelerazione, dice l’ultimo documento della Commissione europea, che fa una valutazione sui piani approvati. Al 2026 mancano 24 mesi e il conto alla rovescia in un certo senso è iniziato.

Si tratta di un documento di lavoro – riporta l’Agenzia Gea – ma è indicativo di quello che resta da fare per transizione energetica, ecologica e digitale. La media di avanzamento dei progetti sarebbe del 15% per la transizione verde e del 13% per quella digitale. Insoddisfacente, dunque.

Tra i Paesi più interessati al completamento dei Pnrr ci sono Italia e Spagna che hanno ottenuto il maggior numero di risorse. L’Ue tiene sotto osservazione anche lo stato delle riforme che accompagnano gli investimenti. In questo ambito l’Italia è certamente indietro, nonostante ale quattro rate dei fondi già incassate. 

Le riforme annunciate sono ferme in Parlamento ed è molto difficile che riescano ad essere approvate. D’altra parte i tempi effettivi di applicazione richiedono una valanga di decreti attuativi la cui strutturazione è ancora più complessa.

Sicuramente i tempi monitorati dall’Ue vanno messi a confronto con quelli della cabina di regia, per quanto riguarda l’Italia. Ma se la parte preponderante delle tre opzioni strategiche – energetica, ecologica, digitale – hanno percentuali di avanzamento sotto il 20% il governo Meloni deve assumere un mago.

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