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Pil Italia, Ufficio di bilancio: +3,9% nel 2022 e +1,9% nel 2023

Dopo un primo trimestre difficile, quest’anno la crescita dovrebbe ripartire in primavera – Occhio invece all’inflazione: rischia di essere più persistente del previsto

Pil Italia, Ufficio di bilancio: +3,9% nel 2022 e +1,9% nel 2023

Dopo il +6,5% messo a segno nel 2021, record dal 1976, il Pil dell’Italia dovrebbe crescere quest’anno del 3,9%. Lo scrive nell’ultima “Nota sulla congiuntura” l’Ufficio parlamentare di Bilancio, che su questo versante si allinea alle previsioni già diffuse dalla Banca d’Italia: due settimane fa Luigi Federico Signorini, direttore generale di Via Nazionale, aveva parlato infatti per il 2022 di “una crescita vicina al 4%”.

La risalita inizierà in primavera

L’Ubp spiega che dovremmo arrivare a questo risultato perché, “dopo un primo trimestre molto debole a causa della recrudescenza pandemica”, l’andamento del prodotto interno lordo dovrebbe accelerare a partire dalla primavera, “avvantaggiandosi del progressivo miglioramento delle condizioni sanitarie”.

Una ripresa che, verosimilmente, entro la fine del primo semestre riporterà l’attività economica “ai livelli di fine 2019”, ossia l’ultimo periodo prima dell’arrivo del Covid.  

La previsione per il 2023

Per quanto riguarda invece il 2023, l’Ufficio parlamentare di bilancio ritiene che proseguirà “il graduale percorso di normalizzazione” dell’andamento economico. La crescita del Pil dovrebbe quindi rallentare all’1,9%, “anche per via dell’intonazione meno espansiva delle politiche economiche”.

Nel complesso, le misure di stimolo, i fondi europei e gli interventi programmati con la manovra di bilancio per il 2022 dovrebbe sostenere il Pil “per circa tre punti percentuali nel triennio 2021-23”.

L’inflazione rischia di essere più persistente del previsto

Nella “Nota sulla congiuntura”, l’Upb parla anche dell’inflazione, esortando alla cautela e a evitare di riporre speranze eccessive nella natura temporanea dell’attuale rialzo dei prezzi. “I mercati delle materie prime energetiche sono in questa fase molto volatili – scrive ancora l’Ufficio parlamentare di bilancio – per cui le ipotesi di una flessione delle quotazioni nel 2023 potrebbero rivelarsi superate in breve tempo. Inoltre, le strozzature nell’offerta di beni intermedi e i rincari nei servizi di trasporto, ritenuti da molti analisti come temporanei, potrebbero anche risultare più persistenti di quanto diffusamente atteso”.

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