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Pil Italia, Prometeia-Legacoop: la guerra zavorra la crescita fino al 2025, ma il Pnrr può fare da scudo

Nel 2022 non ci sarà crescita aggiuntiva: il +2,2% delle ultime previsioni (dal +4% di tre mesi fa) è legato per intero all’eredità del 2021 – Il Pnrr vale uno 0,4% in più ogni anno

Pil Italia, Prometeia-Legacoop: la guerra zavorra la crescita fino al 2025, ma il Pnrr può fare da scudo

La guerra blocca la ripresa italiana, azzerando la crescita aggiuntiva prevista per quest’anno. Rispetto a tre mesi fa, la stima sull’andamento del Pil nel 2022 si è quasi dimezzata, passando dal 4 al 2,2%, un valore pari al cosiddetto trascinamento statistico di fine 2021. In altri termini, se chiuderemo l’anno con il segno più, lo dovremo solo all’eredità dei precedenti 12 mesi. A fare i calcoli sono Prometeia e l’area studi di Legacoop, che il 2 maggio hanno pubblicato il “MonitorFase3”, un aggiornamento sulle prospettive dell’economia italiana dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Dall’analisi emerge che, nel più ottimistico degli scenari, a un trimestre primaverile di stagnazione potrà seguire un secondo semestre di ripresa, ma solo in presenza di tre fattori in grado di trainare la crescita:

  1. il recupero non ancora compiuto di una parte dei servizi;
  2. l’impiego del risparmio accumulato da famiglie e imprese;
  3. l’implementazione del Pnrr.

Anche in questo caso, tuttavia, “il 2022 non aggiungerà crescita a quella già ereditata dal 2021”, sottolinea ancora lo studio.

Le previsioni sul Pil nel triennio 2023-2025

Ma non è finita: secondo Prometeia e Legacoop, i prezzi dell’energia sono destinati a rimanere alti ancora a lungo e questo frenerà la ripresa dell’economia italiana anche nei prossimi anni: “Non si recupereranno, nell’orizzonte di previsione, i livelli che prevedevamo prima della guerra, configurando quindi uno scenario in cui il livello di attività rimarrà stabilmente minore”.

Nel dettaglio, la previsione sull’andamento del Pil nel 2023 (elaborata da Prometeia su dati Istat) è stata ridotta in modo significativo, passando dal +2,9 al +2,5%. La stima sulla crescita nel 2024, invece, ha subito una limatura pari a un solo decimale, dal 2 all’1,9%. Stabile, infine, il dato relativo al 2025 (+1,7%).

È chiaro però che su tutti questi numeri continua a gravare l’incertezza della guerra, i cui sviluppi minacciano d’imporre ulteriori revisioni al ribasso nei prossimi mesi.

Il ruolo del Pnrr: da volano per la crescita a strumento di difesa

In questa cornice, Prometeia e Lacoop sottolineano l’importanza del Piano nazionale di ripresa e resilienza: “Se prima della guerra il Pnrr era visto come un fattore di traino della crescita – rileva l’indagine – a maggior ragione adesso rappresenta una grande opportunità per attenuare le ripercussioni negative del conflitto sull’economia”.

Sul tavolo ci sono in tutto 191,5 miliardi, di cui 45,9 già ricevuti dal nostro Paese e altri 31 in arrivo entro la fine del 2023. Nel complesso, sono previsti 134 investimenti (per il 52% destinati al settore delle costruzioni) e 63 azioni di riforma, con un impatto medio annuo sul Pil pari al +0,4%.

I rischi che minacciano l’attuazione del Pnrr

Tuttavia, c’è il rischio che gli investimenti previsti dal Pnrr non seguano la scansione temporale e quantitativa programmata dal governo. Oltre all’aumento dei prezzi di materie prime ed energia, lo studio mette in luce altri tre fattori che potrebbero ostacolare la realizzazione del Piano:

  1. la debolezza delle amministrazioni, che rischia di determinare ritardi o lavori incompleti;
  2. le possibili strozzature nel settore delle costruzioni, che rallenterebbero la realizzazione delle opere pubbliche;
  3. una maggiore incertezza politica e un minore impegno nell’utilizzo dei fondi pubblici.

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