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Pil fermo, l’Italia non cresce più: Borsa in rosso e spread in rialzo

Nel terzo trimestre la crescita italiana si ferma dopo tre anni di espansione e lo spread reagisce immediatamente tornato sopra i 300 punti base – Piazza Affari inverte la rotta dopo un’apertura positiva, contrastate le banche – Su anche i rendimenti, segnale preoccupante per l’asta Btp di oggi

Pil fermo, l’Italia non cresce più: Borsa in rosso e spread in rialzo

L’Italia ha smesso di crescere. Lo dice l’Istat nella stima preliminare valida per i mesi luglio, agosto e settembre. Secondo l’istituto, nel terzo trimestre del 2018 il Prodotto Interno italiano è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti, nei dati preliminari corretti per gli effetti di calendario e destagionalizzati. A livello tendenziale, il tasso di crescita è invece pari allo 0,8 per cento.

La stima resa nota dall’Istat ha immediatamente influito sullo spread che è risalito sopra i 300 punti dai 291 dell’apertura. Segnali preoccupanti anche per l’asta Btp di oggi, con il rendimento del decennale che si è impennato al 3,38%.

Immediata anche la reazione di Piazza Affari che dopo un avvio positivo ha nettamente invertito la tendenza, cedendo lo 0,8%. Contrastate le banche che un’ora fa viaggiavano in territorio nettamente positivo: -0,33% per Intesa Sanpaolo, -1,28% per Unicredit, +0,1% per Banco Bpm e +0,4% per Ubi. Fuori dal Ftse Mib, rallenta la corsa di Mps che aveva iniziato la giornata con un +7,6% e alle 10.30 guadagna lo 0,75%.

Tornando alle stime dell’Istat, “Nel terzo trimestre del 2018 la dinamica dell’economia italiana è risultata stagnante, segnando una pausa nella tendenza espansiva in atto da oltre tre anni”, commenta l’Istituto nazionale di statistica.

“Giunto dopo una fase di progressiva decelerazione della crescita, – spiega ancora l’Istat – tale risultato implica un abbassamento del tasso di crescita tendenziale del Pil, che passa allo 0,8%, dall’1,2% del secondo trimestre”.

Nel terzo trimestre è aumentato il valore aggiunto in agricoltura, sivicoltura, pesca e servizi, ma è diminuito quello dell’industria. Non a caso, “questa stima, che ha natura provvisoria, riflette dal lato dell’offerta la perdurante debolezza dell’attività industriale – manifestatasi nel corso dell’anno dopo una fase di intensa espansione – appena controbilanciata dalla debole crescita degli altri settori”, afferma l’Istat.

La variazione acquisita per il 2018 è pari a +1%. Questa è la stima preliminare della crescita che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nell’ultimo trimestre dell’anno.

Da tenere in considerazione che, il terzo trimestre del 2018 ha avuto due giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero rispetto al terzo trimestre del 2017.

 

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