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Petrolio: Saudi Aramco fa dietrofront, salta l’Ipo da record

Quello che doveva essere il più grande collocamento azionario iniziale non solo del secolo ma di tutti i tempi, da circa 100 miliardi di dollari, appare essersi arenato – A frenare il progetto il rialzo del prezzo del petrolio e i rischi legali.

Petrolio: Saudi Aramco fa dietrofront, salta l’Ipo da record

Salta l’Ipo del secolo. Secondo fonti citate dal Wall Street Journal non si farà più, né adesso e né per l’immediato futuro, la quotazione in Borsa di Saudi Aramco, il gigante petrolifero dell’Arabia Saudita. Quello che doveva essere il più grande collocamento azionario iniziale non solo del secolo ma di tutti i tempi, da circa 100 miliardi di dollari, appare dunque essersi arenato. “Tutti sono praticamente certi che l’Ipo non avverrà’”, ha ammesso un senior executive della stessa Aramco al Wsj. La conclusione sarebbe stata che una quotazione su una grande Borsa quale New York, Londra e anche Hong Kong comporterebbe in particolare troppi rischi legali, esponendo Aramco e i suoi vertici a potenziali ricorsi da parte dei soci.

A frenare gli entusiasmi ha contribuito in maniera determinante inoltre il rincaro dei prezzi del petrolio: sono raddoppiati a circa 80 dollari al barile rispetto agli inizi del 2016, riducendo l’urgenza di una Ipo al fine di rastrellare risorse per ricalibrare il futuro dell’Arabia Saudita. Lo stallo dell’Ipo minaccia ripercussioni che vanno al di la’ dei mercati, dove avrebbe dato vita al maggior gruppo quotato nella storia e fatto la fortuna delle banche d’investimento di Wall Street e globali. Era infatti, anche e soprattutto, uno dei pilastri centrali, se non il pilastro per eccellenza, delle strategie di ammodernamento dell’intera economia del Paese del Golfo Persico, del suo avvicinamento alla finanza occidentale: un ulteriore segnale di distensione e di amicizia con il presidente Trump (he nei suoi tweet aveva invitato esplicitamente Aramco a quotarsi a Wall Street) e anche un piano per renderla in prospettiva meno dipendente dal greggio. Avrebbe raccolto probabilmente cento miliardi di dollari, attraverso la cessione di una quota del 5% sulla base di una valutazione dell’intero impero di duemila miliardi. Anche un’ipotesi alternativa, di vendita diretta di una quota alla Cina, sembra tramontata.

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