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Petrolio alle stelle, Apple sotto pressione

Greggio sopra i 66 dollari, rame a i massimi – Le vendite di iPhone X sono largamente inferiori alle attese – Oggi asta Bot da 9 miliardi, domani in arrivo 7 miliardi di Btp

Petrolio alle stelle, Apple sotto pressione

Spese di Natale alle stelle, quotazioni del petrolio e del rame pure. Apple in affanno, banche e General Motors scoprono che la riforma fiscale Usa può essere un boomerang. Non mancano le novità al termine del lungo ponte natalizio, sufficienti ad animare la settimana corta dei listini, l’ultima di un anno ricco di soddisfazioni che si chiuderà, tra oggi e domani, con le prime aste del Tesoro italiano del 2018.

IL GREGGIO SOPRA 66 DOLLARI, RAME AI MASSIMI

A caratterizzare i mercati asiatici stamane è il rialzo delle materie prime. L’esplosione dell’oleodotto che porta al terminal di Sidra, sulla costa libica del Mediterraneo ha provocato una brusca caduta della produzione (da 260mila barili a non più di 70mila) con immediata ricaduta sui prezzi del petrolio. Il Wti è schizzato ieri sera oltre i 60 dollari, mentre il Brent tratta stamane a 66,63 dollari (+2,3%). L’aumento dei prezzi si è trasferito sulle quotazioni dei petroliferi. A Wall Street ci sono stati rialzi tra 0,8 e 2.5% per Chevron, Exxon e Conoco Philips.

In forte ascesa anche il prezzo del rame, balzato ai massimi da 3 anni e mezzo a 7,210 dollari alla tonnellata, in attesa di una ripresa della domanda cinese.

Avanzano i listini cinesi: Shanghai e Shenzhen, con un rialzo dello 0,3%, si avviano a chiudere il 2017 con un guadagno del 22,5%. Chiusa Hong Kong, che nella sua ultima seduta, il giorno 22, ha ritoccato al rialzo il guadagno dell’anno: +34,4%, record dal 2009.

Performance annuale positiva anche per il Nikkei giapponese (+22,5%), sostenuto dagli eccellenti dati sull’occupazione (i senza lavoro sono scesi al 2,7%, ai minimi dal 1993) e dell’inflazione, in timida ripresa allo 0,9%. Stamane la Borsa di Tokyo è in lieve calo (-0,2%) in linea con la chiusura di Wall Street.

NATALE SUPER IN USA, MA WALL STREET È DEBOLE

Segnali contrastanti hanno condizionato infatti i mercati americani. Il Dow Jones ha chiuso la seduta con un impercettibile calo dello 0,03%, S&P 500 -0,11%. Peggio il Nasdaq (-0,3%).

Le note positive sono arrivate dal fronte delle spese di Natale. Mai così buone le vendite di Natale sia per l’e-commerce che per il commercio tradizionale. Gli acquisti via web, secondo le proiezioni sui dati elaborati dall’osservatorio di MasterCard, sono crescite del 18,1%, favorendo il rialzo di Amazon (+0,7%), l’unico gigante di Internet in terreno positivo. In forte crescita anche i grandi magazzini, con progressi di fatturato tra il 12 e il 17%. Salgono a Wall Street Kohl ( +4,5%) e Macy’s (+5% ). Guadagni record anche per Footlocker e Nordstrom.

DELUDONO LE VENDITE DELL’IPHONE X

Le notizie negative arrivano dai listini tecnologici, a partire da Apple (-2,5%) dopo la pubblicazione di un report del Taiwan Economic Daily da cui risulta che le spedizioni di iPhone X sono largamente inferiori alle attese: non più di 30 milioni di pezzi contro i 50 milioni previsti. La discesa ha coinvolto i fornitori di Apple, da Broadcom a Skyworks Solution, ma ha finito con il contagiare l’intero settore tecnologico, compresi Facebook, Google, Alphabet e Netflix. I big della Silicon Valley, del resto, sono tra quelli che beneficeranno di meno dalla riforma fiscale, perché già oggi pagano in media solo il 24% sui profitti.

A proposito di tasse, il Financial Times ha rilevato che la riforma di Trump avrà un effetto collaterale pesante per le banche che usufruiscono ancora dei crediti d’imposta dopo la crisi del 2008. Le detrazioni, infatti, dovranno essere applicate sulle nuove aliquote del 21% e non sul 35%, come in passato. Il fenomeno colpirà anche General Motors (14 miliardi di crediti).

BITCOIN IN RISALITA, MA PESA LO STOP DI ISRAELE

Continuano a raffica le emozioni sulla valuta elettronica Bitcoin, rimbalzata stamane a quota 15.865 dollari, comunque ben lontano dai massimi (19.666) del 17 dicembre.

Il regolatore del mercato azionario israeliano ha avviato la procedura per vietare la quotazione sulla borsa locale di aziende i cui “servizi principali” sono in valute digitali, mentre quelle già quotate ma che sposteranno la maggioranza della propria operatività su servizi di moneta digitale saranno rimosse dal listino. Le motivazioni sono da ricondurre a timori di bolla speculativa ma anche di frode attraverso l’aggiramento del regolatore.

OGGI 9 MILIARDI DI BOT, DOMANI 7 MILIARDI DI BTP

La settimana finanziaria corta in Piazza Affari sarà dominata dalle aste del Tesoro, le prime con regolamento nel 2018. Oggi il ministero offrirà Bot a sei mesi per 6,5 miliardi e Ctz per 2,5 miliardi. Domani sarà la volta dell’asta a medio-lungo termine: tra 5 e 7 miliardi spalmati sui Btp a cinque anni, due decennali (giugno 2027 e agosto 2027) e CctEu.

NEL 2018 OFFERTA IN CALO (-30 MILIARDI)

Nel pomeriggio del 22 sono uscite le linee guida di gestione del debito pubblico, le ultime firmate da Maria Cannata che a febbraio lascerà a direzione del dipartimento del Tesoro.

Nel 2018 la richiesta per il debito si ridurrà di 30 miliardi (184 miliardi esclusi i Bot) ma l‘offerta netta sarà positiva sul tratto extra-lungo, a fronte dell‘assenza di scadenze di titoli dai 15 anni in su. L’obiettivo è di portare la durata media del debito, oggi pari a 6,9 anni, a 7 anni. L‘anno prossimo ci sarà almeno un‘emissione di Btp Italia con scadenza 6 anni.

GIALLO DI NATALE PER L’EURO. SPADA DI DAMOCLE SULL’ILVA

Nell’eurozona gli appuntamenti più importanti, in programma venerdì, riguardano i dati sull’inflazione in Germania e Spagna.

Il giorno 24 a Wall Street l’euro è precitato per pochi minuti a 1,1558 sul dollaro, salvo poi correggere a 1,1870. La sbandata è stata provocata, pare, dall’immissione errata di ordini elettronici in una giornata di scambi molto ridotti.

Sempre calda, al di fuori di Piazza Affari, la questione Ilva. L’agenzia Reuters riporta che Arcelor Mittal ha chiesto la revisione del contratto dello scorso giugno per prevedere espressamente “il rischio giudiziario” quale causa di nullità.

Nell’eurozona gli appuntamenti più importanti, in programma venerdì, riguardano i dati sull’inflazione in Germania e Spagna.

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