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Pensioni: i 15 lavori gravosi esentati dall’aumento dell’età a 67 anni

Ecco, una per una, le categorie di lavoratori per le quali non scatterà l’innalzamento dell’età pensionabile a partire dal 2019 – Saranno quasi 50.000 i soggetti beneficiari – Le informazioni sulle nuove regole.

Pensioni: i 15 lavori gravosi esentati dall’aumento dell’età a 67 anni

Per 15 categorie di lavoratori non scatterà l’innalzamento dell’età della pensione a 67 anni previsto dalla legge a decorrere dal 2019. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha infatti firmato il decreto ministeriale tramite il quale si stabilisce il blocco, a partire dal prossimo anno, dell’adeguamento alla speranza di vita per tutti coloro che esercitano le attività gravose e le mansioni usuranti individuate nel corso delle trattative degli ultimi mesi.

Chi svolge le suddette professioni “gravose” potrà dunque accedere alla pensione all’età di 66 anni e 7 mesi, con uno “sconto” di 5 mesi rispetto a tutti gli altri lavoratori che dal 2019 dovranno conformarsi alle nuove regole.

Il decreto ministeriale è stato adottato in attuazione di quanto previsto dall’articolo 1 della legge di bilancio 2018 ,a seguito dell’intesa contratta con Cisl e Uil nel mese di novembre. Per l’entrata in vigore ufficiale mancano dunque gli ultimi due passaggi “formali”: la registrazione del provvedimento da parte della Corte dei Conti e la pubblicazione dello stesso in Gazzetta Ufficiale.

Da sottolineare che, le 15 categorie di lavoratori “esentati” dall’aumento dovranno però rispettare alcune regole:

In totale, come spiega il tecnico di Palazzo Chigi Stefano Patriarca, “il decreto consente di allargare la platea dell’Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette nel 2019 e 2020 il pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di vita a circa 49.800 lavoratori“.  

49.800 persone che si aggiungono agli oltre 69mila che potranno usufruire dell’Ape Sociale o andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età raggiunta.

Nel complesso – continua Patriarca “tra il 2017 e il 2020 circa 119.200 persone potranno, se vorranno, anticipare l’uscita dal mercato del lavoro senza nessuna penalizzazione della pensione. Tutto ciò con un intervento finanziario a carico dello Stato coerente con le necessità di stabilizzazione finanziaria del bilancio pubblico”.

Ma quali sono le 15 categorie di lavoratori che, grazie all’entrata in vigore del decreto, potranno andare in pensione “prima di tutti gli altri”? Eccole una per una:

  1. operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici,
  2. conduttori di gru o di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni,
  3. conciatori di pelli e pellicce,
  4. conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante,
  5. conduttori di mezzi pesanti e camion,
  6. personale delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni,
  7. addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza,
  8. insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido,  
  9. facchini e addetti allo spostamento merci,  
  10. personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia,
  11. operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti,
  12. operai agricoli,
  13. marittimi,
  14. pescatori,
  15. operai siderurgici di seconda fusione.

Ricordiamo inoltre che non saranno soggetti all’adeguamento alla speranza di vita, e dunque all’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni anche coloro che hanno mansioni usuranti e notturne per almeno sette anni negli ultimi dieci precedenti il pensionamento o, in alternativa, per almeno metà della vita lavorativa fermo restando un requisito contributivo minimo di 30 anni.

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