Condividi

Parità di retribuzione uomo-donna: primo sì del Parlamento per superare un divario di almeno il 13%

Il Parlamento italiano prende posizione contro il divario salariale di genere, con misure mirate a coinvolgere le parti sociali e adottare trasparenza retributiva, rispondendo alle direttive europee

Parità di retribuzione uomo-donna: primo sì del Parlamento per superare un divario di almeno il 13%

Accantonata per il momento la questione del salario minimo, l’attenzione del Parlamento è stata richiamata a garantire almeno la parità di retribuzione tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Tema all’interno della legge di delegazione europea 2022-2023 per il recepimento, in pratica, delle direttive Ue. Il primo passo è stato compiuto dall’aula di Montecitorio che appunto ha votato la delega al governo per il recepimento. Poi toccherà al Senato.

Divario retributivo ancora persistente in Europa

Dati citati da una delle direttive all’interno della delegazione europea 2022-23 dimostrano come “il divario retributivo di genere nell’Unione persiste: si è attestato al 13 % nel 2020, con variazioni significative tra gli Stati membri, e negli ultimi dieci anni si è ridotto solo in misura minima”. Una diversità “causata da vari fattori, quali gli stereotipi di genere, il persistere del «soffitto di cristallo» e del «pavimento appiccicoso» e la segregazione orizzontale, compresa la sovrarappresentazione delle donne che svolgono lavori a bassa retribuzione nel settore dei servizi, e la diseguale condivisione delle responsabilità di assistenza. Inoltre, il divario retributivo di genere è in parte dovuto alla discriminazione retributiva basata sul genere, sia diretta che indiretta. Tutti tali elementi costituiscono ostacoli strutturali che pongono sfide complesse per quanto riguarda l’offerta di posti di lavoro di buona qualità e la realizzazione della parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore e hanno conseguenze a lungo termine quali il divario pensionistico e la femminilizzazione della povertà”.

L’impatto del Covid

A complicare la situazione ci si è messo anche il Covid che ha avuto “un impatto negativo sproporzionato sulle donne e sulla parità di genere, e la perdita di posti di lavoro si è concentrata spesso nei settori a bassa retribuzione e a prevalenza femminile”.

Da tutto questo l’appello contenuto nella direttiva europea: “tali conseguenze hanno reso ancora più pressante l’esigenza di affrontare la questione della parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Rafforzare l’attuazione del principio della parità di retribuzione attraverso ulteriori misure è particolarmente importante per garantire che i progressi compiuti nel far fronte alle disparità retributive non siano compromessi”.

Parità di retribuzione tra uomini e donne: l’Italia si muove

Nel testo approvato dalla Camera si sottolinea la necessità di introdurre disposizioni volte a individuare gli strumenti o le metodologie per valutare e raffrontare il valore del lavoro, prevedendo anche un coinvolgimento delle parti sociali nella definizione di tale valore ed evitando incertezze interpretative e applicative. Inoltre, ai fini del rafforzamento dei meccanismi di trasparenza retributiva, estendere a una più ampia platea di destinatari gli obblighi concernenti l’accessibilità e le comunicazioni di informazioni sul divario retributivo, tenuto conto della rilevanza delle informazioni sul divario retributivo di genere.

Commenta