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Ocse, in Italia cresce la disuguaglianza dei redditi

L’organizzazione con sede a Parigi ha registrato un notevole aumento della disparità nei redditi nei Paesi: negli ultimi 30 anni le differenze tra i più ricchi e i più poveri si sono accentuate soprattutto in Germania, Danimarca e Svezia. In Italia, dal 1980, la disuguaglianza è più che triplicata. La soluzione: investire in occupazione e risorse umane.

Ocse, in Italia cresce la disuguaglianza dei redditi

E’ la prima volta nella storia che nei Paesi avanzati crescono, invece di diminuire, le disuguaglianze dei redditi. Eppure è questa la fotografia scattata dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Il valore del reddito medio del 10% della popolazione più ricca dei 34 paesi Ocse rappresenta nove volte il reddito del 10% più povero. Il rapporto sale a 10 a 1 in Corea, in Italia, in Giappone e nel Regno Unito e si alza a 14 a 1 negli Stati Uniti, in Israele e in Turchia. La crescita tendenziale maggiore si è registrata nel Regno Unito: le disparità dei redditi è aumentata al ritmo più rapido che in ogni altro paese dell’Ocse dal 1975. Solo due paesi sono riusciti a invertire la tendenza, il Messico e il Cile, dove però i redditi dei più ricchi rimangono 25 volte più alti di quelli dei più poveri.

ITALIA – Nel nostro Paese la disuguaglianza dei redditi tra le persone in età lavorativa ha iniziato ad aumentantare in modo drastico dai primi anni ’90 e si conferma superiore alla media degli altri paesi Ocse. Nel 2008, il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero, di 4.877 euro. Lo stesso rapporto in Francia è di 7 a 1, dove il reddito medio del 10% più ricco è di 61mila euro contro gli 8.700 dei 10% più povero.

La proporzione dei redditi più elevati è aumentata di più di un terzo. La proporzione di reddito detenuta dallo 0.1% della popolazione è aumentata da 1.8% a 2.6% nel 2004. Allo stesso tempo, le aliquote marginali dell’imposta sui redditi più alti si sono quasi dimezzate passando dal 72% nel 1981 al 43% nel 2010.

Tra le persone con i redditi più alti, prevalgono i redditi da lavoro autonomo, al contrario di molti altri Paesi Ocse. La quota dei redditi da lavoro autonomo sul totale è aumentato del 10% dalla metà degli anno ’80 al 2008. Se da una parte è diminuita la redistribuzione attraverso i servizi pubblici, dall’altra la capacità di stabilizzare la diseguaglianza del sistema impositivo e dei sussidi è aumentata. Tuttavia, l’aumento della disuguaglianza dei redditi da lavoro maschile rimane la prima causa dell’aumento della disuguaglianza totale e ne spiega la metà.

L’Ocse suggerisce la stessa ricetta che aveva auspicato qualche giorno fa, quando avvertì della recesessione che l’Italia sperimenterà nel 2012. Innanzitutto ci vuole un maggiore stimolo all’occupazione e allo sviluppo di risorse umane. Inoltre è necessario che la riforma delle politiche fiscali e previdenziali non colpiscano i gruppi a basso reddito, ma che queste fasce vengano aiutate attraverso politiche di sostegno del reddito. Infine, nel contesto italiano, bisogna che “la fiscalità assicuri che i soggetti più abbienti contribuiscano in giusta misura al pagamento degli oneri impositivi”.

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