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Npl, svolta del Banco Bpm e compromesso della Bce

Con la cessione di 9,5 miliardi di euro di sofferenze bancarie, il Banco Bpm ha tenuto ieri a galla Piazza Affari e ha dato un altro segnale al mercato che sugli Npl l’Italia ha quasi completato la pulizia in attesa del compromesso che prepara la Bce – Sui dazi Trump alza ancora il tiro ma la Cina allenta la stretta

Si fanno sentire i primi effetti della guerra dei commerci. Il Wall Street Journal rileva che, complici i dazi su alluminio ed acciaio, i listini delle lavatrici in Usa sono saliti del 17% nell’ultimo trimestre. Ancor più inquietante, da aprile la Cina ha ridotto di una decina di miliardi lo stock di titoli del Tesoro Usa. Poca cosa (in cassa ci sono 1.100 miliardi di t-Bond), ma sufficiente a spaventare il titolare del Tesoro, Steven Mnuchin. Ma non il presidente Donald Trump che minaccia di alzare fino ad un totale di 450 miliardi i dazi sul made in China. Peter Navarro, l’ideologo della guerra commerciale, ribadisce che “gli Usa vinceranno”. Pechino ringhia contro “il ricatto”, prepara una risposta dolorosa (principale bersaglio l’industria del petrolio) ma, per attutire l’impatto sulle aziende, la banca centrale annuncia un taglio alle riserve obbligatorie.

Si spiega così l’andamento contrastato dei listini: deboli Wall Street (come le Borse europee), in timida ripresa stamane in Asia. Ma le previsioni volgono al brutto.

Prove di rimbalzo in Asia. Alcune hanno girato in positivo nel corso della notte, altre si sono allontanate dai minimi toccati in avvio di seduta.

L’indice Nikkei di Tokyo sale dello 0,3%. Hong Kong guadagna lo 0,3%, Seoul lo 0,9% e Mumbai lo 0,3%. Scende ancora l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen (-0,6%) dopo il tonfo di martedì. A Shanghai è scattata la rete di protezione degli azionisti delle 30 società dell’indice delle blue chip.

Chiusura in calo a Wall Street, ma sopra i minimi di giornata. L’indice Dow Jones (-1,15%) ha cancellato i guadagni del 2018. S&P 500 -0,40%, giù anche il Nasdaq (-0,28%). Tiene il Russell 2000 (+0,1%), il listino delle piccole imprese, meno toccato dai problemi di import/import e dall’aumento del dollaro rispetto allo yen (110,1) ed all’ euro (1,157).

Guida i ribassi Boeing (-3,8%), il titolo più legato all’export con la Cina assieme a Caterpillar (-3,6%).

Si profila un’uscita storica dal Dow Jones: General Electric (-1,9%), presente dal 1907, lascerà dal 26 giugno il listino delle blue chip. Il posto del conglomerato, uno dei simboli del capitalismo del secolo scorso, sarà preso da Walgreen Boots Alliance, il colosso delle farmacie controllato dal milanese Stefano Pessina.

Da segnalare anche l’ennesimo record di Netflix:+ 4% a 404 dollari.

Il petrolio Brent è in lieve ribasso a 75, 1 dollari il barile, ieri in chiusura ha segnato 75,3 dollari il barile. A Vienna intanto, stanno incominciando ad arrivare i ministri dell’energia dei paesi membri dell’Opec: l’assemblea si apre venerdì. Il ministro dell’Iran, intercettato dai giornalisti all’aeroporto, ha detto che il meeting non si dovrebbe concludere con un accordo sulla produzione. Bijan Ndar Zanganeh ha precisato polemicamente che il cartello dei paesi è un’entità autonoma, non fa parte del Dipartimento per l’Energia degli Stati Uniti. A Milano arretra Eni (-0,1%). Tenaris -1,03%.

A MILANO LE BANCHE FANNO SCUDO AL RIBASSO

Tiene Piazza Affari grazie alle banche. Lo scudo dei titoli del credito ha protetto il listino italiano dai venti di guerra sui commerci che hanno affossato i mercati asiatici e provocato il ribasso degli altri listini europei, con l’eccezione di Madrid. Perde colpi l’euro, stabilmente sotto quota 1,16 sul dollaro dopo le nuove rassicurazioni sui tassi di colomba Mario Draghi.

MERKEL-MACRON: INTESA SUL FONDO MONETARIO EUROPEO

Da segnalare anche l’intesa Merkel-Macron sull’aumento del budget della Ue da proporre in occasione del prossimo vertice europeo assieme alla trasformazione del Meccanismo Europeo di stabilità in un Fondo Monetario Europeo in grado di intervenire nelle crisi bancarie (la crisi di Deutsche Bank ha senz’altro favorito la conversione dei falchi tedeschi).

Milano (-0,07%) chiude poco sotto la parità al termine di una lunga rincorsa dal -1,6% di inizio giornata. Grazie al colpo di reni del comparto bancario l’indice Ftse Mib è risalito addirittura in terreno positivo prima di una lieve correzione, comunque sopra quota 22 mila (22.084).

Sotto tiro i listini dell’Europa “core”. Peggio di tutti ha fatto Francoforte -1,18% davanti a Parigi -1,10% nel giorno dell’incontro tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Più modesto il calo di Londra (-0,39%). Madrid -0,1%.

SOS SVIZZERO: L’INCERTEZZA ITALIANA RAFFORZA TROPPO IL FRANCO

In ribasso Zurigo (-0,75%), frenata dalla forza del franco sopra 1,15 sull’euro: l’apprezzamento di circa il 5% è stato in gran parte guidato dagli investitori in cerca di una valuta sicura. Il governo svizzero, presentando le sue ultime previsioni economiche, ha messo in guardia sul rafforzamento dell’incertezza politica in Italia, con conseguenze potenzialmente preoccupanti per il franco.

LEGA-M5S: PIÙ FLESSIBILITÀ PER I CONTI DEL BEL PAESE

Regole di bilancio più flessibili e spazi maggiori per le spese produttive ma barra dritta sul debito perché “è bene non mettere a repentaglio il percorso discendente del rapporto debito/Pil: il consolidamento di bilancio è una delle condizioni necessarie per mantenere e rafforzare la fiducia dei mercati”. Così il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.

Nella risoluzione al Def presentata dai partiti di maggioranza si impegna il governo “ad assumere tutte le iniziative per favorire il disinnesco delle clausole di salvaguardia inerenti l’aumento dell’aliquota Iva e delle accise su benzina e gasolio” e “a individuare misure da adottare nel 2018 nel rispetto dei saldi di bilancio”. Ma nel documento parlamentare viene ribadita la domanda di flessibilità all’Europa con l’obiettivo di chiedere lo slittamento del pareggio di bilancio di un anno, dal 2020 al 2021, rimodulando il deficit nel “rispetto dei vincoli europei”.

Le indicazioni in arrivo dal Parlamento non sono piaciute al mercato del debito.

Nel corso della seduta lo spread è salito ad un massimo di 226 punti, per poi chiudere a 218 (+ 2 rispetto alla vigilia). Analogamente il tasso del decennale ha chiuso a 2,55%, sui livelli della scorsa chiusura (2,56%), dopo un massimo in giornata a 2,61% e un minimo a 2,54%.

DRAGHI RIBADISCE: SUI TASSI SAREMO PAZIENTI

La Banca centrale europea alzerà i tassi d’interesse in maniera “paziente” e “graduale” con il recupero dell’inflazione nell’eurozona ha detto ieri il presidente Mario Draghi parlando a Sintra nell’incontro dei banchieri centrali. “Rimarremo pazienti nello scegliere le tempistiche del primo innalzamento dei tassi e utilizzeremo un approccio graduale per adeguare la politica successivamente”.

La recente forte volatilità vista sui titoli di Stato italiani a breve si deve in parte a fattori tecnici oltre che a timori politici. A dirlo è stato Davide Iacovoni, responsabile del debito pubblico.

PIMCO: SUI BTP NON SI RIPETERÀ LA CRISI DEL 2011

I tassi dei titoli italiani potrebbero salire ulteriormente ma non eguagliando la situazione vista con la crisi del debito del 2011. A sostenerlo è stato Scott Mather, uno dei Cio di Pimco, primo investitore in bond del mondo. “I tassi dei titoli italiani sono già saliti, provocando un allargamento di oltre 100 punti base – ha detto – Potrebbero salire di più? Sì, pensiamo che questo potrebbe essere il trend ma non come nel 2011”.

EXODUS, COSÌ BPM ESCE DALLE SOFFERENZE

È stata la grande giornata di Banco Bpm (+5,6%), sostenuta dalla vendita delle sofferenze che hanno gravato sulla banca fin dalle nozze tra Bpm e Pop. Verona.

La banca ha potuto annunciare l’operazione Exodus, ovvero la cessione di sofferenze per 9,5 miliardi per un prezzo complessivo pari al 34,3% del prezzo nominale. Diversi gli acquirenti: Dobank, Cerberus, Prelios, Guber ed un consorzio capitanato da Christofferson Robb. Le sofferenze nette calano così al 3,2% degli impieghi (contro il 7,1% al momento della fusione). Inoltre, la banca ha messo in vendita un’ultima tranche da 3,5 miliardi di debiti in sofferenza oltre alla piattaforma messa a puto dall’istituto. L’operazione porterebbe il totale di debiti non performing ceduti al target di 13 miliardi, con due anni di anticipo.

LA BCE PREPARA UN COMPROMESSO SUGLI NPL

Exodus (cioè l’approdo alla terra promessa libera dai debiti) ha coinciso con la notizia che la vigilanza della Banca centrale europea sta pensando ad un compromesso sui non performing loans. In particolare, si sta pensando di dare alle banche un certo numero di anni per occuparsi delle sofferenze, come previsto dalla proposta originaria, ma con l’introduzione di eccezioni, per esempio per i Paesi con un sistema giudiziario lento, che rende il recupero del collaterale complicato, come nel caso dell’Italia. Malgrado la forte riduzione registrata negli ultimi due anni, le banche della zona euro hanno ancora 721 miliardi di euro di crediti deteriorati, la maggior parte dello stock è concentrata in Italia, Grecia e Portogallo.

Immediato l’effetto sul paniere del settore che ha terminato le contrattazioni con un progresso dello 0,97%. Unicredit (+0,77%) poco meglio di Intesa (+0,49%). Toniche Bper Banca (+3,39%) e Ubi Banca (+3,07%).

Dobank in calo (-1,09%) nel giorno della presentazione del piano industriale.

Tra le assicurazioni Generali ha guadagnato lo 0,38% a 14,585 euro dopo che Banca Imi ha confermato sul titolo la raccomandazione add, con prezzo obiettivo che passa da 18,3 a 16,8 euro, ancora sopra gli attuali prezzi di Borsa.

I DAZI PESANO SU AUTO E TECH: STM -4,2%

Lo scontro a suon di dazi tra Washington e Pechino ha pesato sugli industriali, in particolare sull’automotive e sulla tecnologia: Stm ha lasciato sul terreno il 4,24%, Cnh Industrial -3,12%, Prysmian -1,33%,

In frenata anche Fiat Chrysler (-1,43%), Ferrari (-1,57%) e Brembo (-1,06%).

FERRAGAMO COLLOCA IL 3,5% DEL CAPITALE

In affanno anche il lusso: Moncler -3,09%, Salvatore Ferragamo -1,45%. La finanziaria capofila Finanziaria, azionista di maggioranza della maison fiorentina, ha annunciato la cessione di 5,9 milioni di azioni, pari a circa il 3,5% del capitale, a investitori istituzionali attraverso un Accelerated book Building. Ferragamo Finanziaria detiene il 57,8% di Ferragamo.

Hanno retto le utilities e i difensivi: A2A +2,35%, Snam +2,09%, Terna +1,78%, Italgas +0,58%. Credit Suisse ha tagliato il target price a 5,10 euro. Enel -0,06%.

RECORDATI, IN VISTA LA CESSIONE A CVC

In grande evidenza Autogrill (+4,1%) che sale in scia alle indicazioni di stampa secondo cui il gruppo potrebbe considerare l’Ipo della controllata americana HMS Host.

Reazione positiva di Recordati alle indiscrezioni sull’acquisizione di una partecipazione da parte di Cvc: +2,66%. Sarebbe in fase avanzata di una discussione con l’azienda per rielevare una quota di controllo di oltre 3 miliardi di euro.

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