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Npl e Catalogna, due mine vaganti per banche e mercati

La Vigilanza Bce minaccia una stretta ancora più dura sugli Npl e non solo per il futuro – I mercati aspettano con ansia il verdetto catalano sull’indipendenza, fortemente contrastata da Madrid – Banche ancora sotto pressione – Opa su Commerz? – Fuochi d’artificio sulle tv di Mediaset e sulla Ferrari

Il Financial Times fa sapere che la Vigilanza della Banca centrale europea non ha detto tutta la verità sulla disciplina dei non performing loans. Tra le pieghe dei nuovi regolamenti emerge che la Bce vuole imporre rigidi automatismi anche nella gestione dei crediti in sofferenza del passato: la nuova normativa, molto severa, si dovrà perciò anche applicare anche al pregresso. Lo ha confermato Yves Mersch, membro della Bce, precisando che “c’è una parte di proposte sugli Npl che sono destinate al futuro e c’è una consultazione pubblica che è in corso per lo stock di questi crediti non performanti e che riguardano tutta l’Europa”.

La novità minaccia da vicino la ripresa italiana, ha sottolineato ieri il ministro Carlo Calenda: “Faremo una battaglia in Ue, è un tema politico non tecnico, quella delle banche è una questione politica altrimenti ci troviamo nella situazione del bail-in”.

A proposito di banche, intanto, è sempre più vicina la saldatura franco-tedesca. Dopo Bnp Paribas è toccato a Crédit Agricole proporre, tramite un’intervista a Handelsblatt, un’Opa su Commerzbank. Da Parigi filtra anche un’altra proposta: un‘emissione di titoli pubblici franco-tedesca. Difficile che se ne faccia qualcosa, ma è un altro segnale che si profila di nuovo un’Europa a più velocità. E noi, impegnati a difendere gli Npl, non ne facciamo parte.

Un applauso per Richard Thaler, premio Nobel per l’Economia per aver costruito un ponte tra “l‘economia e le analisi psicologiche dei processi decisionali individuali”. Ha partecipato con una piccola parte a “La grande scommessa”, il bellissimo film sulla crisi dei subprime. “Gli economisti hanno una strana idea della gente – dice – La gente su cui basano i loro studi è molto intelligente, più intelligente del più intelligente degli economisti. Forse anche più intelligente di quanto il più intelligente degli economisti pensi di essere. È gente senza problemi di autocontrollo o emozioni. La maggior parte della gente che conosco io non è così”. E a proposito dei quattrini del premio (più di un milione di dollari) ha aggiunto: “Cercherò di sperderli nel moto più irrazionale possibile”.

SAMSUNG +4,3% SPINGE L’ASIA. IL NIKKEI AI LIVELLI DEL ’96.

Rallentano stamane i listini asiatici in scia a Wall Street. Fa eccezione la Corea del Sud: +2% grazie alla spinta di Samsung (+4,3% nel terzo trimestre). Secondo i primi dati, le vendite di chip sono salite a ritmi spettacolari. La Borsa del Giappone si avvicina così ai massimi degli ultimi 21 anni: indice Nikkei +0,4%. Hong Kong sale dello 0,3%. In calo dello 0,5% l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen.

AMAZON SPAVENTA ANCHE LE FARMACIE

Ha perso colpi Wall Street dopo aver ritoccato nella prima parte della giornata il record del Nasdaq e dell’indice Dow Jones grazie alla spinta di Microsoft. È stata la seduta dai volumi più bassi degli ultimi due mesi.

Alla fine Dow Jones -0,1%, S&P500 -0,2% e Nasdaq -0,2%. A frenare il rialzo è stata la performance negativa di General Electric (-4%, dopo le dimissioni del direttore finanziario) e del settore salute; ieri sono circolate voci su un prossimo sbarco di Amazon su questo mercato.

Petrolio in lieve progresso dopo il passaggio sulle coste Usa di Nat, l’ultima tempesta di stagione. Il petrolio Usa tratta a 49,59 dollari, il Brent a 55,74. Torna a salire la produzione Usa, ma il segretario generale Opec, Mohammed Sanusi Barkindo, ha parlato di “ulteriori misure” da adottare per la “stabilizzazione del prezzo del greggio”. A Piazza Affari Eni invariata.

Da segnalare la brusca caduta della lira turca (-6%) e della Borsa di Istanbul (-3,5%) dopo l’arresto di un funzionario dell’ambasciata Usa. Washington ha sospeso la concessione di visti per l’espatrio ai cittadini turchi.

ABERTIS FA LE VALIGIE, PIAZZA AFFARI +0,38%

La crisi spagnola è sempre al centro della cronaca europea. I future segnalano un avvio debole. Alle 18 si riunisce il parlamento regionale catalano. Il governo locale, indebolito dalle imponenti manifestazioni unioniste, potrebbe limitarsi a proclamare un’indipendenza simbolica, un atto di minore portata che aprirebbe la via al negoziato con Madrid.

L’indice spagnolo Ibex è salito ieri dello 0,49%, al massimo da una settimana a seguito dell‘allentamento dei timori sulla situazione in Catalogna. Caixabank in rialzo del 2% dopo la decisione di spostare la sua sede legale a Valencia. Banco de Sabadell, che ha già annunciato la stessa intenzione, mette a segno un guadagno superiore al 2%. Tra le altre aziende iberiche che stanno pensando di spostarsi dalla Catalogna, Gas Natural e Inmobiliara Colonial.

Da seguire soprattutto Abertis, che proprio ieri ha avuto semaforo verde all’opa di Atlantia. La società sposterà la sede da Barcellona a Madrid alla luce “dell’insicurezza giuridica” nella regione, con i dirigenti del movimento separatista che potrebbero annunciare l’indipendenza. Alla Borsa di Madrid i titoli sono saliti dello 0,49%, attestandosi a 17,3 euro.

Piazza Affari è stata tra le migliori. A Milano l’indice Ftse Mib è salito dello 0,38% a 22.476 punti. Bene a seguire anche Parigi (+0,11%). Sul fronte corporate, Airbus è la maglia nera oggi in Francia, con un ribasso del 2,4% dopo che l‘Ad ha messo in guardia sui “tempi turbolenti e di confusione”, mentre sta andando avanti l‘indagine per frode e corruzione condotta dalle autorità francesi e britanniche che potrebbe comportare sanzioni per l‘azienda.

Francoforte -0,16%. La produzione industriale in Germania è balzata del 2,6% a livello mensile ad agosto, nettamente sopra le attese degli economisti, che prevedevano invece una crescita dello 0,7% su base mensile. A chiudere in ribasso è stata solo Londra: -0,2% a fronte di un modesto rafforzamento della sterlina.

ALL’ASTA GIOVEDÌ 7,5 MILIARDI DI BTP

Il secondario italiano ha chiuso in territorio positivo, in linea con le periferie della zona euro, la prima seduta della settimana in un contesto di volumi sottili per via delle chiusure delle piazze statunitense e giapponese. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a 10 anni si attesta a 174 punti base, dopo essere sceso fino a 170 punti. Il tasso del decennale scende al 2,18% dal 2,21% dell’ultimo finale di seduta. Lo spread Italia-Spagna si è portato a 49 punti base, in rialzo dai 46 toccati la settimana scorsa.

Dal lato primario, a breve Il Tesoro metterà a disposizione degli investitori nell‘asta di giovedì 12 ottobre tra 6 e 7,5 miliardi di euro nel nuovo Btp a 3 anni e nelle riaperture di quelli a 7 e 30 anni.

FUOCHI D’ARTIFICIO SULLE TV DEL BISCIONE

Sotto i riflettori Mediaset (+8,4%), regina indiscussa della seduta sull’onda dei rumors sempre più insistenti di una trattativa tra Vivendi ed i legali del gruppo Berlusconi, rappresentato in questo caso da Sergio Erede.

In discussione la discesa dei francesi nel capitale del Biscione almeno sotto il 10% e la possibile estensione a Mediaset della jv Canal Plus – Tim dopo la battaglia legale sul mancato acquisto di Mediaset Premium da parte di Vivendi. L’obiettivo è di trovare un accordo entro l’anno. Ma, secondo la Repubblica, resta il nodo del risarcimento danni.

Piatta Telecom Italia (+0,07%). Il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, è favorevole a utilizzare i poteri di golden power su Telecom Sparkle, nell’ambito del procedimento contro Vivendi per non aver notificato il controllo di fatto su Tim.

FERRARI VINCE ALMENO IL GP DI WALL STREET

Molto bene anche Ferrari (+3,46% a 98,7 euro). Secondo un analista ci sono state delle ricoperture sul titolo. Sergio Marchionne ha ribadito che il futuro della Rossa non sarà tutto elettrico: “Tutte queste macchine avranno una componente elettrica, ma non possiamo togliere il motore della Ferrari dalle vetture se no perdiamo il senso di ciò che facciamo”.

Marchionne ha anche escluso una cessione del gruppo o della sola Jeep alla cinese Great Wall. Nonostante Marchionne abbia detto in passato di voler trovare un partner o un acquirente, ha precisato che l‘aggregazione con Great Wall sarebbe difficile perché le due società non si sovrappongono in termini di mercati o prodotti.

UBS SPINGE LEONARDO

Pirelli ha perso il 2% circa, a 6,56, riportandosi verso il prezzo di collocamento: Berenberg ha avviato la copertura con “hold” e price target a 6,2 euro.

Sale Leonardo di oltre un punto, a 16,84 euro, ed è una delle migliori blue chip di ieri. Ubs ha alzato il target a 17,50 euro da 16,5 euro, confermando il Buy. Secondo gli analisti della banca svizzera, l’eventuale cessione della controllata statunitense Drs potrebbe creare circa 1 euro per azione di maggior valore. 

PIOGGIA DI VENDITE SULLE BANCHE. MACQUARIE: SI ESAGERA

Banche deboli, con l‘indice settoriale in flessione dello 0,54% rispetto allo -0,27% di quello europeo. Tra i più venduti c’è Bper (-3,18%): con la correzione degli ultimi giorni, il titolo della banca con sede a Modena segna da inizio anno un ribasso del 10%. Non frena più di tanto la discesa, la conferma del giudizio Outperform da parte di Macquarie.

Nel report diffuso ieri, l’analista Domenico Santoro afferma che le nuove regole sulla gestione degli Npl, ammesso vengano confermate, non dovrebbero aver effetti rilevanti, perlomeno nel breve periodo, in quanto gli Npl delle banche italiane sono coperti da garanzie per il 70%. In più, segnala Santoro, c’è la possibilità che la severità delle autorità bancarie di sorveglianza spinga l’Italia a rivedere tutta la norma sul diritto fallimentare, con ricadute positive per l’intero sistema del credito italiano. Giù anche Banco Bpm (-2,75%) e Ubi (-1,26%).

LA COMPAGNIA VENDE LO 0,95% DI INTESA

Perdite più contenute per Intesa (-0,61%). La Compagnia di San Paolo ha venduto lo 0,95% del capitale di Intesa Sanpaolo con un collocamento gestito da Goldman Sachs. È quanto si apprende da fonti finanziarie. La cessione rientra nell’ambito della riduzione dell’esposizione a Intesa prevista dal protocollo con il ministero. Complessivamente, la Compagnia dovrà vendere circa il 4% della banca entro aprile 2018.

Salgono le utility, favorite anche dalla discesa dei tassi di interesse: Enel +1,8%, Italgas +1,1%, A2A +1,4%, Snam +0,8%.

Tra i titoli a minore capitalizzazione si segnala il balzo di Chl (+21,13%). Da oggi non è consentita l‘immissione di ordini senza limite di prezzo. In fermento anche Ternienergia (+4,6%) ed Isagro (+8,7%). Non si ferma la frana di Trevi (-4,7%).

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