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Nomisma: export vini italiani, +88% negli ultimi 10 anni

STUDIO NOMISMA – Boom dell’export per il settore vitivinicolo italiano – Le esportazioni di spumanti sono aumentate del 263%

Nomisma: export vini italiani, +88% negli ultimi 10 anni

Nell’ultimo decennio l’export dei vini italiani è aumentato dell’88%, trainato soprattutto dall’impennata delle esportazioni degli spumanti (+263%). Lo spiega Denis Pantini, direttore dell’area agricoltura e industria alimentare di Nomisma nell’articolo “Mercato nazionale vs Mercato globale: come cambiano redditività e relazioni di filiera nel vitivinicolo italiano” scritto insieme a all’analista finanziario di Winemonitor Paolo Bono.

Nello studio pubblicato da Nomisma è emerso un vero e proprio profilo delle aziende del settore vitivinicolo più inclini alle esportazioni. Si parte con un primo importante fattore che è quello relativo al fatturato: se la propensione media all’export del settore vitivinicolo si avvicina al 50%, essa supera il 60% nel caso di aziende con oltre 50 milioni di fatturato. Pertanto si può evincere che l’internazionalizzazione delle imprese vitivinicole è direttamente legata alle dimensioni aziendali. Altro aspetto molto importante è quello relativo alla redditività delle aziende esportatrici: il  ROE – che tocca il 4,4 % tra le imprese che esportano fino al 50% del valore dei loro prodotti – raggiunge il 10,9% nel caso di aziende dedite al commercio all’estero per oltre il 75%.

Questi dati sembrano dimostrare che l’export vada a configurarsi come una sorta di via d’uscita a una tendenza in atto in Italia da diversi anni e di cui abbiamo già parlato in un’intervista a Giovanni Mantovani di Veronafiere: nel nostro Paese, infatti, continua in maniera inesorabile il calo dei consumi di vino (sceso da 50 a 35 litri pro capite). Pertanto il commercio internazionale, negli ultimi anni, ha rappresentato una nuova opportunità per molti produttori italiani.

Ma il settore vitivinicolo potrà fare a meno del mercato nazionale? Per Pantini “le relazioni di filiera che abbiamo esaminato possono certamente aiutare la sostenibilità del tessuto produttivo ma prima o poi il vitivinicolo italiano dovrà fare i conti con quello che sembra un ineluttabile declino dei consumi interni, tra l’altro sempre più legati alla GDO e quindi ad un interlocutore commerciale spesso “inarrivabile” da parte dei piccoli produttori”.

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