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Nomine, No a un Direttore del Tesoro che scherza con euro e debito

In applicazione dello spoil system, il ministro dell’Economia Tria dovrà fare circa 200 nomine pubbliche ma la più delicata è quella del nuovo Direttore Generale del Tesoro che dovrà gestire le partecipazioni azionarie del Mef e il debito pubblico: sarebbe assurdo scegliere qualcuno che strizzi l’occhio all’uscita dall’euro o a pericolosi interventi straordinari sul debito pubblico

Nomine, No a un Direttore del Tesoro che scherza con euro e debito

In tempi ravvicinati, in applicazione dello spoil system (elegante traduzione in lingua inglese del più noto e casereccio manuale Cencelli), il nuovo titolare del Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) prof. Giovanni Tria dovrà nominare un gran numero (200?) di nuovi membri, piaccia o non piaccia ai grillini, della tanto vituperata “casta” già operane al ministero dell’economia e delle finanze.

In particolare, il ministro dovrà nominare il nuovo Direttore del Dipartimento del Tesoro (ex DGT-Direzione generale del Tesoro che ebbe ai suoi vertici, tra gli altri, Mario Sarcinelli e Mario Draghi). Le più importanti competenze di questo dipartimento sono per disposizione di legge; a) il monitoraggio e gestione delle partecipazioni azionarie detenute dal Ministero, l’esercizio dei diritti dell’azionista nelle società anche quotate in mercati regolamentati. b) il compito di emettere Titoli di Stato e gestire le passività dell’Amministrazione Centrale. Ovvero la gestione del debito pubblico detenuto (come ricchezza privata) nelle mani di coloro che hanno dato fiducia allo stato italiano.

Nel primo caso si tratta di nominare i componenti dei C.d.A. chiamati gestire le partecipazioni di maggioranza/controllo delle le società quotate, tra cui: ENAV (53,28%); ENEL(23,58%); ENI (4,34%, cui si aggiunge la CDP al 25,76%); Leonardo (30,20%); Monte dei Paschi di Siena (68,25%); Poste Italiane (29,26%). A queste vanno aggiunte all’incirca altre 25 società non quotate tra cui le più note, discusse e ambite sono come noto RAI, CDP-Cassa depositi e prestiti, CONSIP. Sono tutte società che muovono al loro esterno domestico e internazionale colossali interessi, soprattutto nel settore degli appalti e della scelta dei fornitori: entrambi spesso sottratti alla concorrenza per il favore di contratti a chiamata diretta e non con meccanismi di asta competitiva.

La trasparenza invocata in campagna elettorale e recepita nel contratto di governo, dovrà dunque svilupparsi ovunque con contrarietà di molti e a dispetto di tutti. In ogni caso di spoil system (leggi Cencelli), saranno le qualità morali, professionali e di indipendenza di giudizio dei nuovi entranti nella nuova “casta”, a guidare il giudizio politico sull’azione del Ministro dell’economia. Nel caso delle new entry nelle società quotate si auspica che non “cinguettino” a mercati aperti e sappiano osservare il più rigoroso silenzio in merito alle notizie price sensitive di cui verranno a conoscenza.

Nel secondo caso, le competenze del Dipartimento del tesoro in materia di gestione del debito pubblico (ovvero la ricchezza privata detenuta dai risparmiatori caso mai tramite intermediari finanziari) sono al centro, ben più che nel primo caso, della politica economica e internazionale che intenderanno sviluppare il nuovo Ministro e il suo nuovo capo del Dipartimento da cui dipende la Direzione “Debito Pubblico”. Compito di quest’ultimo è di emettere Titoli di Stato e gestire le passività dell’Amministrazione Centrale. In altre parole, si tratta di gestire lo stock del debito pubblico italiano di circa 2300 miliardi di euro ancora oggi nelle mani dei risparmiatori: cifra ben più evocativa di complesse tecniche di gestione fiduciaria rispetto all’asettico rapporto Debito Pil.

Di questi tempi burrascosi lo stato della fiducia dei risparmiatori deve essere preservato per non contrastare il delicatissimo impegno del Tesoro nell’allungamento delle scadenze dei titoli di stato. Il cui accorciamento è invece golosamente atteso dagli speculatori che hanno l’occhio puntato sui rinnovi e sulle scadenze dei titoli pubblici.

Prezioso per la conoscenza di problemi accennati è l’ultimo rapporto sullo stato del debito pubblico italiano elaborato e messo a disposizione sul web da parte di upB- ufficio parlamentare dii bilancio, ove si rammenta che l’allungamento delle scadenze del debito è un obiettivo storico del Tesoro. La durata era di 3,3 anni nel 1993, è passata a 5,8 nel 2000, e a 7,1 nel 2010, ma a circa 6 anni dal 2010 al 2014, per poi riprendersi nel triennio successivo fino a 6,8 anni 2017, di poco ancora inferiore al picco del 2010.

Poiché, nota sempre il rapporto dell’upB, nel corso del 2018 – 2019 il Tesoro dovrà collocare circa 380 miliardi di titoli all’anno, la probabile chiusura del QE prospetta un necessario incremento dell’assorbimento netto delle nuove emissioni dei titoli di Stato da parte degli investitori privati. Al netto delle operazioni di QE il rifinanziamento dei titoli a medio e lungo termine presso privati passerà dai 165 miliardi del 2017 ai 201 del 2019.

Sono dati che impongono che lo spoil system applicato al numero uno del Dipartimento del tesoro deve trovare conferma in quanto dichiarato dal ministro Tria nella sua prima intervista al Corriere della sera “la posizione del governo è netta e unanime. Non è in discussione alcun proposito di uscire dall’euro”.

Ci pensino dunque bene il neoministro dell’economia e i garruli diarchi della coalizione politica giallo verde: evitare di nominare qualcuno carente di elevata sapienza tecnica, che abbia passate e non sopite propensioni all’uscita dall’euro; caso mai devoto a scritti in trasduce anti euro in un qualche rapporto riservato, come ad esempio quello redatto a suo tempo da Mediobanca a cura del dottor Antonio Guiglielmi, o nelle bozze di un libro assai citato ma non ancora pubblicato; ancora soggetto al fascino di interventi straordinarie sullo stock del debito; tutt’oggi fiero e memore di quanto in passato furono alcune parole “dal sen sfuggite”.

Il ministro non dimentichi che nella gestione del debito pubblico non soltanto le parole sono pietre: ma anche gli atti conclusivi dello spoil system sono pietre che possono colpire la fiducia dei risparmiatori; favorire la goloseria della speculazione finanziaria in generale e degli hedge fund in particolare, in costante attesa di un qualche passo falso sulla provvista della liquidità necessaria alla tesoreria generale dello stato.

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