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Nomine, Di Maio: fame di poltrone a Mise e Spa pubbliche

La rotazione dei direttori generali decisa al Mise ha lasciato strascichi e malcontento mentre il ministro rafforza il suo staff – Tempi stretti per la trattativa con Salvini sui vertici di Fincantieri, Snam e Italgas – Endorsement di Salvini per Bono. Ecco cosa potrebbe succedere

Nomine, Di Maio: fame di poltrone a Mise e Spa pubbliche

Sono cambiati 10 direttori generali al ministero dello Sviluppo Economico: 10 su 15 posizioni complessive. Il numero non è casuale visto che proprio 10 erano quelle in scadenza mentre le altre 5, tenute da dirigenti con contratto quinquennale non ancora scaduto, sono rimaste invariate. A breve giro, dovranno cambiare o essere confermati anche i vertici di importanti società partecipate dallo Stato: Fincantieri, Snam, Italgas, Ansaldo Energia, Sace-Simest, per citare solo le più importanti. E il profumo di nomine scatena appetiti, come si è visto nelle passate legislature e questa non fa eccezione.

Nel primo caso, quello dei direttori generali, la molla per la rotazione dei top dirigenti è stata spiegata così da Luigi Di Maio:

“Ci sono validissimi dirigenti al Mise, quindi non voglio generalizzare, ma finalmente arriverà un po’ di aria fresca dopo decenni in cui nulla o quasi nulla è mai cambiato. È tempo di togliere le incrostazioni che si sono accumulate nel corso degli anni – ha spiegato – Il Mise fa il primo passo, ma il nostro obiettivo è fare una piccola rivoluzione in tutti i Ministeri e più in generale in tutta la Pubblica Amministrazione. Più efficienza, più risparmi. Non si campa più di rendita e di posizioni acquisite. Adesso se vuoi andare avanti devi dimostrare di meritarlo e di saper far bene il tuo lavoro, anche all’interno delle strutture pubbliche”.

Ma è davvero così? Il principio di una rotazione è non solo legittimo, ma anche condivisibile. Lo diventa meno quando si va a verificare come viene presentata l’operazione e soprattutto come viene eseguita. Tanto che, nella pancia del ministero, la prima linea dei dirigenti sembra essersi divisa in due: quelli che reagiscono, se ne vanno o si preparano a lasciare. E quelli che cercano di resistere.

NOMINE DIRETTORI, MA LE COMPETENZE?

Ecco i nuovi incarichi disposti (è questo il termine usato da Di Maio nel comunicato) dal ministro:  Pietro Celi alla vigilanza enti, coop e gestioni commissariali, Carlo Sappino alle attività territoriali, Loredana Gulino alla politica commerciale internazionale, Amedeo Teti alla lotta alla contraffazione, marchi e brevetti, Sara Romano alle Infrastrutture energetiche, Emilia Masiello alle attività minerarie e idrocarburi, Gilberto Dialuce al mercato elettrico, Laura Aria agli incentivi alle imprese. Altre novità sono in arrivo.

Guardando tra i nomi degli avvicendati, perfettamente compatibile appare l’alternanza tra Gilberto Dialuce e Sara Romano – due pilastri del Mise in materia di energia – mentre ha generato sorpresa la sostituzione di Carlo Sappino, per anni il numero uno degli incentivi industriali con Laura Aria che arriva da incarichi di consulenza nelle comunicazioni elettroniche. Così come ha stupito la promozione di Emilia Masiello (consulente per gli aiuti di Stato) al posto di Franco Terlizzese, un’autorità alle attività minerarie.

E così tra chi è uscito sbattendo la porta e chi rimane senza troppi scossoni, cresce i numero degli alti dirigenti che fanno trapelare mugugni e malcontento perché il ministro non si vede, non li riceve, non gli dà direttive. Tra i numeri uno del Mise, rimane al suo posto Stefano Firpo alla produzione industriale ma fino a quando? Le voci che si rincorrono nei corridoi del Mise lo indicano al limite della sopportazione. La rotazione decisa da Di Maio e non ancora ufficiale (i Dpcm di nomina pubblicati dal Mise sono ancora quelli dei vecchi incarichi), arriva dopo il rafforzamento del segretariato generale, affidato – come ha scritto il Sole 24 Ore – “a un fedelissimo del ministro, Salvatore Barca, e mentre si lavora alla revisione della task force sulle crisi aziendali (a guida del vice capo di gabinetto Giorgio Sorial dopo il mancato rinnovo del consulente Giampiero Castano, che aveva coordinato il tema per circa 11 anni)”. Insomma, si rafforza il potere dello staff intorno al ministro Di Maio, si sfuma quello dei DG.

NOMINE, UN GIRO DI 27 POLTRONE NELLE SPA PUBBLICHE

La poltrona più ambita è quella dell’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono che guida un gruppo da 5,5 miliardi di ricavi, saliti a livelli record lo scorso anno. Bono ha già ottenuto l’apprezzamento della Lega, del premier Giuseppe Conte e dell’Ad di Cassa Depositi Fabrizio Palermo. Nella trattativa Salvini-Di Maio il primo è favorevole alla conferma: “Squadra che vince non si cambia. Fincantieri e’ una squadra che vince, Fincantieri e’ una squadra che non si cambia. Non ho bisogno di aggiungere altro, mi sembra chiaro ed evidente” ha detto il ministro dell’Interno in visita giovedì allo stabilimento di Monfalcone.

Di Maio, invece, sembra stia spingendo per ottenere un presidente con deleghe che affianchi l’Ad, depotenziandolo. L’esito della trattativa influirà sulle altre due grandi società quotate: Snam e Italgas. Alla Snam l’Ad Marco Alverà ha appena chiuso un bilancio record con oltre 1 miliardo di utile ma anche Paolo Gallo, Ad di Italgas, può vantare ottimi risultati. Se passa la conferma di Bono, trascinerà anche quella degli altri due Ad, ragione per cui è sulle poltrone dei due presidenti (attualmente, Carlo Malacarne e Lorenzo Bini Smaghi) che Luigi Di Maio pare stia puntando per rafforzare la presenza M5S. Non è detto che riesca, ma questa è l’aria che tira. E si vedrà tra breve come andrà a finire: Fincantieri, Snam e Italgas sono partecipate da Cdp che ha fissato da tempo la riunione del Cda per il 6 marzo. E’ in quella occasione che dovrebbe deliberare sulle nomine e depositare le liste in vista delle assemblee: il 2 aprile Snam, il 4 Italgas e il 5  Fincantieri.

(Aggiornato il 28 febbraio alle 13:05)

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