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Noera (Bocconi): “Niente forzature sugli Npl e sostenere Draghi”

INTERVISTA del WEEK END a MARIO NOERA, docente di Finanza alla Bocconi – “La Nouy sbaglia: le nostre sofferenze bancarie si sono dimezzate ma abbiamo di fronte un pregresso complicato, che può essere gestito solo in tempi lunghi, senza forzature o scorciatoie. Una politica troppo aggressiva provocherebbe un nuovo credit crunch. Sostenere invece l’azione rinnovatrice di Draghi”

Noera (Bocconi): “Niente forzature sugli Npl e sostenere Draghi”

Se non ora quando? Danielle Nouy, pur frenata dal secco no del Parlamento Europeo, insiste a sostenere che la ripresa economica dell’Eurozona offre un’occasione irripetibile per liberare le banche dal nodo delle sofferenze. La responsabile della Vigillanza bancaria della Bce ha torto? “Penso proprio di sì”, replica secco Mario Noera, professore del dipartimento Finanza in Bocconi, attento conoscitore delle problematiche degli intermediari finanziari.

Ma in questo modo, non ci libereremo mai nel fardello delle sofferenze passate, lasciando così un’ipoteca pericolosa se la congiuntura tornasse a peggiorare. Non è così? 

“Il dato di fatto è che le sofferenze si sono dimezzate dal picco della crisi, a conferma che il fenomeno è gestibile. Il problema è che ora siamo di fonte ad un pregresso complicato, che può essere gestito solo in tempi lunghi, senza forzature o scorciatoie. Una politica molto aggressiva in questo campo avrebbe il solo effetto di provocare un nuovo credit crunch che avrebbe a sua volta l’effetto di mettere a rischio una ripresa che è ancora fragile”.

Davvero è fragile? La crescita del Pil europeo è ai massimi da dieci anni e promette il sorpasso sugli Usa. Anche l’Italia ritocca al rialzo le stime. Cosa chiediamo di più? 

“Chiediamo la risposta della domanda interna che rappresenta il 60-70% del potenziale di una ripresa solida. Al contrario, anche per le scelte di politica economica che continua ad essere egemone in Europa, la crescita dell’economia continua a basarsi sulla domanda extra Ue. Siamo fortemente dipendenti dalle scelte della politica monetaria Usa avviata verso una fase di transizione che presenta più di un rischio. La nomina del nuovo presidente della Fed è nel segno della continuità, almeno così sembra. Ma la tendenza è comunque orientata al rialzo dei tassi, soprattutto nel caso che la riforma fiscale americana si traduca in un aumento del deficit”.

Guai alle fughe in avanti, insomma. Altrimenti ci facciamo del male. Ma così facendo, non spostiamo all’infinito la soluzione del problema? Una frenata dell’economia potrebbe essere fatale. 

“Non dimentichiamo che abbiamo già risolto una parte dei problemi. La strategia seguita, in linea generale, funziona. Si tratta di accelerare il processo grazie agli spazi che ci vengono concessi dalla congiuntura e dalla disponibilità delle istituzioni europee. Ma non credo che esistano ricette miracolose o bacchette magiche”.

Nel frattempo fa impressione il tracollo in Borsa del Credito Valtellinese, schiacciato dalla mole delle sofferenze. E la sfiducia che circonda le ex Popolari, a suo tempo giudicate il fiore all’occhiello del sistema. 

“Erano un frutto di un sistema autoreferenziale e chiuso ma che aveva la sua logica. La moral suasion della Banca d’Italia vigilava sui depositi dei correntisti ma dedicava poco o nessun spazio alla difesa degli interessi degli azionisti. Quando si creavano, e si sono create più volte, situazioni critiche la Banca muoveva a soccorso della banca in crisi attraverso qualche istituto forte o rafforzare dall’azione del regolatore. Il tutto nel nome della moral suasion e della massima discrezione. E’ lo schema perfezionato durante la gestione di Antonio Fazio, a suo modo coerente ed efficiente. Ma con un limite: il trattamento di favore per gli amici, pronti a prestare la loro opera, non disinteressata, a servizio del sistema”.

Forse la Banca d’Italia si è adagiata sul vecchio sistema ed è stato colta in contropiede.

“Quel sistema, che non rimpiango, aveva una sua logica che oggi non funziona più. Purtroppo l’abbiamo sostituito senza adeguare le leggi e i comportamenti alla nuova situazione. In realtà è stata la politica a sottovalutare la portata del cambiamento. Come ha detto in maniera efficace Giulio Tremonti, abbiamo barattato la maggior comprensione dei partner sul nostro deficit con l’accettazione passiva del bail-in e di tutto quello che ha comportato. Una scelta miope, che abbiamo pagato a caro prezzo nonostante i tentativi, qualcuno di successo, di ridurre i danni”.

E adesso? 

“Adesso dobbiamo agire con prudenza ma anche con determinazione in un quadro difficile che, per colpa del nostro provincialismo e della crescente febbre elettorale, tentiamo a dimenticare”.

Cioè?

“Sarà un caso ma l’irrigidimento europeo sul fronte delle banche ha preso forza dopo le elezioni francesi. Emmanuel Macron ha posto il problema di nuovi equilibri in Europa che prevedono una svolta in politica economica. La risposta tedesca non si è fatta attendere. Siamo d’accordo su una svolta, ha detto Wolfgang Schaeuble, ma prima sistemiamo le cose. Ovvero diamo una bella lezione ai soggetti deboli. Ovvero, rendiamo impossibile, perché troppo costoso, il cambiamento. Di fronte a questa strategia, che si è dimostrata efficace, sarebbe necessaria una politica forte, capace di far valere i nostri interessi nelle varie contrattazioni, cosa che succede di rado”.

Che fare allora? 

“La scelta più efficace mi sembra quella di sostenere l’azione di rinnovamento della Banca d’Italia sotto la regia di Mario Draghi”.

Non si poteva far di più o di meglio? 

“Non entro nel merito della conferma di Ignazio Visco, una scelta resa obbligata dalle polemiche che hanno investito l’istituzione. Ma non credo che abbia senso fare processi sulla base di quei comportamenti di moral suasion che appartengono ad un’altra epoca storica. E poi”.

E poi? 

“Non vedo molto altro in circolazione. Credo che, se vogliamo davvero smaltire le sofferenze favorendo un regime più equo e razionale sul fronte dei crediti incagliati e la creazione di un vero mercato per gli npl, non possiamo non aiutare l’azione di via Nazionale, nel solco della strategia indicata da Draghi. E’ un processo che va accelerato, ma con prudenza. Cosa che di certo non è agevolata dal lavori della Commissione sulle banche, dominata com’è inevitabile,dalla passione politica e dagli interessi preelettorali”.

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