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Nexi: Silver Lake rinnova l’interesse, ma con Hellman&Friedman. Il titolo sale ancora

Si allunga la lista dei pretendenti per la società dei pagamenti. Ciò giova al titolo che risale dai minimi storici toccati durante l’estate. Ora si attendono i conti del terzo trimestre. Ma soprattutto i fondi di private equity si dovranno confrontare con Cdp, che tra l’altro entra nel semestre bianco

Nexi: Silver Lake rinnova l’interesse, ma con Hellman&Friedman. Il titolo sale ancora

Questa volta si fa avanti Silver Lake: i pretendenti alla mano di Nexi si moltiplicano e, anche se i tempi per un matrimonio non sembrano ancora maturi, tutte le volte che qualcuno si fa avanti, il titolo in borsa sale. Accade anche oggi, con una quotazione a Piazza Affari del titolo della società di pagamenti in rialzo di oltre il 4% a 6,03 euro.
A spingere gli acquisti sono stati i rumors di un nuovo interesse da parte di Silver Lake che ha assunto Morgan Stanley per esplorare un potenziale investimento in Nexi insieme a Hellman & Friedman. Silver Lake, gruppo californiano, specialista nel settore degli investimenti tecnologici, aveva già esaminato il dossier Nexi, da solo, circa un anno fa, ma poi non se ne era fatto nulla. Ora invece ci riproverebbe, ma con la collaborazione del gruppo finanziario statunitense Hellman & Friedman, sia perché è già azionista di Nexi con circa il 20%, sia perché già partner collaudato in altre operazioni: SilverLake nel maggio scorso ha investito 600 milioni per entrare in TeamSystem, tech company leader nel mercato delle soluzioni digitali per imprese e professionisti, controllata proprio da Hellman&Friedman e partecipata anche da HG Capital.

Si allunga la lista dei pretendenti. Il titolo recupera dai minimi storici

Già altri fondi di private equity stanno studiando il dossier Nexi, tra cui Blackstone, Brookfield, Cvc, e Francisco Partners. Bisogna dire che, vista l’entità della transazione, si potrebbe vedere un’operazione frutto di una cordata. L’affollamento davanti alla porta di Nexi, fa bene al titolo che negli ultimi 5 giorni ha registrato un rialzo di oltre l’11%, compensando in parte il forte calo accusato nell’ultimo anno, soprattutto nel corso dell’estate, che aveva portato il titolo ai minimi storici.

Attesa per i conti di Nexi: il nodo del debito e di Oasi

Non sembra tuttavia che i tempi siano proprio stretti per un matrimonio. In primo luogo occorre attendere il prossimo 9 novembre, quando saranno pubblicati i conti del terzo trimestre della società guidata da Paolo Bertoluzzo e il management dovrà rispondere alle domande degli analisti. La scorsa settimana, Nexi è stata trascinata al ribasso dalla concorrente Worldline, in seguito alla revisione delle stime trimestrali della società francese, che ha visto dimezzare la capitalizzazione di mercato. “Ci aspettiamo che i conti possano confermare la traiettoria di crescita del business nonostante un rallentamento dettato principalmente dall’evoluzione delle condizioni macroeconomiche nelle principali aree geografiche in cui Nexi opera” commenta Intermonte.

Su Nexi grava un consistente debito: al 30 giugno 2023 la paytech aveva una posizione finanziaria netta di 5,51 miliardi di euro, in crescita dai 5,48 miliardi di fine 2022. Il debito è di 54 miliardi di euro, pari a 3,2 volte l’ebitda. Durante la presentazione dei risultati semestrali Bertoluzzo ha annunciato che almeno 1,5 miliardi di cassa saranno riservati alla riduzione del debito, mentre i rimanenti 1,3 miliardi verranno dedicati alla remunerazione degli azionisti e al consolidamento. Il timore di alcuni investitori è che questa strategia possa penalizzare la remunerazione dei soci.

Ma sulla situazione finanziaria di Nexi potrebbe pesare anche la controversia legale in corso con Cedacri, la società controllata da Andrea Pignataro attraverso il gruppo Ion. Il procedimento è arrivato davanti alla Camera Arbitrale di Milano con le due società si accusano a vicenda. La questione, che va avanti da tre anni, potrebbe concludersi entro la fine dell’anno. A meno che Bertoluzzo e Pignataro non decidano di accordarsi prima.

Cdp entra nel semestre bianco. Ma poi come si muoverà?

Ma ci sono altri interrogativi sul tavolo. Non si potrà infatti procedere prima di un accordo con il governo italiano, rappresentato in Nexi da Cdp, che detiene il 13,5% oltre che da Poste Italiane che ha una partecipazione del 3,55%. Nexi è considerata un asset strategico per il Paese, in quanto controlla l’infrastruttura dei pagamenti. Quindi qualsiasi offerta dei private equity dovrà essere in primo luogo realizzata in alleanza con Cdp e poi dovrà rispettare i paletti del Golden Power, che il Governo potrebbe sempre esercitare. Tra i private equity ora soci, H&F è al momento l’azionista di maggioranza di Nexi, con una quota del 19,9%. mentre Mercury (che raggruppa i fondi Bain, Advent e Clessidra) detiene infine una quota del 9,4%.

Certo, se il tema è la sicurezza nazionale, l’imminente passaggio della rete interbancaria da Nexi al fondo italiano F2i dovrebbe allentare le preoccupazioni. Quindi il governo dovrebbe poter dare più tranquillamente il nullaosta per il private equity. Ma bisogna anche dire che Cdp e il governo sono stati i principali artefici e sponsor della creazione di un polo dei pagamenti interno a Nexi. Quindi bisogna vedere se ora riusciranno a digerire uno spezzatino di questo tipo.

In ogni caso si dovrà attendere la fine del cosiddetto semestre “bianco” di Cdp, visto che l’attuale ad, Dario Scannapieco, scadrà nel maggio 2024. Quindi è probabile che l’operazione potrebbe eventualmente entrare nel vivo nella prossima primavera.

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