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Nexi, spunta l’interesse del fondo canadese Brookfield. Ma Cvc resta nella partita

Nexi si trova in una congiunzione astrale ottimale per diventare facile preda per fondi di private equity. Bisogna vedere come se la giocheranno i vari soci. A partire dal governo italiano

Nexi, spunta l’interesse del fondo canadese Brookfield. Ma Cvc resta nella partita

Il dossier Nexi fa gola a molti. Mentre nei giorni scorsi era emerso l’interesse da parte del fondo Cvc, altri 3-4 fondi stanno valutando l’offerta per la società di pagamenti. La congiunzione astrale del resto è favorevole: un azionariato frammentato e il divario tra i buoni risultati economici e un andamento deludente di borsa, almeno fino a un paio di giorni fa, quando il titolo a iniziato a volare proprio sui rumors di interesse da parte di fondi specializzati nell’acquisto di aziende quotate. Le dimensioni dell’operazione, tra capitalizzazione di borsa e debito, si aggira sui 15 miliardi.

Stamane il titolo a Piazza Affari quota 6,57 euro, in rialzo dell’1,64%, ma negli ultimi 5 gioni ha guadagnato il 16,24%. Le azioni di Nexi hanno perso comunque il 27% in un anno. Siamo lontani dai 9 euro a cui il gruppo guidato da Paolo Bertoluzzo si era quotato nel 2019 e lontanissimi dal picco di 19 euro toccato a luglio del 2021.

Spunta il canadese Brookfield, spesso rivale di Cvc sui mercati internazionali

Tra i nomi di fondi interessanti, oltre Cvc, c’è quello del colosso canadese Brookfield, secondo il Corriere, spesso sui mercati internazionali a giocarsela proprio con Cvc. L’ultima partita l’aveva vinta il canadese, nella gara con il britannico per l’acquisto del Network International, player UK, portato a casa con un esborso di 2,2 miliardi di sterline e con un premio del 64% rispetto al prezzo di borsa precedente all’offerta.

Chi tra i soci è interessato a vendere?

Cvc al momento sembra fare sul serio, come dimostra l’incarico già affidato dal private equity britannico alle banche d’affari per studiare l’operazione. Sul tavolo per tutti ci sarà comunque il fattore prezzo. Nel libro soci ci sono tre fondi, Bain, Advente Clessidra, che probabilmente si aspettano da un’eventuale vendita un premio adeguato, visto che hanno tratto profitti dell’investimento. Difficile invece trovare una proposta che possa soddisfare le aspettative del socio con la quota maggiore, 20%, Hellman & Friedman. Il private equity americano era entrato in Nexi all’epoca della fusione con la danese Nets e a quel tempo il titolo in borsa quotava a prezzi doppi rispetto agli attuali. L’ipotesi è che quindi preferirà restare nel capitale anche dopo l’eventuale opa.

Cdp sarà disposta a digerire lo spezzatino?

C’è poi da capire che cosa vorranno fare Cassa Depositi e Prestiti, secondo socio di Nexi con un 13,6%, ma soprattutto il suo azionista di controllo, e cioè il governo italiano. Se il tema è la sicurezza nazionale, l’imminente passaggio della rete interbancaria da Nexi al fondo italiano F2i dovrebbe allentare le preoccupazioni. Quindi il governo dovrebbe poter dare più tranquillamente il nullaosta per il private equity. Ma bisogna anche dire che Cdp e il governo sono stati i principali artefici e sponsor della creazione di un polo dei pagamenti interno a Nexi. Quindi bisogna vedere se ora riusciranno a digerire uno spezzatino di questo tipo.

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