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Napoli lo scudetto c’è. Dopo il decisivo pareggio di Udine, che vuol dire il tricolore, la città impazzisce

Una città in festa per il terzo scudetto della storia della Società Calcio Napoli. Gli occhi del mondo per i festeggiamenti.

Napoli lo scudetto c’è. Dopo il decisivo pareggio di Udine, che vuol dire il tricolore, la città impazzisce

Per favore, non diciamo più che Napoli è la città più anarchica d’Italia. Non andiamo oltre, per rispetto a milioni di napoletani che vivono le giornate del terzo scudetto come il premio di una seria e costante impresa. E’ durata mesi. Fosse prevalso il carattere anarchico ( ma c’è, davvero?) anche nel calcio e nella Società che rappresenta i colori azzurri, non potremmo scrivere questo articolo. Con molte giornate di anticipo il Napoli – pareggiando 1 a 1 a Udine – conquista il terzo trofeo del Campionato di serie A. È stato un lavoro metodico, in campo e nello spogliatoio. La città come sempre dappertutto nel mondo era divisa tra chi diceva “ è l’annata buona” e chi ripeteva vecchi cliché: “ quelli del Nord non ci faranno vincere”. La squadra ha pochi calciatori napoletani doc, ma quelli arrivati da lontano, in campo e fuori, sono stati molto seri.

Lo scudetto 2023 è festa e pentimento allo stesso tempo. Festa, perché si dimenticano tutti i problemi e drammi che affliggono la città. Quelli non si risolvono in poco tempo e i napoletani sono tornati saggi. Li raggiri una volta, due, la terza no. Anche se metti una bandana arancione per salire in Municipio. E’ pentimento, perché la città ritorna sotto i riflettori del mondo per undici ragazzi che rincorrono una palla, piuttosto che per essere moderna, laboriosa, culturalmente viva, senza macchie, alla maniera del politicamente corretto. Ma i napoletani non amano gli stereotipi. Sono originali da sempre e quindi moderni, laboriosi e vivi più di tanti altri. La festa è festa, si dice dai romani (intesi come antica Roma). Nelle feriae publicae c’erano sacrifici e visite ai templi. Lo stadio Maradona di Fuorigrotta è un tempio pagano. Attenzione, perché l’altro è il Duomo di San Gennaro.

Questa volta il trofeo è collettivo. La squadra di Aurelio De Laurentiis ha giocatori che tutto il mondo invidia in questo momento. Sceicchi e magnati russi, proprietari di altri Club farebbero follie (in euro, s’intende) per avere nei loro ritiri qualche talento che ha fatto la gioia di Napoli. Uno scudetto collettivo nel senso di “più di uno”. Certo, perché i primi due scudetti (1986/’87 e 1989/’90) avevano un solo nome: Diego Armando Maradona. Il più forte di tutti, anarchico a modo suo, giocoliere e scapigliato che Napoli ha amato, forse perché per sbaglio era nato dall’altra parte del mondo. Il pellegrinaggio di napoletani e turisti davanti ai murales ed alle statue di Diego non si è mai fermato. Ma da gennaio quando si è cominciato a sentire l’aria del trionfo del Campionato italiano 2022/’23 -magari anche di successi nella Champions league- l’anarchia (ma c’è, davvero ?) ha fatto posto a moderazione, soddisfazione, orgoglio, gioia. Qualche episodio legato al tifo estremo c’è stato e ci sarà ancora. Nessuno lo desidera davvero. Ma succede solo a Napoli ? La tifoseria che a fine 2022 attaccava Luciano Spalletti, Aurelio De Laurentiis, Cristiano Giuntoli direttore sportivo, per qualche scelta di mercato, ha dovuto riconoscere che stavano facendo bene. La città presa d’assalto da turisti non si cura del business di magliette, striscioni, sciarpe, bandiere, fabbricate “esentasse” per un giro d’affari stimato in oltre 3 milioni di euro. La Società Calcio Napoli ha annunciato azioni legali contro il merchandising contraffatto. Ma, valle a fermare le bancarelle a Napoli come a Salerno, a Caserta, a Sorrento, a Capri, nonostante il sistema conduca in un modo o nell’altro al mondo dell’illegalità.

Le feste e gli addobbi nei quartieri e in tutta la Campania hanno portato qui gente anche da fuori Italia. Club organizzati e semplici (si fa per dire) emigranti, figli e nipoti di emigranti. Un orgoglio intergenerazionale che si spiega solo perché “o’ pallone“ a Napoli è una malattia unica che dà salute piuttosto che toglierla. Il Sindaco Gaetano Manfredi, di cui si diceva di una passione per i colori della Juventus, illumina la città di azzurro in accordo con la Società Calcio Napoli. Le forze dell’ordine sono allertate per scongiurare qualsiasi incidente. L’ampia zona rossa per il traffico è stata rinominata zona azzurra. L’augurio è che il senso di disciplina dimostrato sinora continui a prevalere. Basta poco per far dire al mondo intero che a Napoli si passa con il rosso, che polizia e vigili non si vedono, che spazzatura e panni stesi sono il volto della città, che il caos è naturale. Luoghi (ultra)comuni. Ora è di scena lo scudetto. L’Anarchia? Cos’è una squadra di calcio?

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