Condividi

Nadef, Giorgetti: “Guerra in Medio Oriente aggiunge instabilità”, ma glissa sui rilievi di Bankitalia

Durante la sua audizione in Parlamento, il ministro dell’economia non risponde ai rilievi della Banca centrale sull’ampliamento del deficit. “La nostra azione improntata a una prudenza realista”- L’Upb valida la Nadef, ma avverte: “L’economia sta rallentando”

Nadef, Giorgetti: “Guerra in Medio Oriente aggiunge instabilità”, ma glissa sui rilievi di Bankitalia

Il quadro delineato nella Def era già di per sé incerto. Adesso però, con l’esplosione del conflitto tra Israele e Hamas diventa ancora più complicato. Questo il sunto di quanto affermato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nel corso della sua audizione davanti alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato Sulla Nadef. “Il rallentamento dell’economia globale coinvolge l’Italia” e “la crisi Mediorientale aggiunge instabilità”, ha affermato a chiare lettere il numero uno del Tesoro, che dopo aver parlato delle criticità lascia anche spazio a un po’ di speranza: “La prospettiva è che già nella seconda parte dell’anno sia possibile riprendere con gradualità un percorso di crescita, anche se resta da valutare l’impatto dei più recenti avvenimenti”.

Giorgetti: “La guerra in Medio Oriente aggiunge instabilità a un quadro complicato”

“La crisi in Medio Oriente aggiunge instabilità in un quadro già complesso”, ha detto Giorgetti, sottolineando che “l’incertezza che caratterizzava il contesto esaminato nell’ambito del Def non si è diradata. Al contrario, ha contribuito a determinare un generale rallentamento dei ritmi di crescita globali. In questo contesto si inseriscono i recenti eventi che hanno caratterizzato l’area mediorientale, che aggiungono ulteriore instabilità ad un quadro già reso complicato da conflitti e tensioni geopolitiche”.

Giorgetti: “Governo prudente, segnali positivi dal mercato del lavoro”

A distanza di 24 ore dall’audizione di Bankitalia, Giorgetti risponde alle parole di Sergio Nicoletti Altimari, capo del Dipartimento Economia e Statistica di via Nazionale, che aveva invitato il Governo alla massima prudenza in politica di bilancio. L’azione del governo continua a essere improntata a “prudenza realista”, ha detto. “Continueremo ad agire con serietà” nonostante “scelte molto difficili” da prendere in un “contesto mutevole e complesso”. La scommessa è per una “crescita sostenibile e duratura”. 

Dal mercato del lavoro “che mostra una sostanziale tenuta”, sono arrivati “segnali positivi”, ha sottolineato Giorgetti che poi, parlando della spesa pubblica, ha spiegato: “Anche alla luce delle nuove regole che si stanno delineando per la governance economica europea, il ferreo controllo dell’andamento della spesa diventerà un imperativo non più eludibile”.

In questo contesto, una voce rilevante riguarda le pensioni che “si attestano intorno al 16% del pil” e “rappresentano ormai l’indice più visibile della composizione demografica del nostro Paese”, afferma il ministro dell’Economia in audizione. “Se si guarda alla piramide della popolazione mondiale tra il 1950 e oggi, – aggiunge – la sua stessa forma si è assottigliata mostrando allo stesso tempo l’aumento della longevità e la forte contrazione delle nascite, basti pensare che la popolazione tra 0 e 29 anni si è ridotta di circa il 20% e quella tra i 65 anni e gli 80 è aumentata di circa il 50%. Ha fatto anche la sua comparsa la categoria dei centenari e questo, devo dire, è una buona cosa”.

Famiglie e imprese solide, banche ben capitalizzate

“La situazione patrimoniale delle famiglie continua a essere solida, con un debito che si attesta su valori nettamente inferiori alla media dell’euro area. I bilanci delle imprese risultano solidi e il settore bancario è ampiamente capitalizzato e potrà esserlo ancor di più alla luce dei recenti interventi normativi del Governo”, ha concluso il ministro dell’Economia.

Upb valida la Nadef ma avverte: “l’economia ristagna”

L’Ufficio parlamentare di bilancio conferma il quadro delineato dalla Nota di Aggiornamento del Def, ma avverte che sul debito pubblico la coperta è colta: gli investimenti legati al Pnrr infatti sono ancora troppo lenti, mentre sulle privatizzazioni che dovrebbero valere un punto di Pil in tre anni c’è molta incertezza. Il debito pubblico, dunque, potrebbe tornare a salire, esponendo l’Italia a un rischio sia di procedura europea che di mercato. Questo lo scenario emerso nel corso dell’Audizione sulla Nadef della presidente dell’Upb, Lilia Cavallari.

“La previsione è per una seconda metà dell’anno in cui sostanzialmente l’economia ristagna o registra comunque una crescita molto numerata. Ci aspettiamo una seconda metà anno non particolarmente brillante”, ha detto Cavallari alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla Nadef. Tra le note positive l’Upb cita l’inflazione in calo e l’occupazione “che tiene”. 

Parlando del Pnrr, secondo l’Upb “permangono criticità connesse con l’ipotesi alla base delle previsioni che vi sia l’integrale, tempestivo ed efficiente utilizzo da parte dell’Italia dei fondi europei del programma Ngeu. Nei primi due anni del programma l’attivazione di investimenti pubblici è stata modesta“, ha detto la presidente dell’Upb in Parlamento. “In un contesto di inasprimento delle condizioni di accesso al credito, affinché lo stimolo all’attività produttiva sia significativo e duraturo, occorre avanzare speditamente con l’attuazione degli interventi e con le riforme strutturali”, ha affermato

Sul fronte dei conti pubblici la Nadef rinvia il conseguimento di un avanzo primario su livelli simili a quelli pre-pandemici; prevede l’utilizzo dello spazio di bilancio disponibile esponendo “al rischio di non avere ulteriori risorse per sostenere l’economia in caso di deterioramento delle condizioni cicliche”; sul deficit “esistono elementi di incertezza connessi con quanto emergerà dalle decisioni di Eurostat sulla registrazione dei bonus edilizi” e “la sostanziale stabilizzazione del rapporto debito/Pil si basa sulla realizzazione di ipotesi soggette a margini di incertezza”. 

L’Upb ritiene che “uno sforzo di bilancio maggiore si renderà necessario qualora una delle ipotesi dovesse realizzarsi solo parzialmente”. L’Upb considera infine incerte anche le dismissioni mobiliari (proventi per almeno l’1% del Pil entro il 2026): “Si tratta di importi rilevanti se si osservano i dati sulle privatizzazioni degli anni immediatamente precedenti la crisi pandemica”, nota.

Commenta