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Mps, continuano i fuochi d’artificio in Borsa e la banca brinda al successo dell’aumento di capitale

Il forte rialzo del titolo, che alle ore 12 ha superato il +20% dopo il boom di ieri, e la vorticosa crescita degli scambi testimoniano l’indubbio successo di un aumento di capitale complicato e molto diluitivo che fino a qualche mese fa sembrava impossibile – Profumo: “Siamo parecchio al di là della metà del guado” – Il 28 la nuova mappa dell’azionariato.

Mps, continuano i fuochi d’artificio in Borsa e la banca brinda al successo dell’aumento di capitale

Anche stamane i fuochi d’artificio di Montepaschi illuminano il cielo elettronico di Piazza Affari, per il resto abbastanza opaco. A mezzogiorno l’azione della Banca senese sale del 20,52%, a quota 2,666 euro, finendo per la seconda volta in asta di volatilità. Nel frattempo i diritti del maxi-aumento capitale da 5 miliardi di euro risultano in crescita dello 0,11%, a 18,31 euro. A questi prezzi, comprando 5 diritti si possono sottoscrivere 214 nuove azioni a 1,4278 euro ciascuna, con uno sconto superiore al 35% rispetto alla quotazione attuale dell’azione.

Basta questa considerazione a far prevedere che la grande volatilità del titolo, effetto di un’operazione sul capitale fortemente diluitiva, è destinata a proseguire ancora. Per carità, come ha voluto sottolineare l’ad Fabrizio Viola, l’anomalia annunciata “non è un pandemonio”, ma una sorta di male necessario, in assenza di correzione delle regole di cui si parla da molto tempo, come ha fatto notare su “La Voce.info” il professor Andrea Resti. 

La stessa Consob ha dedicato al tema un quaderno nel 2010 in cui suggeriva vari correttivi, tra cui quello di prevedere che all’esercizio dei diritti d’opzione faccia immediatamente seguito (con liquidazione entro pochi giorni) la consegna delle azioni di nuova emissione, senza dover attendere la fine del periodo d’offerta. I moderni sistemi di clearing e settlement rendono possibile la soluzione, che tra l’altro permetterebbe all’emittente di entrare subito in possesso dei mezzi finanziari freschi richiesti al mercato. Ma, nonostante i precedenti di Fonsai e Unpol (anno 2012) o quelli più remoti di Tiscali (2009) e Seat (2010), si sono ripetute le oscillazioni da brivido provocate dal ricorso ai contratti derivati, in primis le operazioni call. 

Stop alle polemiche, però. La forte crescita degli scambi sul titolo (ieri 43 milioni di pezzi, quasi il doppio della media) è la miglior conferma dell’interesse che il titolo riscuote tra gli investitori, non solo in un’ottica speculativa. A questo punto, anzi, si può azzardare che l’agguerrito e folto consorzio di garanzia dell’aumento capitanato da Ubs (con l’ausilio in cabina di regia di Citigroup, Goldman Sachs e Mediobanca) non dovrà intervenire o, comunque, avrà un ruolo assai limitato. Circostanza che ha già suscitato un feroce tweet di Davide Serra, ad di Algebris: “Mps paga 260 milioni, più del 5% del valore dell’aumento di capitale. In pratica ogni 100 euro di nuovo capitale, 5 passano alle banche. Nice”.

Non replicano Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, che ben si ricordano le condizioni drammatiche in cui è maturato il rinvio dell’operazione nel dicembre scorso e la corsa affannosa a recuperare i pezzi del consorzio. “Credo sia importante – si è limitato a commentare pochi giorni fa il presidente dell’istituto – ribadire il fatto che oggi c’è in corso un aumento di capitale che in fondo qualche mese fa molti ritenevano impossibile. Noi abbiamo sempre detto che ce l’avremmo fatta e credo che questa sia una soddisfazione grandissima per tutti i nostri dipendenti. Abbiamo migliaia di colleghi che ci hanno messo l’anima, che hanno fatto un lavoro eccezionale. Penso che siamo parecchio al di là della metà del guado e stiamo per risalire sulla riva con una grande voglia di far bene il nostro mestiere”.

A Siena, insomma, già si guarda al 28 giugno, ovvero il giorno dopo la fine del periodo di esercizio dei diritti di opzione, quando emergeranno i nuovi equilibri di un istituto. La mappa dell’azionariato, a quel momento, vedrà al primo posto il patto di sindacato al 9% composto dalla Fondazione Mps (2,5%) e dalla brasiliana Btg Pactual (2%) e dalla Fintech (4,5%) dell’argentino David Martinez. Un patto che potrebbe allargarsi ad altri partner come ha lasciato intendere Antonella Masi, presidente in uscita della Fondazione. 

“Noi ci siamo posti come polo aggregante – ha detto e ci auguriamo una crescita del patto. E’ uno degli obiettivi qualificanti che accompagnano la sua costruzione: il collegamento con Btg Pactual e Fintech impongono una interlocuzione internazionale, è un’occasione che deve essere colta, bisogna pensare in grande, non alla meno”. Con l’apporto di altri investitori internazionali, tipo Blackrock che dovrebbe mantenere, a fine aumento, una partecipazione superiore al 3%. E in attesa di celebrare la liberazione di luglio, quando Mps, con il ricavato dell’aumento, rimborserà i tre quarti dei 4,07 miliardi di Monti-bond, compresa la relativa cedola di circa 330 milioni.

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