Condividi

Mps ancora nella bufera a Piazza Affari

Dopo il -3,6% di ieri, oggi in apertura a Piazza Affari le azioni non riescono a fare prezzo, con un ribasso teorico del 9% – Il semestre in rosso di 353 milioni di euro affossa Mps nonostante il taglio dei costi e il piano industriale – Nel semestre, il margine di intermediazione è sceso del 4,7% a 1.843 milioni e il margine di interesse del 10,4%.

Mps ancora nella bufera a Piazza Affari

Il Palio del Monte Paschi è tutto fuorché al taglio del traguardo. La banca, che ha diffuso i conti ieri, ha chiuso il secondo trimestre con un rosso più alto delle attese, 178,9 milioni contro i 278 milioni di un anno fa e comunque più del doppio dei 71,5 milioni che si attendevano gli analisti. Si tratta del nono trimestre consecutivo di perdite. Un risultato che affossa così il semestre a un rosso di  353 milioni di euro, contro una stima del consensus a -279 milioni. Ieri il titolo Mps ha ceduto in Borsa il 3,62% a 1,144 euro. Oggi in apertura le azioni non riescono a fare prezzo, con un ribasso teorico del 9%. 

“La ristrutturazione dello stato patrimoniale è stata completata”, ha commentato l’ad Fabrizio Viola durante la presentazione dei conti agli analisti, rilevando che grazie all’aumento di capitale da 5 miliardi la banca è diventata “ora molto solida”. Ma ha ammesso: “Siamo impegnati e focalizzati sul fatto che il prossimo trimestre sarà guidato dalla ristrutturazione della profittabilità. Abbiamo un sacco da fare e il lavoro deve essere aumentato dopo le notizie che vengono dallo scenario macroeconomico”. La gelata del Pil italiano non ha per nulla aiutato. “Quando abbiamo fatto il piano – ha ammesso Viola  sempre nella lunga conference call con gli analisti – abbiamo pensato di essere stati conservativi. Sfortunatamente la realtà è peggiore come ci ha mostrato il dato sul Pil”. 

Nel semestre, il margine di intermediazione è sceso del 4,7% a 1.843 milioni e il margine di interesse del 10,4% a 972 milioni. Le commissioni sono salite del 6% a 871 milioni. Il risultato operativo n etto è risultato negativo per circa 605 milioni di euro (era negativo per 294,2 milioni di euro a fine giugno 2013).

A incidere sui risultati del gruppo sono stati gli interessi sui Monti bond, i 196 milioni d’interessi passivi riconosciuti al ministero dell’Economia per gli aiuti di Stato (si tratta comunque dell’ultimo esborso: a inizio luglio sono stati rimborsati 3 dei 4 miliardi sottoscritti dal Mef). Ma soprattutto le rettifiche su crediti richieste dalla Bce per via dell’Asset quality review, circa 255 milioni. Oltre agli accantonamenti effettuati su alcune posizioni di ammontare significativo, il comunicato della Banca rileva infatti che ha pesato anche la revisione delle stime di perdita per alcune posizioni classificate a sofferenza effettuato dalla banca nel periodo, anche ai fini dell’Asset quality review della Bce. 

Nel solo secondo trimestre si tratta di un incremento di circa 255 milioni (+53,5%), che ha portato le rettifiche su crediti deteriorati a fine semestre sopra il miliardo di euro, a  1,208 miliardi, con un incremento di circa 179 milioni di euro rispetto al primo semestre dell’esercizio precedente (+17,4%). In assenza dei risultati non ricorrenti va così sottolineato che il risultato “normalizzato” sarebbe in pareggio. Il Cfo Mingrone ha comunque ricordato alcuni dossier significativi che hanno richiesto accantonamenti, come Alitalia, Sorgenia e  Siena Calcio.

L’ad in conference call ha comunque rassicurato che post aumento di capitale la banca si trova in una “buona posizione soprattutto in vista dei risultati del comprehensive assessment della Bce che conosceremo a ottobre”. Il ratio patrimoniale Cet1 è al 13,5% e quindi, si legge nelle slide di presentazione dei conti della banca, sopra la media delle banche europee (10,9%)

Nel frattempo l’esposizione verso la Bce è stata ridotta a 18 miliardi di euro ad agosto, grazie al rimborso di 10 miliardi di euro di Ltro, e verrà completamente rimborsata entro il 2015.  Sul fronte dei nuovi Tltro varati da Draghi, ossia i finanziamenti a tassi agevolati ma questa volta legati all’erogazione di credito da parte degli istituti, Mps “può chiedere fino a 6 miliardi di euro”, ha spiegato Viola. L’importo che può essere richiesto è infatti per tutte le banche pari al 7% degli impieghi del singolo istituto.

Tuttavia di questi tempi non basta avere i soldi. Bisogna trovare i clienti. Se i vertici della banca hanno confermato l’interesse per i Tltro, hanno anche aggiunto in conference call che bisogna “essere in grado di trovare la clientela a cui prestare e quindi c’è il tema di come sarà lo scenario macroeconomico. Siamo quindi bisognerà vedere quanto l’opportunità dei Tltro potrà essere sfruttata”.

Tra gli aspetti positivi del lavoro di ristrutturazione della banca c’è il lavoro sui costi. L’istituto ha già raggiunto il target di riduzione dei costi previsto al 2017 e ha anticipato la chiusura di ulteriori 150 filiali alla prima parte del 2015 (si aggiungono alle 400 filiali del 2013). Già  definito l’accordo con i sindacati per 1.334 uscite. Nella prima mattina di ieri è arrivato a buon fine il confronto sindacale avviato dal mese di luglio (un tavolo sindacale ricomposto dopo un anno). 

La Banca ha sottoscritto con tutte le organizzazioni sindacali l’accordo sull’attivazione del fondo di solidarietà per l’anno 2014, con l’obiettivo della riduzione degli organici per 1334 unità. Che riguarderà i dipendenti di Banca Mps, Consum.it, Mps Capital Services Banca per le Imprese, e Mps Leasing & Factoring, appartenenti alle Aree Professionali  e Quadri Direttivi che matureranno il diritto ai trattamenti pensionistici successivamente a fine ottobre 2014 ed entro il 30 dicembre 2019.

Prosegue il de-risking del portafoglio Afs, con i titoli di Stato italiani che si sono attestati a circa 19,2 miliardi di euro rispetto ai 22,4 miliardi di euro di un anno fa. Mps ha poi ottenuto l’autorizzazione per il varo della banca online Widiva dal quarto trimestre dell’anno.

Commenta