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Motori, le pagelle del 2011: la nuova Panda è la star dell’anno

Dalla performance della Volkswagen ai veicoli elettrici della Renault, dal pieno rilancio della Fiat con il nuovo modello Panda ai successi della Pirelli in F.1: tutti i fiori all’occhiello di un anno difficile per il settore auto

Motori, le pagelle del 2011: la nuova Panda è la star dell’anno

Anno difficile, quello che si sta chiudendo per l’auto. Difficile non da ieri: ci avviamo a un 2012 che promette di essere il quinto anno di fila con il segno meno, su base europea, come ha stigmatizzato una settimana prima di Natale l’autorevole foglio economico francese Les Echos. Un’altra epoca, parlando la lingua delle quattro ruote, quella di cinque anni fa. Il 2006 si chiuse con un +3,4% di immatricolazioni, sempre su base continentale, rispetto all’anno precedente. Che aveva segnato un meno brillante -0,5 sull’anno prima. Ma il biennio 2003-2004 aveva chiuso i conti con il botto: +1,6% 2004 su 2003; e uno strepitoso +5,1% il 2003 sul 2002. Sembrava, insomma, che l’oggetto auto fosse avviato a iniziare il nuovo secolo sullo stesso abbrivio che l’aveva portato a essere il protagonista principe del Novecento. Un concetto, prima ancora che un oggetto, capace di cambiare in un colpo solo, e sempre in meglio, categorie quali libertà e qualità della vita della persona. Eppure, è bastata una crisi economica globale quale quella avviatasi nel 2007 e quindi esplosa negli anni successivi, per mettere il mondo auto in ginocchio. Ma anche in questo scenario tutt’altro che esaltante, il 2011 si chiude portando con sé (anche) alcune valutazioni positive. Voti alti, insomma: un poker in attivo, in una pagella generale che mostra quasi soltanto segni meno e colore rosso.

9 VOLKSWAGEN Come marchio, cioè come gruppo automobilistico. L’unico, fra i grandi che archivia l’anno con un segno più, e neanche modesto. E, soprattutto, senza il sostegno di una consociata, o di un marchio gemellato, da fuori Europa, come avviene ad esempio per Renault irrobustita (e molto) da Nissan. O anche da Opel con il supporto General Motors dagli Stati Uniti. No: tutta roba europea, quella firmata VW. Con un presidio ormai generalizzato nelle varie categorie che compongono l’universo auto: vetture piccole, medie, grandi, spider, sportive e ipersportive, segmenti con tutte le lettere dell’alfabeto. In sempre più di queste suddivisioni vetture VW o Audi, o Lamborghini, recitano ormai costantemente ruoli leader. E guardano fuori dall’Europa, segnatamente verso l’Oriente, imponendo la stessa tendenza vincente. Quella legata a stretto filo con la qualità.

8 RENAULT Di mobilità elettrica, il mondo delle quattro ruote non fa altro che parlare moltissimo, ma pochi provano in realtà a fare qualcosa di pratico. Anni dopo i primi prototipi di veicoli del tutto sganciati ai motori a combustione interna, quindi per forza inquinanti, siamo ancora ad arrovellarci su come realizzare batterie che durino sul serio, che costino cifre accettabili, che sia possibile smaltire in modo accettabile per l’ambiente. Poche le eccezioni, a questo che è sostanzialmente uno stallo. Fra queste, il gruppo Renault Nissan. Uscita da un 2011 molto difficile a livello di vendite, l’ex-Régie parla di un 2012 ancora all’insegna delle perdite di mercato. Difficoltà che non mancheranno di toccare anche l’elettrico. Eppure Renault insiste: la sua capacità industriale sforna già oggi 240mila vetture l’anno fra Twizy, Zoe, Kangoo e Fluence. Ma i propositi sono di essere pronti a raddoppiare questi numeri entro un anno o due. E soprattutto, ecco la Fluence: prima vettura vera, per la famiglia, non una piccola biposto, e soprattutto già disponibile nelle concessionarie. Il perzzo: 28mila Euro. Più poche decine di Euro al mese per assicurarsi le famigerate batterie al litio, la loro manutenzione ed eventuale sostituzione in caso di anomalie, malfunzionamenti e invecchiamento.

8 PIRELLI In parecchi (un po’ anche chi scrive) dubitavano sul fatto che il ritorno di Pirelli in Formula 1 potesse chiudersi con un successo. O almeno: non da subito. Troppo cambiate le F.1 rispetto a quando il marchio PZero uscì dai Gran Premi, nel 1991. Troppo facili da ricordare i problemi accusati a quei tempi dai pneumatici italiani alle alte accelerazioni laterali e ai super-valori di carico tipici delle F.1. E invece: successo è stato. Grande resa dei pneumatici per tutta la stagione, perfetta affidabilità: questi i valori del 2011 gommato Pirelli. Ma soprattutto: la scelta di realizzare gomme capaci di durare poco, quindi con l’obbligo di svariati pit-stop in gara, ci ha regalato Gran Premi nuovamente spettacolari. Non in modo banale: a vincere, è stato comunque chi meglio ha interpretato, fatto lavorare, gestito questi pneumatici nuovi e particolarissimi. Let’s dance è stato il claim pubblicitario di Pirelli a campionato appena iniziato. Per molti, un eresia: in F.1 bisogna stare incollati all’asfalto, mica danzare! Eppure ha funzionato, al di là anche della portata comunicazionale dello slogan. E per il 2012, con tanta esperienza accumulata, tutto dovrebbe essere ancora più bello.

10 PANDA La Panda fa simpatia: oggi come trent’anni fa. E quindi questo voto è in parte influenzato da questo valore, oltre che una innegabile lettura un po’ patriottica. Ma è indubbio che la Nuova Panda è proprio bella. Piccola ma grande. Economica ma ricca di tecnologia e povera di ricadute negative quali le emissioni. Nuova, nuovissima, non soltanto nel nome: il look semplice e un po’ arrotondato, gli interni moderni e frutto di materiali finalmente di livello, li vedi e non li dimentichi. La Fiat lo sa, e ci punta moltissimo. I milioni di Nuove Panda che Marchionne vuole produrre e vendere da qui ai prossimi 4 anni sono tanti e hanno un valore che va al di là dell’economico. Fare soldi con le auto piccole è difficile: la Fiat si è attrezzata per riuscirvi. A partire da uno stabilimento di Pomigliano totalmente rivoluzionato rispetto a quello, vera archeologia industriale, che produceva in perdita. E questo a prescindere dal comportamento del personale, che in questa direzione spingeva un bel po’. Oggi Pomigliano è un esempio per l’auto del futuro. E serve, servirà a impedire che Fiat continui la sua delocalizzazione selvaggia a livello produttivo, in cerca di equilibri costi-ricavi più efficienti di quelli consentiti dalle nostre parti.

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