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Morto Matteo Messina Denaro, l’ultimo boss di Cosa Nostra

Se ne è andato nella notte l’ultimo boss di Cosa Nostra. Malato da tempo di tumore al Colon, aveva rifiutato l’accanimento terapeutico. Venerdì l’ultimo incontro coi familiari poi il coma irreversibile. Niente funerale religioso ma funzione in segreto. Messina Denaro se ne va mantenendo il segreto sulla sua fortuna

Morto Matteo Messina Denaro, l’ultimo boss di Cosa Nostra

Il boss Matteo Messina Denaro, l’ultimo capo di Cosa Nostra, è morto all’ospedale dell’Aquila dopo una lunga agonia durata alcuni giorni. Da venerdì era entrato in coma irreversibile a causa di un’occlusione intestinale cronica.

Messina Denaro, 62 anni, aveva una grave forma di tumore al colon, diagnosticato mentre era ancora latitante alla fine del 2020. La sua malattia è stata determinante per la sua cattura, poiché ha attirato l’attenzione delle autorità e dei carabinieri del Ros insieme alla Procura di Palermo. “Voi mi avete preso per la mia malattia, senza non mi prendevate” aveva detto il boss appena catturato.

Dopo l’arresto, è stato sottoposto a chemioterapia presso il supercarcere dell’Aquila, dove aveva un’unità medica adiacente alla sua cella.

Messina Denaro era stato arrestato il 16 gennaio scorso, dopo essere sfuggito all’arresto per oltre 30 anni.

9 mesi di terapie e interventi

Il quadro clinico del boss era apparso critico sin dall’inizio. Una squadra di oncologi e infermieri presso l’ospedale abruzzese ha seguito costantemente il paziente. Nel corso dei 9 mesi di detenzione, il capomafia di Castelvetrano ha subito due interventi chirurgici a causa delle complicanze legate al cancro.

Dall’ultima non si è più ripreso, tanto che i medici hanno deciso di non rimandarlo in carcere, ma di curarlo in una stanza di massima sicurezza dell’ospedale, trattandolo con la terapia del dolore e poi sedandolo.

Niente accanimento terapeutico

Venerdì, seguendo le volontà espresse nel testamento biologico del boss, che aveva rifiutato l’accanimento terapeutico, è stata interrotta l’alimentazione e il boss è stato dichiarato in coma irreversibile. Negli ultimi giorni, la Direzione sanitaria della Asl dell’Aquila ha iniziato a pianificare le fasi successive alla morte del boss, tra cui la consegna della salma alla famiglia, che è rappresentata da Lorenza Guttadauro e Lorenza Alagna.

L’ultimo incontro con la famiglia

Prima di perdere conoscenza, il boss ha avuto un incontro con alcuni familiari e ha riconosciuto la figlia Lorenza Alagna, nata durante la sua latitanza e mai prima riconosciuta. La ragazza che aveva avuto il suo primo incontro con suo padre in carcere ad aprile, è stata presente al suo fianco insieme a una delle sorelle del capomafia e alla nipote Lorenza Guttadauro, la quale è anche l’avvocato difensore del boss, nei suoi ultimi giorni.

No a funerale religioso

Nelle ultime volontà, trovate in un pizzino durante le perquisizioni dei Ros, Messina Denaro scriveva di non volere una funzione religiosa poiché le riteneva condotte da individui peccaminosi e corrotti. “Rifiuto ogni celebrazione religiosa perché fatta di uomini immondi che vivono nell’odio e nel peccato. Se Dio esiste allora è certo che non mi ha scomunicato, proprio perché è Dio. Mi hanno scomunicato gli uomini che dicono di rappresentarlo. Dio perdona”.

Funzione religiosa comunque già declinata dall’episcopato siciliano che ha sempre negato questo rito ai mafiosi. Per motivi di ordine pubblico, la questura di Trapani ha pianificato una cerimonia di sepoltura rapida e discreta, probabilmente all’alba, nel cimitero di Castelvetrano. La cappella di famiglia è già pronta per accogliere la salma del boss, che riposerà accanto al padre Francesco, noto come “Don Ciccio” Messina Denaro, capomafia della provincia di Trapani alla fine degli anni ’80, morto di infarto durante la sua latitanza. La funzione probabilmente sarà registrata su video per scopi investigativi.

Matteo Messina Denaro se ne va lasciando ancora tante domande irrisolte. Sulla sua testa portava diverse condanne all’ergastolo, inflitte per almeno quattordici omicidi e le stragi. Tuttavia, fino alla fine, ha sostenuto di non aver mai fatto parte della mafia e di aver conosciuto la sua esistenza solo attraverso i giornali. L’unico suo obiettivo, diceva, era quello di accumulare denaro.

Il boss ha mantenuto il segreto sulla sua fortuna, rifiutandosi di rivelare dove avesse nascosto i suoi soldi, come li avesse investiti e tramite chi. Alla domanda del giudice, ha risposto: “Se ho qualcosa, non lo dico; sarebbe da stupidi.” Segreti, quindi, destinati ormai a rimanere tali.

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