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Morte Jobs: Elserino Piol, dirigente di Olivetti per oltre 40 anni, ricorda l’uomo e l’imprenditore

L’ex presidente di Olivetti Telemedia, figura di spicco dell’informazione tecnologica mondiale, aveva conosciuto di persona il fondatore di Apple: “Venne ad Ivrea a studiare il nostro design ed era un uomo comunicativo oltre che un acuto imprenditore”. E sulle sue creazioni: “Non sono semplici oggetti di tecnologia, ma veri e propri strumenti rivoluzionari”

Morte Jobs: Elserino Piol, dirigente di Olivetti per oltre 40 anni, ricorda l’uomo e l’imprenditore

Elserino Piol, ex dirigente Olivetti e figura di spicco dell’informazione tecnologica, ricorda ancora con piacere e interesse gli incontri con Steve Jobs, in particolare uno di questi. “Erano i primi anni 90 – racconta a Firstonline – e Steve Jobs venne a farci visita a Ivrea: era molto affascinato dall’attenzione che noi italiani davamo al design e all’immagine. Ricordo che ci rimase male quando gli dicemmo che l’architetto Pellini, che all’epoca disegnava i nostri modelli, si trovava a Milano: insistette per andare nel capoluogo lombardo e incontrarlo. Di quell’incontro ho conservato soprattutto un grande ricordo umano, di una persona appassionata e comunicativa”.

Proprio in quel periodo, infatti, all’inizio degli anni 90, Piol ebbe occasione di incontrare più volte un giovane e rampante Steve Jobs, appena uscito dalla Apple, azienda che aveva cofondato nel 1976, per dedicarsi alla costituzione di una nuova società, la NeXT Computers (che successivamente acquisirà anche la Pixar Animation Studios).

Elserino Mario Piol è nato in provincia di Belluno ed è stato per oltre 40 anni un punto di riferimento del mercato dell’informazione tecnologica italiana ed internazionale, e colonna portante di Olivetti, dove ha lavorato dal 1952 al 1996, ricoprendo diversi incarichi di prestigio, sia in Italia sia negli Stati Uniti. Dell’azienda di Ivrea è stato anche vicepresidente e presidente della divisione Olivetti Telemedia. A partire dagli anni 80, ha iniziato a gestire attività di venture capital, inizialmente per Olivetti, poi per 4C Ventures, Pino Venture Partners, e Kiwi di Madeira.

“Mentre qualche anno dopo – prosegue Piol – ho avuto prova della sua immensa capacità impenditoriale. All’epoca ero nella venture capital Power Computing, azienda distaccata di Olivetti, che era stata incaricata dalla Apple di produrre i famosi “Mac clones”, ossia i pc mac-compatibili”.

A Jobs però, che nel frattempo era tornato alla guida della “mela”, questa cosa non andava giù. “Infatti si oppose fermamente – ricorda Piol -, ma anzichè ingaggiare una lunga e sconveniente battaglia giudiziaria, diplomaticamente ci mise a disposizione un certo capitale per finanziare la chiusura della Power. In quella circostanza dimostrò tutta la sua capacità e intelligenza imprenditoriale“.

E il futuro di Apple, adesso orfana del suo padre? “Secondo me sarà ancora molto positivo, perchè Jobs ha lasciato un’impronta, un DNA vincente e innovativo, che non sarà perso negli anni, almeno a breve-medio termine. Nei prossimi 4-5 anni vedo ancora Apple leader del mercato, dopo sfido chiunque a fare una previsione. Il mondo sta cambiando, il mercato evolve continuamente. Chi può dire, per esempio, qual è il potenziale di Google dopo l’acquisto di Motorola?  Certo è che Apple è stata una grandissima azienda e continuerà ad esserlo”.

Il tratto distintivo del successo della società di Cupertino? “Il fatto che dietro ad ogni prodotto ci sia una visione di business. Un esempio su tutti: l’iPod. Di lettori digitali ne esistono tanti, se ne possono vendere di più o di meno, ma l’idea di iTunes è venuta solo a Jobs: un accordo di sistema con i fornitori per creare, oltre all’oggetto, anche la piattaforma. Altro esempio l’iPhone: non è il telefono in sè, che magari ha anche un bel design e notevole utilità. Ma vogliamo parlare del mercato delle applicazioni legate al melafonino? Il segreto della Apple è l’indotto che è capace di creare sui suoi prodotti”.

Ma torniamo all’uomo Steve Jobs: il suo celebre discorso del 2005 ai neolaureati di Stanford? “Straordinario, ma purtroppo seguito da pochi giovani, che difficilmente guardano con fiducia al futuro e hanno il coraggio di rischiare. Comunque giusto ricordarlo, proprio in questo momento di difficoltà per i ragazzi”.

E il futuro del mercato italiano? C’è qualche azienda che potrebbe diventare la nuova Olivetti? “Le dico la verità: nessuna. C’è qualche realtà interessante, ma troppo piccola. Non ci sono più grossi investimenti e neanche grandi intenzioni. La stessa Olivetti è diventata una divisione di Telecom Italia, che serve solo a garantire quella quota di mercato necessaria a far quadrare i conti. Non c’è innovazione, slancio, creatività”.

Qual è la sua esperienza con i prodotti Apple? Quali possiede? “Li possiedo tutti: Mac Book, Ipod, iPhone, Ipad. Sono tutti strumenti incredibili, che hanno cambiato le mie abitudini e quelle di tutti noi. Non ne saprei scegliere uno in particolare, è l’insieme che fa la differenza. Apple e Steve Jobs hanno fatto una rivoluzione culturale, che non va valutata sul singolo prodotto, ma sul concept di tutti i suoi gioielli, tutti rivoluzionari ed efficienti non solo come telefoni in sè o computer in sè, ma come strumenti di vita quotidiana”.

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