Condividi

Mondo del lavoro 2024, ecco le tendenze: diversità, intelligenza artificiale e flessibilità

Il mondo del lavoro nel 2024 si presenta con molte incognite, legate a un contesto macroeconomico e geopolitico ancora instabile. Sono attesi significativi cambiamenti nei luoghi di lavoro. Ecco alcuni trend che caratterizzeranno l’anno

Mondo del lavoro 2024, ecco le tendenze: diversità, intelligenza artificiale e flessibilità

Nel nuovo anno, il mondo del lavoro in Italia e a livello globale si presenta con molte incognite, legate a un contesto macroeconomico e geopolitico ancora instabile.

Nel 2024, sono attesi significativi cambiamenti nei luoghi di lavoro, con un focus su diversità, equità e inclusione (DE&I), l’impiego di dati e intelligenza artificiale generativa (AI), e una crescente necessità di flessibilità. Elementi che stanno modificando le priorità aziendali e delle risorse umane e guidano le decisioni di leadership.

Ecco alcuni trend che caratterizzeranno il mondo del lavoro nel corso dell’anno.

Inclusione e equità

L’importanza dei valori legati alla diversità, equità e inclusione (DEI) sta crescendo tra i lavoratori, influenzando la loro decisione di permanere in un’azienda.

Secondo i dati di “People at Work” dell’ADP® Research Institute, basati su oltre 32.000 lavoratori in 17 paesi (2.000 in Italia), le grandi imprese, soprattutto quelle con 500-1000 dipendenti, hanno mostrato progressi significativi nel ridurre il divario retributivo di genere.

In Italia, il 24% dei lavoratori ritiene che la parità salariale di genere sia migliorata negli ultimi tre anni, mentre il 27% percepisce un miglioramento nelle politiche DEI. Nonostante ciò, il 35% afferma di non aver partecipato a iniziative DEI interne, mentre il 33% ha seguito formazioni aziendali, e il 12,4% sostiene che la propria azienda ha effettuato una revisione demografica per identificare aree di miglioramento.

Equità salariale

La trasparenza retributiva emerge come strumento cruciale per migliorare l’equità salariale, con il Parlamento europeo che ha approvato una direttiva sulla trasparenza salariale per porre fine al “segreto retributivo”.

Le imprese dell’UE dovranno fornire informazioni sulle retribuzioni e intervenire se il divario di genere supera il 5%. In Italia, la legge 162/2021 ha introdotto la certificazione di genere, un attestato volontario per dimostrare la conformità ai principi di parità retributiva e condizioni di carriera.

Secondo i dati ADP, in Italia il 48% delle donne si sente ancora sottopagato. Nel 2023, il 44% dei dipendenti ha avuto un aumento medio del 5,5%, con gli uomini che riportano un aumento del 5,8% rispetto al 5,2% delle donne. Il 50% degli uomini e il 36% delle donne hanno ottenuto un aumento salariale.

La presenza dell’intelligenza artificiale

L’aumento dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa sta rendendo sempre più cruciali l’etica e la conformità per le aziende. È essenziale stabilire come i dati saranno utilizzati con questa tecnologia, chi ne farà uso e come conformarsi alle leggi e ai regolamenti pertinenti. Sono considerati anche i diritti e le responsabilità di accesso, i tipi di dati, nonché le politiche e i quadri etici relativi all’IA.

Alcune domande chiave includono: come preservare la privacy e la sicurezza dei dati? Quali sono i diritti dei dipendenti riguardo all’uso dei loro dati per addestrare modelli di intelligenza artificiale generativa? L’IA richiede fiducia, sta evolvendosi rapidamente e porterà trasformazioni imprevedibili.

Vi è ancora una notevole preoccupazione sull’argomento. Secondo ADP, il 13% dei lavoratori italiani ritiene che l’uso dell’IA diventerà la norma nei prossimi cinque anni, con una diminuzione delle attività manuali. Gli uomini mostrano una maggiore preoccupazione sull’IA (15%) rispetto alle donne (11%), e la fascia di età 18-24 anni è quella che si sente più minacciata (21,5%), mentre scende al 10% per gli over 45.

Per quanto riguarda i settori, i più insicuri sono quelli finanziario (19%), dei servizi professionali (18%), del manifatturiero (17%) e dell’IT e delle telecomunicazioni (17%). Seguono il settore immobiliare (15%) e i media e l’informazione (15%).

Flessibilità oraria e del luogo di lavoro

Il 39% della Generazione Z è insoddisfatto della flessibilità oraria offerta dal proprio datore di lavoro, mentre il 37% è insoddisfatto della flessibilità del luogo di lavoro. Al contrario, il 44% dei baby boomer è soddisfatto della flessibilità sia degli orari che del luogo di lavoro.

I leader delle risorse umane non dovrebbero ignorare l’insoddisfazione delle generazioni più giovani, poiché sono meno leali e molti potrebbero considerare la possibilità di cercare un nuovo lavoro se obbligati a lavorare in ufficio a tempo pieno.

Questo è attribuibile al fatto che le generazioni più giovani vedono la vita personale e lavorativa come strettamente intrecciate, rendendo la flessibilità un elemento cruciale per attirare nuovi talenti.

Carenza di manodopera

Secondo le stime di ADP ci sono attualmente 6,36 milioni di lavoratori disoccupati, ma le aziende faticano a colmare le posizioni aperte. Le sfide potrebbero derivare dalla mancanza di corrispondenza tra istruzione e esigenze aziendali, insieme alla crescente richiesta di competenze nelle nuove tecnologie. Per affrontare questa situazione, i datori di lavoro devono focalizzarsi sulla costruzione di competenze anziché cercare solo quelle preesistenti.

L’ADP Research Institute indica che le competenze manageriali e umane sono cruciali per il futuro del lavoro. Il 22% degli italiani intervistati prevede un aumento dei training e dei corsi di formazione nei prossimi 12 mesi, mentre il 62% ritiene di possedere le competenze necessarie per almeno i prossimi tre anni. Il 60% riconosce che le competenze future includeranno abilità tecnologiche non ancora considerate essenziali, e il 44% ritiene che il datore di lavoro stia investendo nelle competenze necessarie per la crescita professionale.

Negli prossimi 5 anni, le competenze più importanti saranno l’empatia (25%), le abilità manageriali (23%) e le lingue straniere (21%).

Il percorso professionale tradizionale si evolve

Le carriere odierne si differenziano dal passato. Un tempo il percorso di carriera tradizionale spesso prevedeva il conseguimento di una laurea, l’inserimento nel mondo del lavoro e il “salire la scala” in una o due organizzazioni. Oggi, invece, molti lavoratori stanno seguendo una rete di carriere che offre la scelta tra mobilità e stabilità. A causa dell’incremento dei costi dell’istruzione e di retribuzioni insufficienti nei ruoli entry-level, alcuni optano per campi che non richiedono laurea o iniziano a lavorare mentre sono ancora a scuola.

Il 35% degli italiani intervistati lamenta una mancanza di progresso di carriera, causando insoddisfazione, con il 20% alla ricerca attiva di un nuovo impiego nell’ultimo anno. Per il 21%, la carriera è l’aspetto più importante del mondo del lavoro.

La direzione HR svolge un ruolo cruciale nel mediare tra le parti, allineando necessità e aspirazioni per migliorare il morale e la fedeltà dei dipendenti in un contesto di continui e incerti cambiamenti. Affrontare questa sfida porterà a una forza lavoro più stabile, impegnata e produttiva.

Commenta