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Milano Fashion Week 2018 al via: i numeri e gli eventi della moda

Si apre a Milano la settimana della moda Made in Italy con 165 collezioni, 60 sfilate e decine di appuntamenti con i nomi più importanti del settore. Un report di Intesa Sanpaolo sul sistema moda italiano mette in luce i punti di forza del settore: 20 miliardi di attivo commerciale, meglio di Francia e Germania. Ecco il calendario e tutto quel che c’è da sapere

Milano Fashion Week 2018 al via: i numeri e gli eventi della moda

Tutto pronto per la Milano Fashion Week. Da oggi, 18 settembre, e fino al 24 settembre, l’Italia torna ad essere la capitale della moda mondiale. Una settimana in cui le più importanti case di moda del mondo si “daranno battaglia” a suon di sfilate presentando le collezioni per la stagione primavera/estate 2019.

La sei giorni che si apre oggi non sarà importante solo per i modaioli italiani, ma anche per l’economia del Paese. In base ad uno studio realizzato da Intesa Sanpaolo infatti, il sistema moda italiano -vale a dire l’insieme di tessile, abbigliamento e calzature – lo scorso anno ha generato un valore aggiunto pari a 24,2 miliardi di euro, praticamente l’ammontare di una finanziaria.

Milano Fashion Week: i numeri, una settimana da record

Saranno presentate 165 collezioni per un totale di 60 sfilate, 80 presentazioni e 44 eventi.

Due le grandi location che faranno da cornice alla settimana della moda milanese: la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale e lo Spazio Cavallerizze al Museo della Scienza e della Tecnologia.

Come da tradizione, non mancheranno le grandi firme: da Prada ad Armani, da Blumarine a Versace, Etro, Byblos e Philpp Plein. Per quanto riguarda gli “esordienti”, gli occhi saranno puntati su Tiziano Guardini, vincitore del premio Franca Sozzani al Green Carpet Fashion Awards Italia 2017, Agnona, Fila, Ultràchic e Chika Kisada.

Milano Fashion Week: il calendario

Le sfilate cominceranno il 19, giorno in cui alzeranno il velo sulle loro collezioni marchi del calibro di Byblos, Jil Sander, Alberta Ferretti e Moncler. Il 20 toccherà invece a Max Mara, Fendi, Prada, Moschino ed Emporio Armani.

Venerdì 21 settembre vedremo sfilare le modelle di Tod’s, Iceberg, Blumarine, Sportmax, Etro e Versace. Sabato 22 sarà il giorno di Salvatore Ferragamo, Roberto Cavalli, Ermanno Scervino e Missoni. Domenica 23 settembre sarà invece il giorno di Giorgio Armani, Laura Biagiotti, Fila e Francesca Liberatore. Infine lunedì 24 che sarà il giorno dedicato a tre giovani promesse della moda: Ultràchic, Chika Kisada e Atsushi Nakashima.

Per quanto riguarda gli eventi, tra quelli da non perdere figurano: Giovedì 20 all’interno del “Fashion Film Festival” si terrà la proiezione del documentario su Alexander Mc Queen; venerdì 21 ci sarà invece il New Opening Cocktail di Herno; sabato 22 verrà  inaugurata la mostra di Etro “Generation Paisley”.

La moda italiana in vetta al mondo

Parlare di moda in Italia significa concentrarsi su uno dei motori del made in Italy. Come detto, secondo un report del centro studi di Intesa Sanpaolo, il valore aggiunto dell’intero sistema ha superato lo scorso anno i 24 miliardi, mentre il saldo commerciale è positivo per quasi venti miliardi a fronte dei dati negativi che caratterizzano le altre nazioni: Regno Unito (-21 miliardi), Germania (-19 miliardi) e Francia (-13,9 miliardi).

Per capire di cosa stiamo parlando basta fornire due percentuali: il sistema rappresenta ormai il 10% del manifatturiero e occupa circa 500 mila addetti, ovvero il 15,5%degli addetti occupati complessivamente nella manifattura italiana.

Queste le cifre più interessanti dell’analisi fornita da Intesa Sanpaolo, secondo cui l’Italia vale oltre un terzo delle produzioni moda del vecchio continente. “I dati sono positivi in sé, ma ancora più buoni se confrontati con quelli degli altri Paesi europei – ha spiegato Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo –. Abbiamo un primato, quello del valore aggiunto generato dal sistema moda nell’Unione europea, pari al 33,9 per cento. Quasi tre volte quello del Regno Unito (12,2% del totale), più di tre volte quello della Germania e della Spagna (10,6% e 8,2%%). La Francia poi è quinta con il 7%: si tratta di gap quasi impossibili da colmare, proprio grazie alla struttura a distretti e alla specializzazione nell’alto di gamma”.

Non solo, guardando al futuro le prospettive di crescita del settore, per il 2018, sono quasi doppie rispetto a quelle del Pil Italiano: per l’anno in corso infatti, si prevede una per il 2018 si prevede una crescita dell’1,8% al fronte del +1% del Prodotto interno lordo.

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