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Meta (ex Facebook) sorprende Wall Street (+18%) e la febbre dei social network sale

La piattaforma di Zuckerberg vola dopo la presentazione dei conti e alimenta la febbre dei social network – Le sanzioni Ue anti-Putin pesano sull’euro – Si allarga lo spread

Meta (ex Facebook) sorprende Wall Street (+18%) e la febbre dei social network sale

La temuta frana non c’è stata. Erano in molti a scommettere che, dopo il flop di Netflix e la frenata di Alphabet, la trimestrale di Meta, l’ex Facebook, avrebbe confermato il declino dei social network. Ma i conti della società, pur in frenata nei ricavi, hanno rassicurato il mercato sul numero di utenti attivi: 1,96 miliardi, più di quanto previsto. Il dato, annunciato a borsa chiusa, ha permesso uno strappo di +18% per uno dei re dei social media. A dimostrazione che la partita per il controllo della nuova informazione scatenata da Elon Musk su Twitter, che di utenti attivi ne ha solo 217 milioni (ma sono quelli che contano), tocca un nervo sensibile del capitalismo, nonché della società americana: Anonymous ha fatto sapere che non userà più l’uccellino se il proprietario di Tesla (+0,6%) imporrà di uscire dall’anonimato.

Anche Microsoft e Visa danno una mano al Toro.

Grazie anche al contributo di altre trimestrali eccellenti, a partire da Microsoft e Visa, il mercato Usa ha recuperato in parte le perdite della vigilia: S&P +0,21%, quasi piatto il Nasdaq (-0,01%). Tanto è bastato a restituire un po’ di buonumore alle Borse del Vecchio Continente, concentrate sull’effetto economico più pericoloso della guerra: la chiusura dei rubinetti del gas da parte di Mosca, la prova del nove per la coesione della Ue. In questo contesto il calo dell’euro ai minimi sul dollaro da sei anni favorisce l’inflazione ma è anche l’unica medicina contro la recessione.

La Banca del Giappone promuove l’acquisto di bond

Il dollaro ai massimi dà una mano anche ai listini asiatici. Il Nikkei di Tokyo è in rialzo dell’1,3%, lo yen viaggia sui minimi degli ultimi vent’anni, con il cross a 129,6, dopo che la Banca centrale ha annunciato l’intenzione di comprare una quantità non determinata di bond a tasso prefissato, in ogni caso non superiore allo 0,25% per quanto riguarda la scadenza dieci anni.

In ripresa anche il tech cinese: Alibaba +3%

Migliorano anche i listini cinesi. Hang Seng di Hong Kong +1%: l’Hang Seng Tech, in rialzo dello 0,5%, è alla terza seduta consecutiva con il segno più. Alibaba +3%. Baidu +3%. CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen +0,5%.

Nella riunione di ieri, il Consiglio di Stato presieduto dal premier Li Keqiang avrebbe deciso di varare dei provvedimenti a favore dell’occupazione.

Il Treasury Note a dieci anni tratta stamane a 2,83%, da 2,76% di ieri.

In attesa delle sanzioni Ue il petrolio WTI vale poco sopra i cento dollari il barile, in calo dell’1,5%.

Oro a 1.876 dollari l’oncia, prezzi che non si vedevano da due mesi

L’euro ai minimi da 5 anni, “un cuscinetto contro la recessione”

Giornata all’insegna del gas per l’Europa. La decisione russa di tagliare le forniture a Polonia e Bulgaria, colpevoli di non pagare la bolletta in rubli, ha innescato la discesa dell’euro sotto quota 1,06, su un livello che non si vedeva da cinque anni. Per tutta risposta l’Europa potrebbe procedere con l’embargo di gas e petrolio: “La dipendenza della Germania dal gas russo è calata a una quota del 35%”, ha fatto notare il ministro dell’Economia Robert Habeck in conferenza stampa a Berlino.

L’euro debole favorisce l’aumento dell’inflazione e il calo della fiducia dei consumatori. Ma, nota Ben Laidler, global analyst di eToro, non tutto viene per nuocere: “L’euro debole – dice – funziona come un cuscinetto chiave per i crescenti rischi di recessione, insieme ai tassi d’interesse a zero e all’aumento della spesa pubblica. Un euro più debole aiuta a rendere più competitive le economie e le aziende orientate al mercato globale del continente e a compensare alcune delle crescenti pressioni economiche”.

Ma soffre il morale dei consumatori, crolla la fiducia in Germania

I venti di guerra si fanno però sentire nelle scelte dei consumatori dei Paesi dell’Unione.

In Francia, in coincidenza con la primavera elettorale, cala la fiducia dei consumatori in aprile a 88 punti, dai 90 del mese precedente e contro attese a 92.

Il clima non è molto diverso in Germania, dove l’Istituto GfK prevede per il mese di maggio che l’omonimo indice, espressione del sentiment dei consumatori, si attesterà a -26,5 punti, in calo di 10,8 punti rispetto al mese precedente. Le attese degli analisti avevano indicato un peggioramento più contenuto, a -16 punti.

Inoltre, il ministero dell’economia tedesco taglia le stime di crescita per il 2022 a 2,2% dal 3,6% dello scorso gennaio. Il ministero ritiene che l’economia si espanderà del 2,5% nel 2023, rispetto al 2,3% ipotizzato in precedenza.

Il governo vede inoltre l’inflazione a 6,1% nel 2022 e a 2,8% il prossimo anno, mentre i crescenti prezzi dell’energia sono alla base del balzo dei prezzi al consumo nel paese.

Fitch: difficile per Draghi resistere alle pressioni nel 2023

Non va meglio nel Bel Paese. Secondo Fitch, “le prospettive economiche dell’Italia sono peggiorate in modo significativo”. Per l’agenzia di rating sarà più difficile per il governo resistere a richieste di spesa con l’avvicinarsi delle elezioni nella prima metà del 2023, mentre aumenteranno le pressioni per aumentare i sussidi per il caro-energia.

Lo spread sale a quota 177, Bot in asta al massimo da 21 mesi

In attesa dell’asta a medio lungo di venerdì, quando proporrà fino a 8 miliardi di euro in titoli incluso un nuovo decennale, il Tesoro ha collocato ieri 5 miliardi di Bot semestrali con tassi in rialzo ai massimi da luglio 2020.

Attorno alle 17,00, la forbice tra i tassi Btp e Bund sul tratto a 10 anni si è attestata a 177 punti base, dopo aver toccato il livello più alto da luglio 2020 a quota 178, rispetto ai 175 in apertura e ai 173 di ieri.

Il tasso del Btp decennale è al 2,58%, dal 2,61% in avvio e dal 2,54% dell’ultima chiusura.

Borse europee con il segno più. Grazie agli Usa

Grazie al traino di Wall Street ed all’euro debole, le Borse del Vecchio Continente hanno chiuso con il segno più. Piazza Affari ha messo a segno un progresso dello 0,63%, a 23.830 punti base. Lo stesso copione va in scena a Parigi (+0,48%), Francoforte (+0,27%), Amsterdam (+0,11%), Madrid (+0,46%) e Londra (+0,53%). Più tonica Zurigo (+1,09%).

In rosso Deutsche Bank e Crédit Suisse

Tra le grandi società che hanno alzato il velo sui loro utili trimestrali oggi si segnalano colossi bancari come Deutsche Bank (-5,6%) e Credit Suisse (-2,64%), che chiudono entrambe in ribasso. La prima, nonostante un risultato migliore delle previsioni, afferma che il conflitto Russia-Ucraina potrebbe danneggiare i suoi guadagni annuali; la seconda mostra una perdita del periodo per 284 milioni e ha deciso un rimpasto nella governance.

Assemblea Generali, i Benetton votano la lista Caltagirone

Alla vigilia del grande confronto di domani all’assemblea Generali (+0,25%), Edizione Holding ha fatto sapere che voterà per la lista Caltagirone, in base al principio che “spetta agli azionisti proporre la composizione del Cda e non al Consiglio stesso”, come spiega a Reuter una fonte interna.

La società dei Benetton, che ha poco meno del 4% di Generali, intende svolgere dopo la conta dei voti “un ruolo da pacificatore”. Continua intanto il recupero di Mediobanca (+3,04%).

In evidenza Nexi, il miglior titolo è Saipem

Debole il resto del comparto finanziario. Giù i Big Intesa (-1%) e Unicredit (-0,5%). Si spegne l’attenzione su Mps (-1,4%). Poco mosso Banco Bpm (+0,4%), che ha ottenuto da Fitch il rating a lungo termine di ‘BBB-‘ con un outlook ‘stabile’.

Ben raccolta Nexi (+4,38%), spinta dai risultati trimestrali sopra le attese della rivale francese Worldline.

Nel comparto energia segna il passo Tenaris, alla vigilia dei risultati, mentre vola Saipem (+4,42%), miglior titolo di giornata. Le attese sui tassi pesano sulle utility: Enel -0,33% grazie a un forte recupero nel finale. JP Morgan ha deciso di tagliare il prezzo obiettivo a 9 euro da 9,20 euro precedente.

Tra gli industriali brilla Pirelli (+1,95%), in linea con i risultati positivi di Michelin. Rimbalzi anche per Ferrari e Moncler (+3,68%).

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