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Meloni si conferma filo-Draghi in economia ma Fini ne svela i punti deboli: antifascismo e compagni di partito

“Cosa aspetta la Meloni a pronunciare la parola antifascismo?” domanda l’ex leader di An, Gianfranco Fini – La ritrosia a fare fino in fondo i conti col passato e gli sbandamenti dei suoi compagni di partito e di governo sono il vero punto debole della premier che in politica economica segue saggiamente la politica di Draghi

Meloni si conferma filo-Draghi in economia ma Fini ne svela i punti deboli: antifascismo e compagni di partito

Con due ampie interviste nel fine settimana al Foglio e a Milano Finanza, la premier Giorgia Meloni ha spiegato con dovizia di particolari la sua politica economica – dal Pnrr al Superbonus e dalla riforma fiscale alla politica del lavoro e a tanto altro – confermando la sostanziale linea di continuità con il Governo Draghi, anche se con un paio di ambiguità di non poco conto che rendono meno credibile il rapporto dell’Italia con l’Europa. Le ambiguità si chiamano Mes e politica della concorrenza. Sul Mes prima o poi la Meloni arriverà a firmare la riforma che tutta Europa ha già avallato e che l’Italia, con i suoi veti, obbliga ai blocchi di partenza, ma adesso mena un po’ troppo il can per l’aia. E’ del tutto verosimile che la premier voglia usare il via libera al Mes come moneta di scambio per una semplificazione delle procedure sul Pnrr e per una riforma del Patto di stabilità meno punitiva per l’Italia, ma continuare a ripetere che firmerà il Mes solo se cambierà natura dopo che gli altri 26 partner europei l’hanno già firmato è poco credibile e offusca la reputazione del nostro Paese in Europa, già scalfita dai poco edificanti balletti sul rinvio delle gare per le concessioni balneari e per le licenze del commercio ambulante.

MELONI E LA POLITICA ECONOMICA: SEGUE LA LINEA DRAGHI MA PER IL PD E’ “SENZA BUSSOLA”

Sarà anche vero quello che dice il Presidente del Pd, Stefano Bonaccini, secondo cui la Meloni “non ha una bussola” e “vive alla giornata – “galleggia anziché governare” direbbe il padre della sociologia in Italia, Franco Ferrarotti – ma bisogna riconoscere che finora sulla politica economica e di bilancio il Governo di destra-centro non si è discostato molto dal Governo Draghi. La prova del nove è nel rapporto tra debito e crescita economica. “La riduzione del debito pubblico – spiega Meloni a Milano Finanza – rimane una priorità” ma “l’unica via per rendere sostenibile un debito elevato come il nostro è la crescita economica” mentre “le “politiche di austerità degli anni passati si sono rivelate inefficaci” come testimonia anche il cambio di linea della Commissione europea. Dunque: più crescita e niente austerità, esattamente come Draghi. Una politica del genere SuperMario l’ha fatta per davvero se si considera che nel biennio 2021-2022 il Pil italiano è cresciuto del 10%, come non succedeva dai tempi del miracolo economico, e ha superato sia la Francia che la Germania, mentre il rapporto tra debito e Pil è, dopo anni e anni, significativamente calato, malgrado la zavorra della pandemia e della guerra. Oltre alle intenzioni, la Meloni riuscirà a mantenere una linea di continuità anche nei fatti? Lo capiremo presto.

MELONI E IL SUO VERO PUNTO DEBOLE

Purtroppo per la premier il punto debole è un altro, anzi sono altri due. Il primo lo ha impietosamente svelato l’ex leader di An, Gianfranco Fini, che della Meloni fu maestro ed è amico, quando, intervistato da Lucia Annunziata “In mezz’ora in più”, ha lanciato un appello alla premier perché si decida a pronunciare chiaramente la parola “antifascismo“, anche “perché so che ne è convinta” e “non capisco la ritrosia a pronunciare questo aggettivo” che è nella Costituzione. Ma la ragione – ed è il vero punto debole della Meloni – è il folklorismo di molti suoi compagni di partito – La Russa e il cognato Lollobrigida in testa – che hanno fatto di tutto per guastare l’immagine della Meloni in Italia e in Europa. Il 25 aprile la premier sarà regolarmente all’Altare della Patria a Roma con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per onorare la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ma che dire delle ripetute sortite fascisteggianti del Presidente del Senato Ignazio La Russa? Quand’era ministro della Difesa, La Russa disse che il 25 aprile avrebbe onorato i caduti della Repubblica fascista di Salò e quest’anno, per dribblare le celebrazioni antifasciste, andrà a Praga per onorare il martire dei carri armati russi del ’68, Jan Palach. Quanto al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida si può immaginare come le sue indecorose parole sulla “sostituzione etnica” abbiano fatto infuriare la cognata premier. E infatti è toccato ancora una volta a Gianfranco Fini definirle come “una colossale sciocchezza che non sta né in cielo né in terra”.

La Meloni, bisogna ammetterlo, è molto più brava del previsto, un tipo tosto, che studia i dossier e che si sforza di affrontare i mille problemi di ogni giorno con pragmatismo, ma, purtroppo per lei, con i compagni di partito e di governo che si ritrova i guai sono sempre dietro l’angolo. Lo scrittore spagnolo Gracian y Morales sosteneva che “ciascuno mostra quello che è dagli amici che ha”. Di molti amici la Meloni ne farebbe sicuramente a meno.

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